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La questione 'cessione del credito' ha animato il mondo dell'edilizia libera nelle ultime settimane. La discussione ha infatti portato a proporre delle nuove soluzioni su come ripristinare la cessione del credito per i lavori che sono classificabili come di edilizia libera e che sono stati già avviati.

Lo scorso 16 febbraio, il decreto numero 11, ha bloccato cessione del credito e sconto in fattura per tutti gli interventi per cui non fosse stata presentata la CILA (Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata) o la CILAS (Certificazione Inizio Lavori Asseverata Superbonus) entro lo scorso 17 febbraio. Ma tale blocco, interessa anche i lavori di edilizia libera, quelli cioè che non necessitano della CILA.
Ci si chiede per questo motivo se i lavori di edilizia libera, avviati prima del 17 febbraio 2023, potranno continuare ad usufruire della cessione del credito o dello sconto in fattura. Per il momento solo i lavori che necessitano di CILA o CILAS, rigorosamente presentate entro la data di entrata in vigore del Decreto Legge numero 11, possono continuare ad utilizzare le opzioni in alternativa alla detrazione fiscale.

Si era già proposta una misura che rendesse possibili gli interventi di edilizia libera, con le opzioni di cessione del credito mantenute grazie all'articolo 121 del decreto Rilancio. Il decreto consentirebbe quindi di inglobare lavori come la sostituzione di pavimenti interni ed esterni, interventi su intonaco e su grondaie (esempi di interventi che non necessitano di presentare la CILA) nella richiesta per la cessione del credito.

Ci si prospetta di inserire la modifica nel testo della legge di conversione del decreto 11/2023, intervento anticipato già dal deputato De Bertoldi e poi confermato dal Ministro dell'Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, durante il convegno sui bonus edilizi tenutosi il 15 marzo. Sarà necessario provare l'inizio dei lavori a data antecedente al 17 febbraio mediante bonifico di acconto o tramite autocertificazione. Per avere ufficialità, bisognerà attendere prima l'approvazione dell'emendamento alla Commissione Finanze e poi la conclusione dell'iter parlamentare della legge di conversione, che prevede una scadenza entro 60 giorni a partire dalla data in cui il testo viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Si attendono conferme in merito a questa possibilità; ma, lo stesso Ministro dell'Economia e delle Finanze Giorgetti fa ben sperare, dichiarando: "Pensiamo che possano essere utili alcune norme di natura interpretativa, finalizzate a eliminare incertezze applicative e deflazionare il futuro contenzioso, che sono state proposte dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili".