In data 21 dicembre 2020, la Regione Puglia ha approvato, con la legge regionale di bilancio per il 2021 (LR 35/2020), la proroga delle misure fino al 31 dicembre 2021.
Con la proroga di un anno sarà possibile realizzare interventi di ricostruzione, ampliamento e demolizione sugli edifici esistenti come previsto nella normativa.
Obiettivo della Regione è risollevare il comparto dell’ediliza, colpito dalla crisi dovuta all’emergenza sanitaria, ma anche incentivare l’investimento dei privati per la ristrutturazione e la riqualificazione delle proprie abitazioni.
“È il bilancio attraverso il quale attraverseremo la grande crisi causata dalla pandemia, sperando di lasciarcela alle spalle, mantenendo fermi tutti i servizi pubblici, senza incrementare il carico fiscale, anzi alleggerendolo per le famiglie numerose e per alcune categorie di operatori economici” questo è quanto dichiarato dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.
Cosa quindi prevede il Piano Casa Puglia?
I cittadini residenti nella Regione Puglia potranno quindi, per tutto il 2021, riqualificare un edificio dal punto di vista dell’efficienza energetica, effettuare interventi di riqualificazione edile e architettonica, ma anche aumentare la volumetria degli edifici. In particolare:
- gli interventi di ampliamento volumetrico e sostituzione edilizia con premio di cubatura possono essere realizzati sugli edifici esistenti al 1° agosto 2020;
- gli ampliamenti consentiti partono dal 20%, riconosciuto in caso di semplice ampliamento, fino al 45% in presenza di un programma integrato di rigenerazione urbana;
- gli interventi saranno agevolati dalla semplificazione delle procedure e il ricorso generalizzato alla Scia o, in alternativa, al permesso di costruire;
- i lavori di ampliamento, demolizione e ricostruzione, riqualificazione con delocalizzazione possono riguardare sia gli edifici residenziali sia quelli a destinazione diversa;
- il direttore dei lavori o un altro professionista abilitato deve certificare la corrispondenza dell’intervento di riqualificazione alle regole del Piano Casa, attraverso la comunicazione di ultimazione dei lavori, altrimenti non sarà possibile riconoscere la certificazione dell’agibilità dell’edificio.
Dove non interviene il Piano Casa?
- nei centri storici classificati come zone “A” a meno che gli strumenti urbanistici o gli atti di governo comunali non lo consentano espressamente;
- sugli immobili definiti di valore storico, culturale e architettonico, vincolati ai sensi del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, a meno che gli interventi non rientrino in quelli indicati dall’Allegato 1 del Dpr 139/2010, recante il procedimento semplificato di autorizzazione paesaggistica per gli interventi di lieve entità;
- nelle zone in cui lo strumento urbanistico generale consenta soltanto la realizzazione di interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, restauro e risanamento conservativo o subordini gli interventi di ristrutturazione edilizia all’approvazione di uno strumento urbanistico esecutivo;
- sugli immobili situati in area sottoposta a vincolo paesaggistico;
- negli ambiti territoriali classificati A, di valore eccezionale, e B, di valore rilevante, ai sensi del PUTT/P;
- nei siti della Rete Natura 2000 di importanza comunitaria (SIC) e nelle zone di protezione speciale (ZPS) salvo che le misure di salvaguardia o gli strumenti di pianificazione consentano interventi edilizi;
- nelle oasi e nelle zone umide;
- negli ambiti dichiarati ad alta pericolosità idraulica e geomorfologica a meno che, col permesso dell’Autorità di Bacino, non siano possibili interventi di mitigazione del rischio.
Queste indicazioni sono a livello generale ma ogni Comune può deliberare ulteriori limiti ed esclusioni.
In conclusione, secondo il Presidente della Commissione regionale Bilancio e Programmazione Fabiano Amati “la proroga del Piano casa rappresenta la conferma delle politiche fondate sull’eco-edilizia, in quanto solo così si evita di consumare suolo” e aggiunge che nel corso dell’anno monitorerà i dati di applicazione e l'utilizzo dello strumento in modo da pensare a miglioramenti nell'ambito del risparmio energetico e dell'edilizia esistente.
A cura di Geom. Lucia Coviello - Edilsocialnetwork
Il Consiglio di Stato ha chiarito che appare erroneo attribuire un valore esclusivo ed autonomo alla realizzazione di una piscina e al suo collocamento all'interno di un compendio, quando l’impatto del manufatto deve essere considerato nel contesto complessivo delle opere autorizzate dal permesso di costruire.
FATTISPECIE
Nel caso di specie, il Comune di Genova aveva ordinato la demolizione di alcune opere e precisato, tra l’altro, che la piscina e i relativi locali accessori configuravano opere in totale difformità dal titolo edilizio in quanto realizzati su area diversa rispetto a quella rappresentata in progetto e con dimensioni diverse.
Il TAR precisava poi che la diversa localizzazione del manufatto e le sue maggiori dimensioni erano sufficienti a configurare la realizzazione di opere in totale difformità che, in quanto tali, rendevano doverosa l’applicazione della sanzione demolitoria.
La ricorrente sosteneva invece che la localizzazione della piscina realizzata in prossimità della localizzazione progettuale originaria doveva essere considerata in un contesto complessivo, visto che l’oggetto del permesso di costruire era tutto il parco di una villa monumentale e la sistemazione delle aree interne, rispetto alle quali la piscina e la sua positura all’interno del compendio costituivano elementi pertinenziali di minor rilevanza.
PRINCIPI DI DIRITTO E CONCLUSIONI
Il Consiglio di Stato, con la Sent. C. Stato 01/10/2019, n. 6576, ha precisato che in una ottica di proporzionalità o normalità, che è sempre presente nella valutazione giurisdizionale sulla natura pertinenziale delle opere, appare erroneo attribuire un valore esclusivo ed autonomo alla realizzazione della piscina e al suo collocamento all’interno del compendio, quando complessivamente l’impatto del manufatto deve essere mediato con la considerazione complessiva delle opere autorizzate dal permesso di costruire.
Pertanto, la natura pertinenziale di una piscina, collocata in una proprietà privata e posta al servizio esclusivo della stessa, determina l’inapplicabilità della regola demolitoria valevole per le variazioni essenziali, dovendo invece imporre una considerazione in concreto della procedura da adottare, una volta assodata la reale natura delle opere.
Fonte: Bollettino Online di Legislazione Tecnica
www.legislazionetecnica.it
Il progetto è firmato da Servizi Integrati e 3TI Progetti
Tra 180 giorni la Vela A di Scampia, ribattezzata Vela Verde, non ci sarà più. Le ruspe hanno fatto il loro ingresso nell’area più nota e degradata d’Italia per allestire il cantiere che demolirà pezzo dopo pezzo il primo dei quattro palazzoni rimasti dopo che tra gli anni 1995 e 2003 altre tre vele erano state buttate giù.
Si inizierà con l’operazione di bonifica dei rifiuti speciali che verranno portati in discarica per poi continuare con la “demolizione controllata” ossia con l’abbattimento progressivo, dall’alto verso il basso, realizzato mediante l’utilizzo di mezzi meccanici.
La Direzione dei lavori è affidata all’ing. Nicola Salzano de Luna, direttore tecnico della società SERVIZI INTEGRATI, che insieme a 3TI PROGETTI ITALIA è anche autore della progettazione esecutiva e responsabile del coordinamento della sicurezza in fase di esecuzione.
Il progetto complessivo prevede l’abbattimento anche della Vela C (Gialla) e della Vela D (Rossa), mentre la Vela B (Celeste), grazie a un profondo restyling, sarà trasformata dapprima in alloggi residenziali e successivamente rifunzionalizzata come sede della Città metropolitana.
Il progetto di SERVIZI INTEGRATI e 3TI PROGETTI rappresenta il primo tassello di un programma più ampio - denominato Restart Scampia - che ha come obiettivo la riqualificazione dell'intero territorio periferico di Scampia e prevede la realizzazione del polo della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università Federico II, insediamenti per la produzione di beni e servizi, strutture commerciali, culturali, per il tempo libero e lo spettacolo, e nuova edilizia residenziale sociale, dove trasferire gli abitanti degli edifici già demoliti e da demolire.
LA BONIFICA
Il cantiere per l’abbattimento della Vela A si è appena aperto e i lavori di demolizione partiranno a breve, dopo che l’area circostante sarà stata bonificata dai rifiuti speciali. Innanzitutto dall’amianto che all’epoca della costruzione non era vietato e venne usato per i parapetti delle balconate delle cucine che affacciano all’interno e per quelli delle scale che accedono dalla passerella. A seguire si procederà allo strip-out, ossia la rimozione dalla struttura di tutti i materiali legnosi, la plastica, l’alluminio, il ferro.
IL PROGETTO DI DEMOLIZIONE
L’attività di demolizione vera inizierà a luglio, attività a cui seguirà la separazione tra il materiale ferroso e gli inerti. La predisposizione di un frantoio alla base dell’edificio permetterà di frantumare la materia cosiddetta prima-seconda che poi sarà reimpiegata per colmare i due livelli interrati esistenti sotto la Vela e realizzare nell’area di sedime un grosso piazzale da dedicare ad attività varie. Entro dicembre la Vela Verde non ci sarà più.
Questa Vela è la struttura più piccola delle quattro presenti nel lotto (circa 49.600 mc), ed è collocata sul lato Ovest dell’area sviluppandosi in verticale con un impianto ad H su 16 livelli fuori terra, con una parte centrale di collegamento tra i quattro blocchi longitudinali disposti su due allineamenti paralleli, a pianta digradante in altezza.
I due allineamenti paralleli lasciano libera un’intercapedine, che costituisce quasi una sorta di cortile aperto di larghezza pari a circa 8.80 metri. Il collegamento tra i corpi paralleli è assicurato da passerelle in calcestruzzo sostenute da una struttura metallica, ogni due interpiani, a quota intermedia rispetto a quella dell’ingresso degli alloggi.
Ciascun blocco è costituito per i primi due livelli da strutture intelaiate in cemento armato destinate a piani cantinati o porticati di servizio; gli elementi verticali sono costituiti da setti in c.a. di lunghezza 1.50 metri e spessore 30 cm, mentre gli orizzontamenti sono costituiti da solette in c.a. di spessore pari a 30 cm.
I piani superiori, che ospitano gli alloggi, presentano un sistema modulare di cellule in cemento armato delle dimensioni di metri 3.60 x 3, con una profondità di circa 9 metri; gli elementi verticali sono costituiti da pareti di spessore 15~18 cm, mentre gli orizzontamenti sono costituiti da solette in c.a. di spessore pari a 13 cm.
Per la sua struttura alveolare e non fatta di pilastri e travi, l’abbattimento non avverrà per implosione attraverso l’utilizzo di esplosivi, bensì utilizzando la tecnica della demolizione meccanica top-down mediante escavatori cingolati allestiti con pinza oleodinamica dotati di braccio HRD high reach demolition. Se in passato non esistevano macchinari che avessero uno sbraccio in grado di “aggredire” edifici alti circa 50 metri come le Vele, oggi invece sono presenti sul mercato pinze demolitrici con queste altezze di sbraccio, tra l’altro mai utilizzate a Napoli. Viste le sue caratteristiche, infatti, la Vela non può essere abbattuta con gli esplosivi perché si sarebbe adagiata su uno dei due lati e, una volta a terra, si sarebbe dovuto in ogni caso procedere con la frantumazione.
L’abbattimento e la demolizione interesserà la struttura in elevazione della Vela A fino all’estradosso della pavimentazione controterra del livello più basso, che sarà escluso dalla demolizione insieme alle opere di fondazione.
La stessa procedura sarà utilizzata in futuro anche per le Vele C e D.
Come detto, infatti, la riqualificazione dell’area prevede la demolizione in fasi successive delle Vele Gialla e Rossa e il recupero della Vela Azzurra. Il progetto ha puntato sulla ricerca delle migliori soluzioni progettuali che, coniugate con opportune scelte tecniche e tecnologiche, permettono un innalzamento generalizzato della qualità della vita delle persone che abiteranno, seppur per un periodo transitorio, nell'area d'intervento, senza trascurare gli aspetti di flessibilità necessari alla futura utilizzazione pubblica dell'edificio che va conservato.
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