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Triennale, la 23esima Esposizione internazionale: tra scienza e design

Una lunga avventura partita il 15 luglio che terminerà il 1 Dicembre 2022. Nel 2019 l'edizione XXII curata da Paola Antonelli si intitolava Broken Nature. "Provammo a mettere insieme idee per sistemare il pianeta e la natura così come la conosciamo, finche nemmeno un anno dopo con la pandemia si è presentato nei nostri corpi, dentro di noi, qualcosa di naturale che non conoscevamo affatto" ricorda Stefano Boeri. "Ci siamo ricordati di quanto sia importante riflettere su quello che non sappiamo di non sapere, di quanto contino le domande prima delle risposte" prosegue andando all'origine di Unknown Unknowns. An Introduction to Mysteries.

La 23a Esposizione della Triennale, Milano, con questo suo titolo particolare, Unknown Unknowns. An Introduction to Mysteries , vuole portarci lontano, verso le cose che non sappiamo di non sapere.

"Ho un ricordo estremamente preciso di quando l'idea del tema ha preso corpo", racconta il presidente della Triennale Stefano Boeri, era il 4 marzo del 2020, alla vigilia del lockdown totale: cinque giorni dopo Conte avrebbe chiuso l'Italia. Persone molto diverse, architetti, filosofi, virologi, oceanologi, astrofisici, ci trovavamo per pensare insieme ai possibili temi dell'Esposizione, ma ci sentivamo smarriti e inquieti davanti alla nuova consapevolezza che eravamo inadeguati a trovare risposte all'emergenza della pandemia, che ne sapevamo pochissimo. Ersilia Vaudo ha commentato che si ritiene di conoscere solo il 5 per cento dell'universo, e altri hanno sottolineato che la nostra conoscenza è estremamente scarsa anche in altri ambiti. Ma il pensiero che ha preso il sopravvento è stato che per poter dire che conosciamo una certa percentuale, dovremmo avere almeno un'idea di che cosa è il 100 per cento, il tutto. La pandemia ci stava mostrando che non sapevamo nemmeno quello. che non sappiamo di non sapere, un tema che conferma la vocazione dell'Esposizione ad affrontare le grandi questioni della vita quotidiana, dalla prima edizione del 1948 che si occupò della Ricostruzione.

Con questa idea incredibile in mente, l'Esposizione universale, un'impressionante "costellazione" di eventi estesa quattro mesi e mezzo, ha preso rapidamente forma. Mostre, incontri, installazioni che coinvolgono circa 400 artisti, designer, architetti provenienti da oltre 40 paesi, con una presenza significativa dall'Africa, che ha sei padiglioni.

L'esposizione, curata direttamente da Vaudo e gli allestimenti, tutti realizzati con stampanti 3D fatte arrivare in Triennale, sono firmati da Joseph Grima.

Il percorso si apre con una Fuga in Egitto di Adam Elsheimer, e si chiude invece con una scultura digitale in computer grafica dello scontro inevitabile che vedrà fra 4 miliardi di anni proprio Andromeda e la Via Lattea collidere in un turbinio apocalittico di astri. "Un fatto determinabile, una fine certa che deve però darci la misura del privilegio di cui godiamo nell'esserci e nel poter sapere".

Nel mezzo, l'atmosfera diventa particolare. Per illustrare come la gravità disegni il cosmo, vengono confrontate le sfere d'argilla crepate e plasmate a mani nude da Bosco Sodi con le immagini della cometa Churyumov-Gerasimeno nel 2014 conquistata da un robot Esa.

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