Una delle paure più fastidiose, ma purtroppo più diffusa, riguarda la sicurezza della propria abitazione. Come fare, allora, per sentirsi davvero protetti a casa propria?

L'allarme da solo non basta ed è comunque un sistema passivo, perché è spento quando si è in casa, suona quando il ladro è già entrato in casa ed è soggetto a falsi allarmi.

I serramenti CASA SICURA AGB proteggono in modo attivo e trasformano la casa in un luogo più sicuro per te e la tua famiglia.

Ma la sicurezza di un serramento dipende da un insieme di fattori che permettono di realizzare il sistema.
Oltre alla ferramenta, che è sicuramente fondamentale per realizzare un infisso di sicurezza, anche il telaio, i vetri e soprattutto i sistemi di assemblaggio ed installazione devono rispettare gli standard.

Trascurare uno solo di questi fattori vuol dire vanificare l'efficacia di tutto il sistema.

I Security Point AGB sono aziende evolute e qualificate che realizzano ed installano serramenti di sicurezza, seguendo precise direttive durante tutto il processo.
Ognuno di essi ha seguito un percorso di specializzazione che ne garantisce la competenza specifica in ambito sicurezza.

Scegliendo un Security Point AGB avrete la certezza che la vostra sia veramente una Casa Sicura.

Più di 160 Security Point in tutta Italia hanno creduto nel progetto Casa Sicura AGB.

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Con il convegno di Macerata, tenutosi il 18 aprile u.s. si e concluso il primo ciclo di divulgazione dello studio Cresme/ISI  con la collaborazione di Harley Dikkinson  “Incentivi e riduzione del rischio sismico In Italia, cosa fare, come fare”.
 
Articolata su 3 eventi, nei territori maggiormente interessati dai più recenti eventi sismici,  questa prima fase sperimentale ha  dato  risultati ben al disopra delle aspettative:

  • oltre 700 i partecipanti tra professionisti operanti nel campo delle strutture edilizie, amministratori di condominio e imprese;
  • mediamente 5 Aziende sponsor presenti con proprio desk informativo all’interno dell’evento;
  • patrocini di Comuni, Regioni, Ordini professionali,  associazioni di categoria (Confindustria, Cna, Anaci);
  • i più prestigiosi esperti di tecnologia antisismica e alti rappresentanti delle istituzioni quali, per esempio il Commissario Straordinario del Governo per la ricostruzione del sisma del 2016, On. Paola De Micheli presente a Modena e il Capo dipartimento Casa Italia della Presidenza del Consiglio dei Ministri Dott. Roberto Marino.
     

Questo successo ha ampiamente confermato  la convinzione di Cresme e ISI : nel paese esiste un vero deficit informativo che può essere colmato grazie ad  iniziative divulgative altamente qualificate.
 
Per questa ragione, recependo anche le istanze provenienti da numerose realtà locali, Cresme e ISI hanno deciso di continuare ad implementare lo studio e la divulgazione a partire dal prossimo autunno.
 
Si prevedono quindi 10 tappe in altrettante città Italiane sulla base di un nuovo progetto articolato per diversi temi e livelli di coinvolgimento che offrirà  alle aziende partner che propongono tecnologie per la riduzione del rischio sismico di entrare in contatto diretto con  una platea altamente selezionata e targettizzata.

SFOGLIA L'ABACO DEGLI INTERVENTI

Sulle tavole vibranti del Centro Ricerche ENEA Casaccia sono state riprodotte le scosse di terremoto che negli ultimi decenni hanno colpito diverse aree del nostro Paese. L’obiettivo è studiare il comportamento sismico delle pareti murarie tipiche delle abitazioni dei centri storici dell’Appennino centro-meridionale e di sviluppare soluzioni sostenibili per la prevenzione e il rinforzo strutturale del patrimonio edilizio danneggiato dal terremoto. Le due pareti di due tonnellate ciascuna, una in tufo e l’altra in pietra, vincolate alla base e in sommità, sono state sottoposte alle violente accelerazioni dei recenti terremoti che hanno colpito il nostro Paese, da quello dell’Irpinia (1980) a quello più recente di Amatrice.

“I recenti eventi sismici dell’Italia centrale hanno mostrato la drammatica vulnerabilità delle pareti murarie che si disgregano e crollano per azioni sismiche fuori dal piano e per noi capire come gli edifici vengono danneggiati dalle scosse è fondamentale”, sottolinea il Prof. Gianmarco De Felice, dell’Università di Roma Tre coordinatore del progetto.

"Le nostre tavole vibranti" - evidenzia Gerardo De Canio responsabile Laboratorio Tecnologie per l’innovazione sostenibile dell’ENEA - "sono in grado di muoversi nelle sei dimensioni spaziali (tre direzioni di spostamento e tre rotazioni) e rappresentano un’infrastruttura unica in Italia a disposizione del Sistema Paese per la sperimentazione delle tecnologie più mature per applicazioni ai Beni Culturali nei settori della diagnostica, acquisizione dati di spostamento tramite il sistema 3D Vision motion capture, sperimentazione condivisa a distanza tramite piattaforma virtuale DySCo e repository dei dati. Sulle stesse tavole abbiamo effettuato test di resistenza sugli innovativi basamenti antisismici che abbiamo realizzato per i Bronzi di Riace e che sono adatti a tutte le statue a sviluppo verticale: sono stati infatti applicati per la statua in bronzo del San Michele Arcangelo e drago al Duomo di Orvieto ed è allo studio anche la versione della base antisismica per un gigante ‘fragile’ come il David di Michelangelo, oggetto di un finanziamento di 200 mila euro da parte del Ministero per i Beni Culturali ed il Turismo".

Il sistema 3D Vision e la piattaforma virtuale Dysco realizzato dall’ENEA, costituiscono un sistema unico in Italia con cui è possibile la condivisione in remoto della sperimentazione sulle tavole vibranti, con scambio delle informazioni e dei dati in tempo reale. Grazie a questo sistema tutti gli istituti coinvolti in questo progetto - tra cui celebri istituzioni statunitensi come il MIT- Massachusetts Institute of Technology di Boston, University of Miami, Smithsonian Institute e National Gallery of Art di Washington - hanno potuto assistere in diretta streaming con scambio dei dati. "Dopo la sperimentazione – conclude De Canio - le due pareti sottoposte a stress sismico saranno riparate con tecnologie innovative offerte dall’industria e verranno poi sottoposte a nuovi test con l’obiettivo di avere maggiori indicazioni su come intervenire per recuperare parte del patrimonio edilizio danneggiato dal terremoto”.

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Sono arrivati dagli Stati Uniti al Centro Ricerche Enea di Casaccia duemaxi generatori elettrici destinati ad alimentare in caso di emergenza impianti industriali, infrastrutture strategiche e centrali nucleari. I due motori, spediti dal VMC Group del New Jersey (NY) sono stati sottoposti a verifiche sperimentali di funzionalità in caso di terremoti, attraverso test specifici di qualificazione sismica nel laboratorio di Tecnologie per l’Innovazione Sostenibile dell’ENEA diretto dall’ing. Gerardo Di Canio. Nel laboratorio sono disponibili alcune strumentazioni molto particolari come la tavola sismica di 4m x 4m a 6 Gradi di Libertà ed il sistema 3DVision motion capture di acquisizione dei dati sperimentali.

Fibre ottiche, interferometri radar, accelerometri. Sono alcune delle tecnologie innovative  per il  monitoraggio e controllo anti-sismico, in grado di rafforzare la prevenzione dal rischio  terremoti nel nostro Paese. Il punto in un convegno all’ENEA.

Rendere disponibili procedure di analisi e valutazione sempre più affidabili, ridurre i costi delle tecnologie antisismiche, accrescerne la disponibilità e garantire il corretto utilizzo delle tecniche di monitoraggio. Sono alcune delle propostepresentate dall’ENEA nel corso di un convegno su “Monitoraggio di siti e strutture. Stato dell'arte e prospettive future”, organizzato a Roma presso la sede dell’Agenzia per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. "Una più ampia diffusione del monitoraggio sismico di edifici e infrastrutture è essenziale per prevenire danni irreparabili che comporterebbero costi di ristrutturazione molto rilevanti o, addirittura, la demolizione”, sottolinea Paolo Clemente dirigente di ricerca dell’Agenzia.

In Paesi come Giappone e Stati Uniti il monitoraggio sismico è una realtà ormai consolidata. La California ha addirittura introdotto già da molti anni una tassa sulle nuove costruzioni per finanziare questo tipo di analisi. Nel nostro Paese le tecnologie ENEA sono utilizzate per tenere ‘sotto osservazione’ a San Giuliano di Puglia la nuova scuola Francesco Jovine e il Palazzo Marchesale, un edificio storico sede del Municipio. Un’attività che coinvolge anche tre strutture del Centro di Protezione Civile Regionale di Foligno: il centro operativo e l’edificio forestale – entrambi costruiti con tecnologie antisismiche - e un capannone industriale. Sulle strutture sono stati disposti accelerometri che consentono di verificare il comportamento dell’edificio in caso di terremoto e valutarne l’affidabilità strutturale nel tempo. I risultati del monitoraggio vengono inviati ai due enti proprietari - Comune di San Giuliano e Regione Umbria – e saranno presto disponibili al pubblico attraverso una piattaforma interattiva che il Comune molisano sta per mettere a disposizione dei cittadini.

"Il monitoraggio dinamico è un efficace strumento di diagnosi - rimarca Clemente - caso di opere di nuova realizzazione consente di verificare l’effettivo comportamento della struttura - da confrontare con quello previsto in fase di progetto -mentre su costruzioni più vecchie permette di stimare lo stato di salute e individuare eventuali danneggiamenti”. Il monitoraggio sismico consente quindi di tenere sotto controllo una struttura e intervenire prima che i danni diventino irreparabili, un’attività essenziale soprattutto per infrastrutture strategiche ed edifici ‘sensibili’ come scuole e ospedali.

Fra le tecnologie più efficaci si guarda, ad esempio, all’interferometro radar già utilizzato per il monitoraggio della Colonna Aurelianaa Roma, uno strumento che permette di misurare le vibrazioni di strutture come torri e ponti a sviluppo lineare e di monitorare da remoto siti in frana, senza accedere direttamente alla struttura o al sito. Tutto questo a costi contenuti. “Perfetto per il monitoraggio di un ponte di difficile accesso o di un edificio alto – spiega Clemente - l’interferometro radarpuò essere posizionato anche a centinaia di metri perché invia onde elettromagnetiche: dalla variazione del segnale riflesso è possibile dedurre come sta vibrando la struttura. All’ENEA abbiamo già testato la sua efficacia e sono in corso altre applicazioni con 'NHAZCA', uno spin-off dell’Università di RomaLa Sapienza”. Una collaborazione che ha già avuto come ‘caso studio’ il Ponte della Musica di Roma, conl’utilizzo in contemporanea dell’interferometro radar di NHAZCA - Natural HAZards Control and Assessment - e di sismometri ENEA. Altra tecnologia molto efficace, le fibre ottiche – anche queste a basso costo – attualmente utilizzate per il monitoraggio di diverse strutture, tra cui una paratia di pali a San Giuliano di Puglia. Si tratta di sensori ‘incollati’ - in fase di costruzione - alle armature metalliche dei pali in cemento armato che permettono di misurare le deformazioni della paratia e ottenere informazioni sul suo stato di salute. Su un singolo cavo è possibile inserire fino a 20 sensori che riflettono il fascio di luce inviato lungo il tratto; dalla caratteristiche della luce riflessa è possibile misurare la deformazione. Nel corso del convegno, fra i casi citati, quello del West Valley College in California, colpito nel 1984 dal terremoto di Morgan Hill: il sistema di monitoraggio rivelò un’eccessiva deformabilità della copertura che lo rendeva particolarmente vulnerabile. L’edificio fu adeguato e la normativa antisismica successiva tenne conto dell’esperienza, prescrivendo coperture più rigide. Il caso americano - ma non solo - insegna che il monitoraggio delle strutture consente di acquisire esperienza sulle loro caratteristiche dinamiche e ciò è fondamentale per l’aggiornamento delle norme tecniche, la progettazione di nuove costruzioni e il miglioramento di quelle esistenti. Il convegno è stato anche l’occasione per omaggiare l’ingegnere Dario Rinaldis e la sua professionalità spesa al servizio dell’ENEA. Precursore nel campo del monitoraggio sismico in Italia a metà degli anni ’80, tra le principali attività figura l’aver contribuito ad avviare nel nostro Paese la rete accelerometrica nazionale per la registrazione dei terremoti, gestita attualmente dal Dipartimento della Protezione Civile.

Arriva la certificazione professionale per gli operatori della sicurezza: ICIM, ente di certificazione indipendente, ha ottenuto l’accreditamento per la certificazione dei posatori e manutentori di chiusure resistenti al fuoco e/o per il controllo del fumo, primo organismo di certificazione italiano ad essere accreditato da Accredia secondo la UNI 11473-3. E’ una delle norme sviluppate in base alla legge 4/2013 per disciplinare le figure professionali non regolamentate, ovvero i moltissimi professionisti che non hanno albi, collegi o un riconoscimento a livello legislativo e per i quali la UE sta sviluppando un sistema condiviso di riconoscimento delle competenze e delle professionalità che consenta la libera circolazione tra gli stati membri.

Sono le stesse imprese del comparto a chiedere che i propri operatori siano riconosciuti come figure professionali. La certificazione secondo la UNI 11473-3 completa e integra la legislazione in materia antincendio, è volontaria e costituisce un’importante novità per gli operatori che ora dispongono di una norma di riferimento per i loro interventi su questi importanti dispositivi di sicurezza che, per essere efficaci, devono essere regolarmente manutenuti oltre che correttamente posati e accessoriati.

Ma cos’è una certificazione secondo la UNI 11473-3? Di fatto è un esame – per quattro diversi profili professionali - che verifica i requisiti di conoscenza, abilità e competenza dell’installatore e del manutentore di chiusure resistenti al fuoco e/o per il controllo del fumo: conoscenza delle caratteristiche dei serramenti, tecniche di montaggio e fissaggio “a regola d’arte”, controlli periodici di legge e manutenzione straordinaria, cura delle fasi documentali, rendicontazione delle procedure, requisiti formativi (oltre alla comprovata esperienza professionale, infatti, l’esame richiede un attestato di formazione specialistica nel settore delle chiusure resistenti al fuoco).

La certificazione volontaria di manutentore di chiusure tagliafuoco riguarda una figura professionale che diversamente non ha “patenti” da esibire e che in questo modo può vedere riconosciuto il proprio ruolo:offre un importante strumento di valutazione a tutti i fruitori civili e industriali dei servizi antincendio: le grandi utenze pubbliche - a partire da scuole, ospedali e P.A. - le aziende - che restano, oltretutto, corresponsabili della sicurezza sui luoghi di lavoro - e tutti i privati che ovunque si trovino devono poter avere garanzie di sicurezza e di tutela dei propri investimenti, affidandosi a professionisti la cui competenza è garantita dalla certificazione.

“Se garantire la sicurezza è un ‘must’ che passa anche attraverso le porte tagliafuoco, la competenza certificata di installatori e manutentori è la testimonianza di tale garanzia – dice Gaetano Trizio, amministratore delegato ICIM S.p.A. – La certificazione, oggi ancora volontaria, marca la differenza di quelle figure professionali che hanno fatto della competenza il proprio segno distintivo. In questo contesto ICIM sottolinea la forte leadership nel settore della sicurezza perché primo in Italia, è accreditato per una norma il cui obiettivo è regolamentare le professioni che operano nel comparto a garanzia delle prestazioni e a tutela dell’utenza finale. ”.

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ICIM, Ente di Certificazione Indipendente, ha sviluppato un nuovo schema di certificazione che - con il rilascio del marchio PPG-Prodotto di Provenienza Garantita - attesta la localizzazione delle fasi di assemblaggio e garantisce la provenienza geografica dei componenti critici e del prodotto finito, nel rispetto degli standard qualitativi previsti nelle diverse fasi produttive. Gli estintori della UNIVERSO - azienda di Tina e Lorenzo Bosica, attivi da oltre 40 anni nel mercato dell’antincendio - sono i primi in Italia a ricevere la certificazione PPG - Prodotto di Provenienza Garantita.

La “multinazionale del falso” nel nostro Paese interessa tutti i settori merceologici: il mercato nero, il mercato grigio e il fenomeno dell’Italian sounding rappresentano una piaga con cui molti settori industriali si trovano quotidianamente a fare i conti. Questi percorsi deviati di produzione e commercializzazione provocano ingenti danni per le aziende - sia economici che di immagine - ed espongono il consumatore a rischi per sicurezza e salute. Il Made in Italy, sinonimo di eccellenza in ogni comparto a livello internazionale, è particolarmente soggetto a fenomeni di concorrenza sleale e contraffazione: secondo gli ultimi dati disponibili* nel 2012 gli italiani hanno speso sul mercato interno 6 miliardi e 535milioni di euro per l’acquisto di falsi. Se la merce contraffatta fosse prodotta e commercializzata sul mercato legale si avrebbero 17,7 miliardi di euro di produzione aggiuntiva, acquisti di materie prime, semilavorati e servizi per un valore delle importazioni pari a 5,6 miliardi di euro e si genererebbero circa 105mila posti di lavoro, pari allo 0,44% dell’occupazione complessiva nazionale. Risulta quindi oggi necessario sviluppare meccanismi che - nel rispetto della normativa comunitaria - rafforzino l’identità del prodotto, che deve poter essere verificato da ogni attore della filiera distributiva: dall’azienda che vuole proteggere il proprio marchio fino al consumatore che deve poter contare su merce originale.

Il Marchio PPG-Prodotto di Provenienza Garantita, applicabile a tutti i settori produttivi, è la risposta a questo scenario: attraverso un sistema ditracciabilità basato su soluzioni innovative, testimonia che il prodotto finito è assemblato in Italia o in un paese dell’Unione Europea, con componenti di provenienza italiana o europea e garantisce a utilizzatori e consumatori una scelta trasparente e informata.

A consentire l’effettiva verifica di quanto dichiarato e testimoniato dal Marchio PPG, ICIM ha inoltre sviluppato l’innovativo sistema proprietario QRTIFY™, un QR Code identificativo, criptato e univoco, che contiene tutte le informazioni relative al prodotto: certifica, cioè, la corrispondenza delle informazioni contenute nel QRcode con quanto realmente comunicato e dichiarato sul prodotto certificato.
Il connubio tra innovazione tecnologica ed ente di certificazione di terza parte, che assicura l'autenticità di ogni singolo passaggio, è il valore aggiunto della soluzione, in grado di fare la differenza. QRTIFY™ rappresenta, infatti, un “sigillo” incorruttibile a tutela della qualità certificata.

Il QRTIFY™ è stato già applicato con successo al settore antincendio - in cui ICIM è specialista avendo competenze nella certificazione di prodotti, servizi e figure professionali – e in particolare alla manutenzione antincendio certificata, dove le frodi possono avere gravi conseguenze su salute e sicurezza.

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Da oggi siamo accreditati per svolgere le attività di ispezione in conformità al Protocollo ITACA Nazionale per l’edilizia residenziale e non residenziale. E’ un risultato importante perché rafforza un marchio, quello di ICMQ, ampiamente riconosciuto sul mercato a garanzia dell’effettiva avvenuta verifica, con esito positivo, delle prestazioni di un edificio.” Per il direttore Lorenzo Orsenigo si tratta di un nuovo riconoscimento per un impegno che parte da lontano. Di efficienza energetica e di sostenibilità ICMQ si occupa da circa un quindicennio, quando è nato Sistema Edificio®, procedura di qualità nel campo della certificazione dell’efficienza energetica, riconosciuta e premiata da Enea e presentata in sede Ue come Best Practice italiana del settore”.

Il Protocollo ITACA Nazionalesviluppato dall’Istituto per l’innovazione e trasparenza degli appalti e la compatibilità ambientale (Itaca, appunto) in collaborazione con ITC-CNR e iiSBE Italia e approvato dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, classifica un edificio in base al livello di sostenibilità e in questi anni è stato adottato da diverse Regioni italiane. A differenza dei precedenti protocolli “regionali”, ITACA Nazionale - che a gennaio è diventato Prassi di riferimento Uni - prevede attività di ispezione da parte di organismi di parte terza che devono essere accreditati da Accredia, ente unico nazionale di accreditamento.

Per Orsenigo “ciò costituisce un notevole passo in avanti ai fini della diffusione della cultura della sostenibilità, in quanto assicura al costruttore, all’utente e al mercato nel suo complesso indipendenza, imparzialità e competenza. Senza contare che procedure di questa qualità sono un valido sostegno al mantenimento e all’incremento del valore immobiliare sul mercato. Appare a tutti oggi evidente che in un mercato di certificazioni energetiche che nella stragrande maggioranza dei casi risultano prive di qualunque valore sostanziale e dove i professionisti seri e attenti alle esigenze del cliente faticano a tutelare i cittadini/consumatori da dichiarazioni ingannevoli, è importante garantire prestazioni effettivamente riscontrate/misurate e comunicare con correttezza gli esiti raggiunti”.

Con questo ulteriore accreditamento ICMQ vede rafforzato il proprio ruolo e si conferma come un autorevole punto di riferimento per operatori immobiliari, imprese, produttori, progettisti per la verifica della conformità degli edifici secondo la Prassi di riferimento Uni-ITACA.

La sicurezza energetica rappresenta un tema di fondamentale importanza per l’Europa e l’Italia, ancor di più in questo momento storico che vede importanti fornitori coinvolti in scenari di guerra. Una politica europea comune sulla sicurezza degli approvvigionamenti è quindi sempre più necessaria e urgente, ma resta un obiettivo tra i più complessi da raggiungere, anche perché le posizioni del Paesi membri sono ancora distanti.
E’ quanto emerso in occasione della presentazione a Roma dei primi risultati del progetto europeo MILESECURE – 2050 presso la sede dell’ENEA. All’evento hanno partecipato esperti e ricercatori italiani ed europei. Obiettivo di MILESECURE – 2050,  al quale partecipa l’ENEA, è di comprendere le tendenze e superare gli ostacoli alla riduzione del consumo di combustibili fossili e alla diversificazione del mix energetico verso una società “low  carbon”, per migliorare  la sicurezza energetica europea. 
“L’ENEA si propone di fornire previsioni sui cambiamenti necessari nei sistemi energetici europei  nei prossimi 30 anni, per conciliare gli obiettivi climatici con la sicurezza energetica, un aspetto cruciale per un paese importatore di energia come il nostro, il cui approvvigionamento è garantito principalmente da gasdotti”, spiega l’esperto dell’ENEA Oscar Amerighi.
"Per poter affrontare le sfide del cambiamento climatico e della sicurezza energetica - ha detto la coordinatrice del progetto prof. Patrizia Lombardi, Direttore del Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio del Politecnico e Università di Torino - l’Europa ha bisogno di ridiscutere e rinnovare il modo in cui produce e consuma energia. Ridurre le emissioni di gas serra, incrementare l’utilizzo dell’energia rinnovabile, incrementare l’energia che deriva dalle rinnovabili e ridurre il consumo di energia rappresentano gli obiettivi chiave della strategia Europea. Tuttavia –ha aggiunto-, per affrontare efficacemente la transizione energetica, è necessario tener conto non solo degli aspetti tecnici, ma anche di quelli umani e sociali, oltre che politici e culturali, che tale cambiamento richiede”.  

Finanziato nell’ambito del 7° Programma Quadro della Commissione europea, il progetto MILESECURE-2050 (Multidimensional Impact of the Low-carbon European Strategy on Energy Security, and Socio-Economic Dimension up to 2050 perspective) è coordinato dal Politecnico di Torino e comprende Università e Istituti di ricerca di 7 paesi europei. A partire da un’analisi degli attuali trend e delle esperienze anticipatrici in corso a livello locale, il progetto intende migliorare le capacità di elaborare modelli in una ottica interdisciplinare e proporre una nuova governance del processo di transizione energetica che garantisca una maggiore sicurezza degli approvvigionamenti.

Nel corso del dibattito sono state illustrate alcune esperienze locali di transizione verso sistemi energetici a basso tenore di carbonio, come quella del Comune di Peccioli, in provincia di Pisa, che produce energia grazie al biogas della discarica e a due centrali fotovoltaiche, di cui una costruita con una pubblica sottoscrizione di obbligazioni con rendimento al 5,5%.
“La produzione di energia da fonti rinnovabili – aggiunge Amerighi - rappresenta una risposta forte a livello locale ai problemi connessi alla sicurezza energetica, come dimostra l’esperienza virtuosa di Peccioli, che si avvia a produrre 3 volte il fabbisogno energetico dell’intera sua popolazione, anche grazie al coinvolgimento della cittadinanza che ha investito nella centrale solare”.
L’Unione europea consuma circa un quinto dell’energia prodotta nel mondo, pur possedendo una percentuale molto ridotta di riserve energetiche. Infatti, l’Ue acquista petrolio dai paesi dell’OPEC e dalla Russia e importa gas principalmente da Russia, Norvegia e Algeria, per una bolletta energetica annuale di oltre 350 miliardi di euro.
Mentre sui cambiamenti climatici i 28 Paesi Ue hanno deciso un taglio del 40% delle emissioni di gas serra, l’incremento delle rinnovabili al 27% dei consumi finali di energia e target di efficienza energetica al 27% entro il 2030, la definizione di una politica comune per la sicurezza energetica incontra molti ostacoli

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Nel settore del riscaldamento urge una nuova strategia che permetta di affrontare con maggiore serenità i prossimi inverni.

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