Infrastrutture stradali più sostenibili: cambiano i CAM Strade

Il decreto dell’11 settembre 2025 modifica i Criteri Ambientali Minimi per le strade: più responsabilità nella fase iniziale di progettazione, chiarimenti normativi e maggior flessibilità sui materiali.
Nuove regole per progettare e costruire strade sostenibili. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del DM 11 settembre 2025, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha modificato i CAM Strade, i Criteri Ambientali Minimi per gli appalti pubblici relativi alla progettazione e realizzazione di infrastrutture stradali. Le nuove disposizioni, operative dal 21 dicembre 2024, puntano a migliorare l’efficacia del Piano nazionale per gli appalti verdi, rendendo più stringente e trasparente l’intero processo.
Responsabilità anticipate: i CAM entrano già nel progetto di fattibilità
La novità forse più rilevante riguarda l’anticipo della verifica dei requisiti ambientali: ciò che prima era richiesto solo nella fase esecutiva, ora diventa obbligatorio già nel Progetto di Fattibilità Tecnico-Economica (PFTE). Un cambiamento sostanziale, che obbliga i progettisti a integrare considerazioni ambientali sin dalle prime scelte tecniche.
Stop alle deroghe generiche: regole più chiare e trasparenti
Il decreto elimina la possibilità di motivare genericamente l’inapplicabilità dei CAM con formule vaghe come “prodotto non previsto” o “condizioni particolari del sito”. In caso di conflitti normativi, sarà ora necessario citare esattamente le norme tecniche in contrasto, evitando interpretazioni arbitrarie e migliorando la trasparenza nelle gare pubbliche.
Materiali locali e gallerie: più flessibilità per l’Indice di Riflessione Solare
Il DM introduce maggior flessibilità nell’applicazione dell’Indice di Riflessione Solare (SRI). Questo requisito non si applica più:
– alle strade urbane di tipo F-bis;
– alle pavimentazioni con pietra naturale italiana;
– alle pavimentazioni in galleria, per le quali viene anche escluso il criterio sull’emissione acustica.
Queste eccezioni riconoscono le peculiarità tecniche e ambientali di determinati contesti, riducendo oneri inutili senza compromettere la qualità.
Nuove regole su materiali, riciclo e circolarità
Importanti aggiornamenti riguardano i criteri sui materiali e la sostenibilità circolare:
– Esenzione da certificazioni per i materiali impiegati nel corpo stradale e per le miscele di pavimentazione realizzate in loco.
– Periodo transitorio di 36 mesi per i prodotti in calcestruzzo: sono ammesse certificazioni che indicano solo il contenuto totale di materiali riciclati o recuperati, senza dettagli sulle singole componenti.
– Verifica semplificata per i rinterri al 100% riciclati: basta una dichiarazione del produttore con documentazione EoW (End of Waste) e autorizzazione al recupero.
– Estensione dei criteri di circolarità anche alle piste ciclabili, con soglie di contenuto riciclato più accessibili.
CAM Strade: obiettivi ambientali e sociali al 2030
I CAM Strade si inseriscono in una visione strategica a lungo termine: entro il 2030, l’obiettivo è realizzare infrastrutture affidabili, resilienti, inclusive e sostenibili, riducendo l’impatto ambientale delle opere pubbliche e aumentando la sicurezza delle comunità, anche in risposta a eventi climatici estremi.
Il testo distingue chiaramente tra progettazione e costruzione:
– Nella fase progettuale, il professionista deve redigere una relazione CAM dettagliando materiali, tecnologie, e motivazioni in caso di non conformità.
– Nella fase esecutiva, è l’impresa a dover garantire la conformità ambientale attraverso procedure documentate e formazione del personale.
La stazione appaltante, da parte sua, ha l’obbligo di selezionare professionisti con competenze multidisciplinari, capaci di gestire aspetti ambientali, tecnici e normativi complessi.
Verso un’edilizia pubblica più verde e responsabile
Il DM 11 settembre 2025 rappresenta un passo decisivo verso un sistema di appalti pubblici più trasparente, rigoroso e attento all’ambiente. Le modifiche ai CAM Strade mirano non solo a correggere errori materiali del testo precedente, ma a rafforzare la cultura della progettazione sostenibile nel settore delle infrastrutture.
La sfida, ora, è nella capacità di progettisti, imprese e stazioni appaltanti di adattarsi a un modello più virtuoso, che premia la qualità ambientale e la coerenza normativa. Un modello che, se applicato correttamente, può trasformare la rete stradale italiana in un motore di innovazione e sostenibilità.
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