Di Ambra Petruzzelli su Giovedì, 14 Settembre 2023
Categoria: Ambiente & Energie rinnovabili

Rapporto dell'UNEP: la decarbonizzazione dell’edilizia

​Qualche giorno fa è stato pubblicato il Rapporto "Building materials and the climate: Constructing a new future" frutto del lavoro congiunto dell'UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente) e del Centro di Yale per gli Ecosistemi e l'Architettura (Yale CEA) nell'ambito dell'Alleanza Globale per gli Edifici e le Costruzioni (GlobalABC). Suggerite soluzioni e sistemi per decarbonizzare il settore edilizio, ridurre la produzione di rifiuti con impatto negativo sugli ecosistemi.

​Viene stimato che circa ogni 5 giorni vengono realizzati nuovi edifici, su scala globale, delle dimensioni della città di Parigi. L'urbanizzazione procede quindi a ritmi poco sostenibili, visto che l'edilizia costituisce secondo il Rapporto il 37% delle emissioni globali: è il settore che inquina di più e anche quello più complicato da decarbonizzare.

​Il Direttore della Divisione Industria ed Economia dell'UNEP, Sheila Aggarwal-Khan commenta così: "L'azzeramento dei consumi nel settore dell'edilizia e delle costruzioni è realizzabile entro il 2050, a patto che i governi mettano in atto le giuste politiche, incentivi e normative per imprimere una svolta all'azione del settore".

​Le strategie che andrebbero implementate riguardano la limitazione degli sprechi, adottando approcci di economia circolare: questi prevedono l'impiego di meno materiali da costruzione, prediligendo materiali che hanno un'impronta di carbonio minore e che siano riciclabili. Inoltre, si fa molta leva sull'utilizzo e la rigenerazione degli edifici già esistenti piuttosto che sulle nuove costruzioni: utilizzando edifici già esistenti, consentirebbe di ridurre le emissioni di una percentuale compresa fra il 50% e il 70%.

​Molto importante è anche la scelta dei materiali da costruzione: optando per materiali naturali e rinnovabili, come legno, biomassa o bambù, andrebbe ad avere in molte regioni una riduzione del 40% delle emissioni legate al settore edilizio. Il Rapporto evidenzia però come sia necessario che un endorsement provenga proprio dalla politica, verso l'utilizzo di materiali da costruzione che siano rinnovabili.

​Per quanto riguarda invece, quei materiali che per forza di cose non possono essere sostituiti: occorre per questo, limitarne l'impronta carbonica. Cemento, alluminio e acciaio sono da soli i 3 settori responsabili del 23% delle emissioni globali. Occorre quindi, che ci siano grandi investimenti per un'elettrificazione della produzione con fonti di energia rinnovabili, utilizzando materiali riciclati e sviluppando tecnologie innovative.

​Per dare un taglio alle emissioni di carbonio che derivano dalla produzione e l'impiego dei materiali da costruzione, occorre tenere in considerazione l'intero ciclo di vita dei materiali e degli edifici, dall'estrazione alla lavorazione, all'installazione, all'uso, fino poi alla sua demolizione.

​L'obiettivo finale sarebbe quello di istituire un regolamento a livello mondiale, che consenta di creare certificazioni, etichettature e codici edilizi a livello globale. Il tutto accompagnato dal sostegno alla ricerca e allo sviluppo di nuove tecnologie, alla formazione degli operatori del settore e ad una maggiore coesione fra produttori, costruttori, proprietari ed inquilini.

​Infine, stando a dei case history provenienti da Canada, Finlandia, India, Perù, Ghana, Senegal e Guatemala, è possibile attuare la decarbonizzazione del settore edilizio grazie a strategie di "Avoid-Shift-Improve", secondo le quali le economie più sviluppate possono investire risorse nel ristrutturare edifici già esistenti ma obsoleti; le economie in via di sviluppo invece possono investire nello shifting da metodi costruttivi ad alta intensità di carbonio a materiali alternativi a bassa emissione di carbonio. Il tutto a partire proprio dalle città, che secondo il Rapporto devono guidare il processo di decarbonizzazione.

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