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Danni durante i lavori di ristrutturazione: quando spetta un risarcimento? Il chiarimento del Tribunale di Roma

La convivenza tra vicini di casa può essere messa a dura prova, soprattutto quando entrano in gioco interventi di ristrutturazione che possono causare danni agli immobili adiacenti. Ma quando e a quali condizioni si ha diritto a un risarcimento? Il Tribunale di Roma, con la sentenza n. 9702/2025, offre un’importante chiave interpretativa sulla responsabilità per danni da lavori edilizi.

Il caso: crepe e vibrazioni sospette
Il caso ha avuto origine dalla denuncia di un proprietario di appartamento che ha segnalato danni al proprio immobile, consistenti in crepe sui muri, rottura di soglie in marmo e schizzi di vernice. Secondo il denunciante, i danni sarebbero stati causati sia dai lavori di rifacimento della facciata condominiale, iniziati nel novembre 2018, sia dalla ristrutturazione dell’appartamento sovrastante, dove erano state aperte nuove finestre e trasformata una soffitta in zona abitabile.
Il proprietario dell’immobile danneggiato ha richiesto un risarcimento complessivo di 9.800 euro, chiamando in causa sia il condominio sia il vicino del piano superiore.

Accertamenti tecnici e testimonianze
Il Tribunale ha disposto una consulenza tecnica d’ufficio (CTU) e raccolto testimonianze, le quali hanno evidenziato come i lavori al piano superiore avessero provocato “scosse continue” e vibrazioni responsabili delle lesioni all’immobile sottostante. Nessun elemento concreto, invece, è emerso a sostegno di un nesso causale tra i danni e i lavori di rifacimento della facciata condominiale.

La decisione del Tribunale: chi paga e perché
Alla luce delle indagini tecniche, il giudice ha accolto parzialmente la domanda, condannando il proprietario dell’appartamento sovrastante al pagamento di un risarcimento di 3.200 euro, oltre a rivalutazione e interessi. Nessuna responsabilità è stata invece attribuita al condominio o all’impresa edile coinvolta nei lavori sulla facciata.

Il principio giuridico: serve il nesso causale
La sentenza ribadisce un principio fondamentale del diritto civile, sancito dall’articolo 2043 del Codice Civile: chi cagiona un danno ingiusto a terzi è tenuto al risarcimento, ma solo se è dimostrabile un nesso causale diretto tra l’azione (in questo caso i lavori) e il danno subito.
Pertanto, in caso di danni da ristrutturazione, l’onere della prova ricade su chi lamenta il danno. Sarà necessario dimostrare che vi sia una correlazione diretta tra le attività edilizie e le lesioni riscontrate. In assenza di tale prova, nessun risarcimento potrà essere riconosciuto.

La sentenza del Tribunale di Roma rappresenta un punto fermo per la giurisprudenza in materia di responsabilità per danni da lavori edili. Sottolinea l’importanza della prova tecnica e testimoniale e chiarisce che non basta subire un danno per ottenere un risarcimento: è fondamentale dimostrarne con precisione la causa.
Una guida utile per chi si trovi coinvolto in situazioni analoghe e una lezione di prudenza per chi decide di avviare ristrutturazioni in contesti abitativi condivisi.

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