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Nella giornata del 14 marzo 2023, si è riunito in seduta plenaria a Strasburgo, il Parlamento Europeo: approvata la revisione della Direttiva Case Green o EPBD (Energy Performance of Buildings Directive) che punterà ad aumentare gli interventi di ristrutturazione degli edifici, finalizzati al loro efficientamento energetico. La normativa punta a favorire una riduzione dell'impatto ambientale delle costruzioni sia per gli edifici di nuova fattura che per quelli già esistenti, riducendo l'inquinamento e garantendo un risparmio anche per le bollette energetiche

Secondo quanto stabilito, gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a zero emissioni a partire dal 2028; le nuove costruzioni dovranno dotarsi di tecnologie solari entro il medesimo termine prefissato. Anticipato il termine al 2026 per raggiungere le zero emissioni per gli immobili occupati, gestiti o di proprietà delle pubbliche autorità.

Nonostante l'apprensione data dalle scadenze giudicate da alcuni come troppo ravvicinate, l'obiettivo è avviare un processo graduale di efficientamento energetico che dia priorità al 15% degli edifici che vengono classificati come più energivori. In Italia, gli edifici di classe più bassa, ossia di classe energetica G, equivalgono a 1,8 milioni di edifici residenziali, su un totale di 12 milioni secondo l'Istat. Proprio la tipologia di edifici residenziali, dovrà adeguarsi alla deadline approvata e tali edifici dovranno adeguarsi alla classe energetica E entro il 2030, fino a raggiungere la classe energetica D entro il 2033. Per gli edifici pubblici invece, il raggiungimento della classe energetica E è fissata al 2027; mentre il termine per raggiungere la classe energetica D è fissato al 2030.

Gli interventi di adeguamento e di efficientamento energetico, come lavori per l'isolamento termico o il rinnovo di impianti di riscaldamento, dovranno avvenire secondo la direttiva, nel momento in cui un nuovo inquilino prenderà possesso dell'abitazione o al momento della vendita della stessa o in caso di ristrutturazione dell'immobile.

A livello europeo, gli edifici che dovranno adeguare la propria classe energetica da G a F sono circa 30 milioni. Sono stati annunciati investimenti per 150 miliardi di euro per finanziare l'attuazione delle norme minime di prestazione energetica fino al 2030.

La Direttiva ha quindi posto degli obiettivi con relative scadenze. Saranno però i singoli Paesi membri dell'Unione Euopea ad attuare piani che permettano al singolo Paese di raggiungere tali obiettivi entro i limiti temporali. Viene specificato però che andranno ad essere concesse delle deroghe alla normativa: ogni Paese potrà "esonerare" dalle direttive europee circa il 22% del totale del proprio patrimonio immobiliare. In questa percentuale rientreranno monumenti, edifici sotto tutela per il loro valore storico e/o architettonico, chiese e luoghi di culto, edifici adibiti a case vacanze e abitate meno di 4 mesi l'anno. Un'altra deroga alla Direttiva potrebbe essere concessa per gli edifici che rientrino nell'edilizia sociale pubblica, dove interventi di adeguamento energetico comporterebbero l'aumento degli affitti a scapito del risparmio economico in bolletta.

Il parere di ANCE (Associazione Nazionale Costruzioni Edili) non sembra essere troppo ottimistico: gli obiettivi e le scadenze imposte, non sarebbero raggiungibili in Italia. Secondo le stime occorrerebbero 630 anni per raggiungere l'adeguamento alla classe E per tutte le abitazioni e fino a 3.800 anni per l'adeguamento alla classe energetica D. Secondo le stime di ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile), sarebbero attualmente 11 milioni, circa il 74% delle case italiane, ad avere una classe energetica inferiore alla D.

Anche il Ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, commenta la Direttiva: "Ѐ insoddisfacente per l'Italia. Anche nel Trilogo come fatto fino ad oggi, continueremo a batterci a difesa dell'interesse nazionale. Non mettiamo in discussione gli obiettivi ambientali di decarbonizzazione e di riqualificazione del patrimonio edilizio, che restano fondamentali. Manca però il questo testo una seria presa in considerazione del contesto italiano, diverso da quello di altri Paesi europei per questioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una radicata visione della casa come 'bene rifugio' delle famiglie italiane".

Si attende il completamento dell'iter legislativo europeo: la proposta sulle case green dovrà essere approvata dal Consiglio e dal Parlamento. Il Consiglio presenterà una proposta modificata e la negozierà con il Parlamento, nel Trilogo. Successivamente, il testo dovrà tornare in Plenaria per il voto definitivo.