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Libere professioni, il Governo avvia la riforma: equo compenso, formazione e competenze al centro del riordino

Approvato il disegno di legge delega: coinvolte 14 professioni ordinistiche per oltre 1,6 milioni di lavoratori

Il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge delega destinato a rivoluzionare l’assetto delle libere professioni in Italia. La riforma punta a riscrivere profondamente il quadro normativo, introducendo criteri di modernità, trasparenza e coerenza con gli standard europei. Coinvolge 14 categorie professionali ordinistiche, tra cui architetti, ingegneri, geometri e periti, e interessa complessivamente 1,6 milioni di lavoratori.

Equo compenso e nuovi parametri
Uno dei pilastri della riforma è l’introduzione di un sistema aggiornato per la determinazione dell’equo compenso. Sarà proporzionato alla quantità, qualità e caratteristiche delle prestazioni professionali, sulla base di parametri specifici definiti per ciascun Ordine. L’obiettivo è garantire una retribuzione adeguata e dignitosa, contrastando le pratiche di sottopagamento spesso denunciate dai professionisti.

Riordino delle competenze e delle attività riservate
La delega prevede anche il riordino delle competenze professionali, definendo con chiarezza le attività riservate o attribuite ai professionisti iscritti agli albi. Si tratta di un intervento volto a valorizzare il percorso formativo (titolo di studio, tirocinio, esame di abilitazione) e a chiarire le sovrapposizioni tra professioni affini, senza però creare nuove competenze esclusive.

Formazione, specializzazioni e accesso alla professione
Importanti novità riguardano anche la formazione continua e il tirocinio, che saranno riformati per renderli più aderenti alle esigenze del mercato del lavoro. Si prevede una riorganizzazione dei percorsi di accesso, con attenzione alla semplificazione e all’efficienza. Sarà inoltre introdotta una disciplina per le specializzazioni professionali, su richiesta delle categorie, con corsi formativi organizzati dai Consigli nazionali e Ordini territoriali, anche in collaborazione con le università.

Società tra professionisti e semplificazioni burocratiche
Un altro fronte della riforma è la revisione delle norme sulle Società tra Professionisti (STP), per snellire le procedure di iscrizione agli albi e al registro delle imprese, e favorire modelli innovativi di esercizio della professione. Si punta anche a superare le incompatibilità oggi esistenti tra attività professionale e altre forme di lavoro.

Tutela, trasparenza e governance degli Ordini
Tra le misure previste figura l’istituzione di sistemi di tutela per i professionisti in caso di impedimenti gravi (malattia, infortunio, maternità). Saranno individuati anche gli atti pubblici che possono essere affidati alle professioni ordinistiche, in un’ottica di sussidiarietà e semplificazione dell’azione amministrativa.
Sul versante istituzionale, la riforma prevede la revisione del sistema elettorale degli Ordini, promuovendo rappresentanza, ricambio generazionale e parità di genere. Cambia anche la natura giuridica degli Ordini, il sistema di vigilanza e la composizione dei Consigli di disciplina. I Codici deontologici saranno aggiornati per garantire la centralità della professionalità umana anche nell’uso di tecnologie digitali e intelligenza artificiale.

Le reazioni
La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha commentato positivamente il provvedimento: “Le misure puntano a valorizzare i diversi ambiti professionali, semplificando i processi, potenziando la formazione e restituendo dignità a una categoria troppo a lungo considerata di serie B”.
Confprofessioni ha accolto con favore l’iniziativa, sottolineando però l’importanza di una riforma condivisa e compatibile con le sfide del mercato e dell’innovazione tecnologica. Il presidente Marco Natali ha chiesto un confronto ampio per evitare forzature e costruire un impianto normativo moderno e sostenibile.
Per Massimo Crusi (CNAPPC), “si tratta di un intervento necessario per adeguare la professione alle nuove esigenze sociali e culturali”, mentre Angelo Domenico Perrini (CNI) ha espresso soddisfazione per la direzione della riforma, auspicando anche l’introduzione della laurea abilitante e la conferma della vigilanza al Ministero della Giustizia.

Prossimi passi
Il disegno di legge delega ora dovrà essere discusso in Parlamento. La sua attuazione segnerà una svolta attesa da oltre un decennio per il sistema delle professioni ordinistiche in Italia, con l’obiettivo di renderlo più equo, moderno e competitivo.

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