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Caro materiali, il mondo delle costruzioni chiede un meccanismo stabile di adeguamento

I rincari delle materie prime continuano a preoccupare gli addetti ai lavori del settore edile. Secondo gli esponenti di Finco (Federazione Industrie prodotti impianti servizi ed opere specialistiche per le costruzioni), Assistal (Associazione nazionale costruttori di impianti e dei servizi di efficienza energetica - ESCo e Faciliy Management) e Ance (Associazione nazionale costruttori edili) all'aumento dei prezzi non corrisponderebbero adeguate risposte da parte del Governo.

Se, da una parte, Ance e Finco chiedono di superare la logica emergenziale per arrivare a un meccanismo di adeguamento dei prezzi stabile, Assistal considera "inaccettabile" il documento con cui il Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili ha rilevato gli aumenti dei prezzi di 56 materiali di riferimento. Dello stesso avviso FederlegnoArredo, che basa le sue critiche sugli obiettivi di efficientamento energetico cui il settore costruzioni deve adeguarsi.

I costruttori edili, in una nota, chiedono che, oltre al meccanismo di adeguamento in logica emergenziale, il Governo vari uno strumento che operi "a regime" sia per i settori ordinari che per quelli speciali come avviene in tutti i principali paesi europei.
Ance evidenzia che, per le imprese già impegnate nei lavori, gli aumenti dei prezzi incidono sulla sostenibilità economica dei contratti in corso, mettendo a rischio la loro tenuta finanziaria. Su tale aspetto, sottolinea l'Ance, è positivo che il Governo abbia esteso al secondo semestre 2021 il meccanismo revisionale previsto per il primo semestre dell'anno. Resta, tuttavia, l'esigenza di rivedere tale soluzione con alcuni essenziali correttivi al fine di assicurare che le compensazioni da applicare siano effettivamente in linea con la realtà nei cantieri.
L'effetto negativo degli aumenti colpisce anche le stazioni appaltanti, per l'impossibilità di portare a termine le gare d'appalto, per l'inadeguatezza dei prezzi a base di gara che risultano del tutto insostenibili per le imprese. Ciò appare ancora più urgente in considerazione della partenza di numerose gare finanziate con il PNRR, che non potranno subire alcun tipo di rallentamento.
Per questo motivo è necessario trovare una soluzione, di tipo emergenziale, per l'aggiornamento dei prezzari a base dei contratti che verranno sottoscritti.
Finco chiede al Governo che il meccanismo di adeguamento dei prezzi diventi stabile e sia previsto nel nuovo Codice Appalti. Oltre a questa richiesta, la Federazione ha proposto una serie di correzioni al documento del Mims, come l'inclusione di materiali nuovi, che non sono stati presi in considerazione.
Finco propone "la definizione del prezzo di partenza del prodotto/materiale su cui basare il calcolo dell'aumento percentuale, non potendosi utilizzare il prezzo medio riferito all'anno dell'offerta, non solo perché non risponderebbe in maniera veritiera al prezzo di aggiudicazione, ma anche perché limiterebbe drasticamente i prodotti che potrebbero essere ammessi alla compensazione non potendo che essere riferito ai 56 materiali esplicitamente previsti in tabella".

"Sarebbe opportuno - continua la nota inviata da Finco al Governo - che il prezzo di partenza, nel caso degli appalti a misura, fosse il prezzo offerto dall' impresa, al netto del ribasso d'asta e, nel caso degli appalti a corpo, il prezzo del Prezzario utilizzato dalla Stazione Appaltante per l'elaborazione del bando, sempre al netto del ribasso d'asta".

Duro il commento di Assistal sul documento con cui il Mims ha rilevato gli aumenti dei prezzi. "Ci domandiamo - scrive in una nota il presidente Angelo Carlini - in quale mondo vivono i componenti della Commissione Consultiva Centrale. A loro parere, l'universo dei materiali interessati dagli aumenti è rappresentato solo da 56 voci. Come se non bastasse, gli aumenti registrati non rispecchiano gli aumenti reali del 40, 50 e 60% che le nostre imprese stanno subendo da moltissimi mesi".
"È un documento inaccettabile - si legge nella nota - e necessita di essere integrato con i materiali che vengono effettivamente utilizzati dal mercato della costruzione degli impianti e dei servizi energetici, a partire dalle rilevazioni degli aumenti registrati per l'energia elettrica e il gas naturale. È fuori da ogni logica risolvere la questione con una mera media matematica di dati disomogenei forniti dagli Enti consultati dal Ministero; così facendo si dimostra solamente di non avere idea delle difficoltà che stanno attraversando le imprese".

Sull'argomento del meccanismo di compensazione dei prezzi dei materiali è intervenuto anche FederlegoArredo, che ha proposto considerazioni sulla sostenibilità ambientale dei materiali.
FederlegnoArredo sottolinea che, sulla base degli obiettivi europei e delle strategie definite dalla COP26 di Glasgow, "il settore edilizio deve cambiare marcia e diventare strumento di stoccaggio di Co2, anziché fonte di emissione".

"Alla luce di queste premesse - afferma il presidente Claudio Feltrin -  e dell'attenzione al tema green da parte di istituzioni, politica e mondo scientifico, ci risulta davvero incomprensibile, per non dire assurda, l'esclusione del legno strutturale dalla lista dei prodotti che determina chi potrà avere accesso al fondo di compensazione per il caro prezzi dei materiali da costruzione, istituito dal ministero delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili per i bandi pubblici. Ad oggi, il legno strutturale ne è escluso, nonostante gli aumenti di prezzo abbiano toccato il 250%".

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