Autorizzazione paesaggistica: la riforma rivede il silenzio assenso e rafforza il ruolo delle Soprintendenze

La riforma della normativa sull’autorizzazione paesaggistica cambia rotta: il nuovo testo del disegno di legge, attualmente all’esame del Senato, abbandona l’ipotesi del silenzio assenso automatico e riafferma la centralità delle Soprintendenze nel processo di tutela del paesaggio.
Durante le audizioni nelle Commissioni Ambiente e Cultura, è emerso un ampio consenso sull’importanza del ruolo delle Soprintendenze, soprattutto nei contesti comunali privi di competenze tecniche specifiche. Le critiche rivolte alla versione originaria del disegno di legge, presentato dalla Lega a febbraio, hanno condotto il relatore Roberto Marti (Lega) a proporre un testo rivisto, più coerente con il quadro normativo vigente.
Silenzio assenso: un principio non applicabile alla tutela del paesaggio
Il precedente testo prevedeva che, in caso di mancata risposta entro 45 giorni dalla richiesta, i Comuni potessero procedere autonomamente all’autorizzazione paesaggistica. Tuttavia, esperti e rappresentanti di categoria hanno evidenziato come tale previsione confliggesse con la legge 241/1990, che all’articolo 20 vieta l’applicazione del silenzio assenso nei procedimenti relativi al patrimonio culturale e paesaggistico.
Anche la giurisprudenza ha ribadito più volte che la tutela paesaggistica coinvolge interessi pubblici di rilievo costituzionale, escludendo la possibilità di decisioni per inerzia amministrativa. Per questo, il nuovo testo elimina il riferimento diretto al silenzio assenso, relegandolo tra le materie da armonizzare in un futuro decreto legislativo.
Esclusioni e semplificazioni: cosa cambia
Il ddl originario escludeva dall’autorizzazione paesaggistica gli interventi in edilizia libera e quelli soggetti a SCIA senza ampliamenti volumetrici significativi, e sottraeva al parere della Soprintendenza gli interventi di lieve entità indicati nell’Allegato B del DPR 31/2017.
Il nuovo testo, invece, rinuncia a modificare gli allegati al DPR 31/2017, confermando la necessità di mantenere una valutazione specialistica anche sugli interventi minori. Viene così scongiurato un eccesso di liberalizzazione che avrebbe potuto compromettere la qualità del paesaggio tutelato.
Verso una tutela uniforme: arrivano le linee guida ministeriali
Al centro della nuova impostazione normativa vi è l’obiettivo di uniformare le procedure su tutto il territorio nazionale. Il Ministero della Cultura predisporrà linee guida per chiarire le categorie di intervento (esclusi, semplificati, ordinari) e definire le modalità operative per richieste, integrazioni documentali e autorizzazioni legate a eventi temporanei.
Le linee guida dovranno inoltre affrontare temi cruciali come la durata dell’autorizzazione paesaggistica, le modalità di rinnovo e proroga, evitando disparità interpretative tra le diverse Soprintendenze e garantendo certezze procedurali ai cittadini e agli enti locali.
La revisione del disegno di legge rappresenta un passo verso una semplificazione equilibrata, che non sacrifica la tutela del paesaggio sull’altare dell’efficienza amministrativa. Il nuovo testo valorizza le competenze tecniche delle Soprintendenze e si orienta verso un sistema più chiaro, uniforme e rispettoso della normativa vigente e dei principi costituzionali.
Risposte