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Orgoglio cinese: inaugurato il ponte più lungo del mondo

Pechino - Il ponte Hong Kong-Zhuhai-Macao è operativo: «Annuncio che è ufficialmente aperto», ha scandito in mattinata il presidente cinese Xi Jinping nella cerimonia inaugurale tenuta a Zhuhai, città dell’operoso e ricco Guangdong, il cuore del miracolo economico del Dragone.

È il più lungo al mondo sul mare con i suoi 55 chilometri e collega le due ex colonie di Hong Kong e Macao, e Zhuhai in meno di un’ora di auto contro le 4 necessarie soltanto fino a ieri. Da qualsiasi prospettiva la si veda, la struttura si presta a una lettura molteplice e dà ulteriori dettagli sulle ambizioni e le strategie cinesi: è di sicuro un capolavoro di ingegneria avanzata tra isole artificiali e un tunnel sottomarino di quasi 7 chilometri; è un ulteriore laccio di intorno al collo delle due ex colonie che godranno ancora per 30 anni circa dello status di regioni amministrative speciali; è soprattutto un altro tassello della «Greater Bay Area», l’ambizioso piano che, puntando su innovazione hi-tech e finanziaria, punta a creare un hub leader mondiale in grado di generare 4.600 miliardi di dollari di Pil entro il 2030, ben oltre quello prodotto dall’intera Germania.

Nove anni di lavori, due in più sulla originaria tabella di marcia a causa di scandali, incidenti e ostacoli tecnici da superare e budget lievitato oltre i 20 miliardi di dollari, sono serviti per realizzare un ponte capace di durare 120 anni, di resistere a un sisma di magnitudo 8, a tifoni con venti fino a 340 chilometri/ora e all’impatto con una pesante portacontainer. Hong Kong, che ha contribuito con un «assegno» superiore ai 15 miliardi di dollari, sarà sempre «più vicina» alla terraferma. In molti nell’ex colonia britannica e a Macao vedono nel ponte un’altra mossa di Pechino verso la normalizzazione: allo stato vale la regola «un Paese, due (anzi tre) sistemi».

Sono diverse le valute, le dogane e le strutture amministrative e legali destinate a resistere, rispettivamente, almeno fino al 2047 e al 2049, in base agli accordi stipulati con Londra e Lisbona per la restituzione dei territori a Pechino. I dubbi aumentano se si considera che lo scorso mese, in aggiunta ai vari collegamenti già esistenti, si è aggiunta la linea ad alta velocità tra Hong Kong e la Cina, in particolare Shenzhen e Guangzhou. Il ponte sul Delta del Fiume delle Perle è quindi un passo strategico per la Greater Bay Area: una grande area economica e finanziaria integrata, della logistica e di sviluppo tecnologico tra Hong Kong, Macao e la saldatura con 9 città del Guangdong. Una macro regione di 68 milioni di persone che, trasformando la «fabbrica del mondo» nel modello di sviluppo economico cinese, finisca per sfilare il primato alla Silicon Valley di San Francisco o alle città avanzate come New York e Tokyo.

I vicepremier Han Zheng e Liu He hanno accompagnato Xi nella inaugurazione tenuta a Zhuhai per tenere un’apparente distanza dalle ex colonie. Nel suo intervento Han ha lanciato messaggi chiari: l’opera «faciliterà gli scambi tra le popolazioni dei tre posti, lo sviluppo economico e commerciale, rilancerà la competitività della regione del Delta del Fiume delle Perle e aiuterà a integrare Hong Kong e Macao al Paese».

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