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Il cemento ispirato alla natura: un’idea che cambia il mondo dell’architettura

Dall’umile ostrica nasce un calcestruzzo 17 volte più resistente: lo studio di Princeton che promette un futuro più sicuro e sostenibile per l’edilizia

In un mondo costruito sul cemento, ma soffocato dalle sue emissioni, la risposta per un futuro più solido e sostenibile potrebbe arrivare da un materiale tanto affascinante quanto sottovalutato: la madreperla. Un team di scienziati dell’Università di Princeton ha preso ispirazione dai gusci delle ostriche per reinventare il calcestruzzo, aprendo nuove frontiere per l’architettura del futuro.

Un’eredità marina per sfidare il cemento
La madreperla — nota anche come nacre — è un materiale iridescente che riveste l’interno dei gusci di molti molluschi. Più che un semplice ornamento naturale, è un capolavoro di ingegneria evolutiva. Composta da minuscole tavolette esagonali di aragonite, tenute insieme da un biopolimero flessibile, la madreperla riesce a combinare rigidità e flessibilità, resistenza e capacità di assorbire gli urti. Proprio queste proprietà hanno ispirato il team di ingegneri civili e ambientali di Princeton.
“Questa sinergia tra i componenti duri e quelli morbidi è fondamentale per le straordinarie proprietà meccaniche della madreperla”, spiega Shashank Gupta, coautore dello studio pubblicato su Advanced Functional Materials.

La rivoluzione del calcestruzzo bio-ispirato
Nel loro esperimento, i ricercatori hanno creato tre tipi di travi cementizie multistrato, alternando pasta di cemento e un sottile strato di polimero, in modo da imitare la struttura a “piastrelle” della madreperla. La più performante, ispirata direttamente al design esagonale delle tavolette di aragonite, ha mostrato risultati sorprendenti: una resistenza meccanica 17 volte superiore e una duttilità 19 volte maggiore rispetto a un normale blocco di cemento colato.
“Non ci limitiamo a copiare la natura”, ha sottolineato Reza Moini, coautore dello studio. “Studiamo i principi che la regolano e li traduciamo in ingegneria. Una delle chiavi è proprio l’inserimento controllato di difetti: lo scorrimento tra le piastrelle aiuta ad assorbire l’energia e prevenire la propagazione delle crepe”.

Oltre la resistenza: l’impatto ambientale
La scoperta potrebbe avere implicazioni profonde non solo per la sicurezza delle infrastrutture, ma anche per la lotta al cambiamento climatico. Oggi, la produzione di cemento contribuisce per circa l’8% alle emissioni globali di gas serra. Migliorare la durabilità e la resistenza del calcestruzzo significa ridurre gli interventi di manutenzione e ricostruzione, e quindi il consumo di risorse e le emissioni nel tempo.
Tuttavia, i ricercatori sono cauti: “Il nostro materiale ha bisogno di ulteriori perfezionamenti prima di poter essere adottato su larga scala”, affermano. Ma il potenziale è chiaro: un domani in cui le città siano costruite su un calcestruzzo ispirato agli oceani, capace di resistere meglio ai terremoti, all’usura e agli agenti atmosferici, potrebbe essere più vicino di quanto pensiamo.

Il futuro dell’architettura è biomimetico
Dall’osservazione attenta della natura possono nascere soluzioni rivoluzionarie. Lo studio di Princeton rappresenta un passo importante verso un’architettura più resiliente e sostenibile, in cui tecnologia e biologia si incontrano per rispondere alle sfide del nostro tempo. Se davvero costruiremo il mondo di domani con materiali ispirati alle conchiglie, sarà una vittoria tanto della scienza quanto della natura.

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