Compensi dei liberi professionisti, tornano le tariffe? Due disegni di legge riaprono il dibattito

Verso una riforma per garantire compensi più equi e adeguati alla crescente complessità delle prestazioni professionali
In un contesto professionale sempre più articolato e gravato da nuove responsabilità, torna in Parlamento il dibattito sulle tariffe dei liberi professionisti. Due disegni di legge, presentati rispettivamente dalla senatrice Erika Stefani e dal deputato Andrea De Bertoldi (Lega), puntano a riformare i criteri di determinazione dei compensi per i professionisti iscritti ad albi o ordini, come architetti, ingegneri, geometri e tecnici.
Oltre l’equo compenso: ritorno alla proporzionalità
La proposta nasce dall’esigenza di superare le criticità sorte dopo l’abolizione delle tariffe minime obbligatorie con il Decreto Liberalizzazioni del 2012. Secondo i promotori, l’attuale sistema dell’equo compenso – basato su parametri indicativi – non garantisce retribuzioni adeguate, lasciando scoperti ampi segmenti del mercato professionale, soprattutto nei rapporti con committenti privati.
I nuovi disegni di legge intendono reintrodurre una cornice più strutturata e aggiornata, in grado di assicurare compensi coerenti con la complessità delle prestazioni e il livello di responsabilità assunto dal professionista.
Criteri aggiornabili e vigilanza degli ordini
Il testo della senatrice Stefani, recentemente assegnato alla Commissione Giustizia del Senato, propone una delega al Governo per stabilire, tramite decreti attuativi, nuovi parametri professionali. I principi guida includono:
– compensi equi e adeguati, aggiornati periodicamente secondo gli indici ISTAT;
– parametri specifici per ciascuna professione, definiti entro 120 giorni dall’approvazione dei decreti;
– revisione continua tramite commissioni tecniche con rappresentanti degli ordini;
– pubblicità e trasparenza dei criteri;
– poteri di controllo e indirizzo ai consigli nazionali e collegi.
Il coinvolgimento degli ordini professionali non sarà solo consultivo, ma operativo, con un ruolo attivo nella definizione dei parametri e nel monitoraggio della loro applicazione.
Professionisti sempre più “manager della complessità”
Negli ultimi anni, l’attività dei tecnici si è ampliata ben oltre la semplice redazione di documenti. Oggi architetti e ingegneri assumono compiti di consulenza, coordinamento e gestione con pesanti responsabilità civili e penali. Un’evoluzione che il legislatore sembra voler finalmente riconoscere, ridefinendo il valore del lavoro intellettuale nel settore delle costruzioni.
Iter e sostenibilità finanziaria
La riforma dovrà essere attuata entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge, con una possibile proroga di novanta giorni. Una clausola di invarianza finanziaria garantirà che non vi siano costi aggiuntivi per la finanza pubblica.
Un superamento della Legge sull’Equo Compenso
Le nuove proposte integrano e superano la Legge 49/2023 sull’equo compenso, che si applica solo ai rapporti con clienti forti – come pubbliche amministrazioni, banche e assicurazioni – ma esclude i committenti privati e si basa su parametri ormai datati (DM 17 giugno 2016).
Con la riforma, si punta invece a una normativa universale, dinamica e aggiornata, valida per tutti i liberi professionisti iscritti ad albi, in qualsiasi contesto operativo.
L’iniziativa della Lega riapre un fronte cruciale per il futuro delle professioni tecniche. Se approvati, i disegni di legge potrebbero rappresentare una svolta per il riconoscimento economico del lavoro intellettuale, in un sistema che da oltre un decennio fatica a garantire equità e adeguatezza retributiva. Resta ora da vedere se la proposta riuscirà a superare le resistenze e a trovare un ampio consenso parlamentare.
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