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Equo compenso, i professionisti serrano le fila: "Senza tariffe, hanno perso i giovani"

Una manifestazione e un nuovo soggetto per rappresentare le categorie. Ribaltato il presupposto Antitrust secondo il quale si restringerebbe il mercato a discapito dei più giovani

Una manifestazione per difendere il diritto all'equo compenso, inserito del decreto fiscale ma bocciato da un parere (non vincolante) dell'Antitrust. L'occasone per battezzare, al teatro Brancaccio di Roma, un nuovo soggetto per aggregare Ordini, Casse previdenziali ed associazioni di lavoratori autonomi: si chiama "Alleanza professionisti per l'Italia", iniziativa voluta dai vertici del Comitato unitario delle professioni (Cup) e della Rete delle professioni tecniche (Rtp), Marina Calderone ed Armando Zambrano.

I professionisti italiani fanno quadrato per assicurarsi che il principio dell'equo compenso passi indenne all'esame parlamentare, dove il decreto che lo contiene è blindato dalla fiducia. Le professioni italiane, si legge nel manifesto, "rappresentano una risorsa strategica per il Paese, in termini di tutela dei diritti dei cittadini, cultura, competenze, garanzie di legalità" e la platea di coloro che sono riuniti in Ordini e Collegi è di "2,3 milioni" di persone. I servizi forniti dai non dipendenti, inoltre, "producono l'11% del Prodotto interno lordo".

All'evento romano, oltre ai numeri uno di decine di Ordini e di diverse associazioni di categoria, hanno preso parte (con interventi video, o salendo sul palco del teatro di via Merulana) i presidenti di alcuni Enti previdenziali ed una serie di parlamentari di diverse formazioni politiche (dal senatore Maurizio Sacconi di Epi alla deputata di Si Serena Pellegrino, dalla deputata del Pd Chiara Gribaudo al deputato del M5s Davide Crippa, solo per citarne alcuni), esprimendosi sulla battaglia condotta dai professionisti per arrivare alla determinazione di un equo compenso, ad oltre dieci anni dall'abolizione delle tariffe professionali, decisa attraverso le Liberalizzazioni dell'allora ministro per lo Sviluppo economico Pierluigi Bersani.

Tra i numeri portati a sostegno dell'esigenza di un equo compenso, mentre la cronaca segnala sempre più casi di bandi pubblici per consulenze professionali al costo simbolico di 1 euro, quelli degli Ingegneri su chi abbia pagato di più il costo delle "lenzuolate" bersaniane. "A dispetto di quanto affermato dall'Antitrust a subire la maggiore penalizzazione sono stati i giovani e le donne. I giovani dai 25 ai 30 anni hanno perso l'8,4% del loro reddito professionale medio, quelli dai 30 ai 35 il 14,9%, quelli dai 35 ai 40 il 19,4%. Quanto alle professioniste hanno lasciato sul terreno il 9,5%. Fatto 100 il reddito dei professionisti dai 55 ai 60 anni, nel 2015 hanno accresciuto la loro quota di reddito solo quelli della fascia immediatamente precedente (dai 50 ai 55) che hanno raggiunto il 93,9% del reddito dei più anziani (+2,6%). I professionisti dai 35 ai 40 si attestano sul 47,7% (-4,8%) e quelli dai 30 ai 35 sul 34,4% del reddito dei colleghi più anziani (-1,5%). In sostanza, i professionisti dai 50 anni in su hanno guadagnato reddito. Tutti quelli più giovani guadagnano meno rispetto al 2007".

Il tutto in un contesto difficile per il reddito dei professionisti. Il Centro studi Cni scandisce: "Si dice che la politica delle 'lenzuolate' abbia contribuito ad incrementare il reddito dei professionisti. Indicativo il caso degli avvocati passati da 7,1 miliardi di euro nel 2007 a 8,41 miliardi nel 2015. Peccato, però, che nel frattempo il numero complessivo dei professionisti sia notevolmente cresciuto, di gran lunga più del monte dei redditi: da 1,28 a 1,48 milioni. Di conseguenza, il reddito medio dei professionisti italiani nel 2015 è sceso a 33.954 euro procapite: con una perdita secca dell'8,6% rispetto al 2007".

fonte: repubblica.it

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