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Equo compenso: approvato il ddl dal Senato

La Commissione Giustizia del Senato ha approvato il disegno di legge sull'equo compenso. In contemporanea, il Governo ha fornito parere positivo a 4 ordini del giorno che comprendono la richiesta di eliminazione delle sanzioni per i professionisti che in fase contrattuale non stabiliscono un equo compenso per le loro prestazioni professionali.

Il ddl sull'equo compenso delle prestazioni professionali era già stato approvato dalla Camera. In data 14 marzo 2023, il Senato ha anch'esso approvato il disegno di legge respingendo tutti gli emendamenti, fatta eccezione per la modifica introdotta per l'art.7, dove erroneamente era rimasto un riferimento all'art.702-bis del codice di procedura civile, che fino al 28 febbraio 2023, disciplinava il rito semplificato, successivamente sostituito dagli articoli 281-decies e seguenti, alla luce dell'entrata in vigore della Riforma Cartabria. Nel testo sono stati introdotti elementi che andranno a coordinarsi con la riforma Cartabria, al fine di snellire e velocizzare i processi giudiziari.

Il disegno di legge interviene sulla disciplina in materia di equo compenso delle prestazioni svolte da professionisti nei confronti di particolari categorie di imprese, al fine di tutelare il professionista. Vengono riproposti gli stessi contenuti del precedente ddl "Meloni - Morrone - Mandelli", duramente criticato dai professionisti in passato e successivamente accantonato a fine della precedente legislatura. 

Nonostante un'assenza di nuovi contenuti e il permanere di voci di dissenso tra i professionisti, il Governo attraverso una mediazione con questi ultimi, ha raggiunto un compromesso: approvare nell'immediato il ddl e successivamente apportare modifiche attraverso altre norme, che lo migliorino. Questo si rende necessario per evitare di prolungare ulteriormente l'iter legislativo, che preoccupa il Governo, data la stretta connessione della norma ai piani del PNRR e al loro avvio; e anche per le pressioni provenienti da quei professionisti che sono interessati dalla norma, sia iscritti ad un Ordine che ad un collegio professionale, come ad esempio architetti, ingegneri, avvocati e commercialisti.

Il testo approvato al Senato, va a definire l'equo compenso stesso: il compenso equo deve rispettare i parametri ministeriali, in relazione alla disciplina vigente. Il compenso deve essere ampliato sia per i professionisti interessati sia per la committenza, che viene estesa a tutte quelle imprese che dispongono di più di 50 dipendenti o hanno un fatturato che supera i 10 milioni di euro. Tale disciplina sull'equo compenso è applicabile anche alle prestazioni che il professionista rende nei confronti della pubblica amministrazione e delle società a partecipazione pubblica.

Il disegno di legge prevede:

-una disciplina sulla nullità delle clausole che prevedono un compenso fuori parametro per il professionista, insieme a clausole che si riferiscono a squilibri presenti nei rapporti fra professionisti e imprese, rimettendo al giudice l'incarico di ridefinire il compenso iniquo e all'eventuale condanna dell'impresa a versare un indennizzo a favore del professionista; 

-gli ordini e i collegi professionali devono dotarsi di disposizioni deontologiche che sanzionino il professionista che violi le disposizioni sull'equo compenso;

-le imprese committenti possono utilizzare modelli standardizzati di convenzione, concordati con le rappresentanze professionali, presumendo che i compensi ivi individuati siano equi fino a prova contraria;

-il parere di congruità del compenso emesso dall'Ordine o dal collegio professionale otterrà valore di titolo esecutivo;

-viene definita la decorrenza dei termini di prescrizione delle azioni relative al diritto al compenso e alla responsabilità professionale.

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