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Nuove regole per i costruttori edili: un DDL punta alla qualificazione del settore

Un nuovo disegno di legge del Partito Democratico introduce criteri formativi e tecnici per esercitare la professione, con l’obiettivo di garantire sicurezza e professionalità nei cantieri.

In Italia, diventare costruttore edile potrebbe presto richiedere il rispetto di nuovi requisiti. Un disegno di legge (DDL), presentato a settembre dal Partito Democratico e recentemente assegnato alla Commissione Ambiente della Camera, propone una riforma complessiva per regolamentare l’accesso alla professione, sulla scia di quanto già avviene in altri Paesi europei come Germania e Francia.

La necessità di un cambiamento
Attualmente, in Italia non sono previsti requisiti minimi tecnico-professionali per aprire un’impresa edile. Questo ha favorito la nascita di imprese improvvisate, spesso prive di adeguata preparazione, con ricadute negative su sicurezza e qualità dei lavori. Il DDL punta a porre fine a questa situazione introducendo un sistema di qualificazione obbligatorio.

Requisiti e adempimenti previsti
Il fulcro della proposta è la nomina obbligatoria di un responsabile tecnico per ogni impresa edile. Tale figura dovrà possedere almeno uno dei seguenti requisiti:
– Iscrizione a un ordine professionale (ingegneri, architetti, periti industriali, geometri);
– Laurea in discipline tecniche o giuridico-economiche, con specializzazione e corso di almeno 40-80 ore;
– Esperienza da operaio qualificato per 48 mesi con corso di 150 ore;
– Superamento di un corso di formazione professionale di almeno 250 ore.

Inoltre, il responsabile tecnico non dovrà avere precedenti penali in materia edilizia o del lavoro. Anche l’imprenditore dovrà rispettare criteri di onorabilità e capacità organizzativa, inclusa la disponibilità di attrezzature conformi del valore minimo di 15.000 euro (7.500 euro per lavori di completamento).

Ambito di applicazione
I nuovi requisiti si applicherebbero a imprese che svolgono attività di costruzione, ristrutturazione, restauro, ingegneria civile, installazione di prefabbricati, manutenzione ordinaria e lavori di finitura specialistici. Resterebbero escluse le imprese che si occupano prevalentemente di impiantistica o promozione immobiliare.

Controlli e sanzioni
Il controllo del rispetto dei requisiti si articolerebbe su due livelli:
Istituzionale: con l’istituzione di sezioni speciali presso le Camere di Commercio;
Privato: con l’obbligo per direttori lavori e committenti di verificare la regolarità delle imprese. In caso di affidamento a imprese non qualificate, scatterebbe una sanzione pari alla metà del valore dei lavori eseguiti.
Metà dei proventi delle sanzioni verrebbe destinata alla vigilanza edilizia da parte dei Comuni.

Una lunga storia di proposte inascoltate
Non è la prima volta che si tenta di regolamentare la professione del costruttore edile. Proposte simili furono presentate già nel 2008 dal PD e dal PdL, senza mai arrivare all’approvazione. L’attuale DDL riprende molti dei contenuti di quelle iniziative, puntando finalmente a una svolta che possa rafforzare sicurezza, professionalità e legalità nel settore edilizio italiano.

 

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