Editoriale a cura dell'Arch. Matteo Patamia
Strategie di riqualificazione del patrimonio esistente e nuovi scenari di rigenerazione urbanaNon sono mai pochi gli edifici e gli spazi aperti abbandonati o sottoutilizzati che popolano le nostre Città, e che reclamano attenzione in attesa di essere reintegrati nel tessuto urbano attraverso progetti di rivitalizzazione.Il ritardo nell'attivazione di processi di rifunzionalizzazione degli spazi è dovuto a molteplici cause, quali la mancanza d'investitori o lo scarso interesse economico di alcune aree, i costi troppo elevati per i lavori di riqualificazione, la lentezza nell'approvazione di piani e progetti di recupero, o ancora cambiamenti politici e opposizioni locali per progetti decontestualizzati.Tali problematiche assumono maggiore spessore quando il patrimonio inutilizzato è pubblico, in quanto la riconversione di tali siti a usi civili talvolta incontra ostacoli all'immediato riuso, costituiti, da un lato, dalle previsioni urbanistiche e da vincoli di tutela degli immobili di valore storico, ambientale o documentale, dall'altro, dalle problematiche innescate dal federalismo demaniale e dalla difficoltà di concretizzazione di progetti di valorizzazione.È dunque necessario che la fase iniziale del processo di valorizzazione e recupero di questi beni non sia ulteriormente differita nel tempo, ma venga attivata nell'immediato, così da facilitare l'avviamento di meccanismi virtuosi, di natura economica, sociale e culturale, che concorrano al superamento della crisi in corso attraverso la più ampia partecipazione possibile.
In questo tempo interstiziale tra vecchia e nuova destinazione d'uso, è possibile sperimentare attività e progetti temporanei, che possono offrire nuovi scenari di rigenerazione urbana.
Ad Amsterdam è celebre il caso dell' NDSM WARF, la vecchia azienda Olandese che gestiva i cantieri navali e l'area del porto, nella parte nord della Città.
Nell'ottobre del 1999 il distretto del Noord chiede alla popolazione di presentare proposte creative per la trasformazione dell'area, della durata di 5 anni con possibilità di estendere la durata a 10 anni.
Il piano presentato da Stiching Kinetisch Noord vince la competizione risultando il migliore.
Lo scopo è trasformare il vecchio molo in uno spazio di lavoro per artisti, performers ed imprenditori in fase di avvio della loro attività, superando il concetto della "mixitè" a favore dell'interazione funzionale, in modo che le diverse attività possano ispirarsi tra loro e iniziare feconde collaborazioni.
Nel 2000 viene presentato il piano di fattibilità e nel 2003 il piano operativo. Creazione di atelier, luoghi di lavoro e di prova, da affittare a prezzi accessibili, per periodi di 5, 10, 25. Gli interventi devono rispondere a criteri di sperimentalità e sostenibilità al fine di trasformare gli spazi in modo da essere auto-gestibili, auto-progettati e auto-finanziati.
Questa iniziativa ha inoltre spinto alcuni anni fa la Pubblica Amministrazione di Amsterdam ad avviare uno sportello comunale per il riuso temporaneo con una mappatura on-line di spazi vuoti e la possibilità di avviare progetti di riutilizzo con il supporto da parte di tecnici comunali.O ancora, l'aeroporto Tempelhof di Berlino che dopo un lungo periodo di abbandono è stato trasformato in parco urbano.
L'approccio adottato è stato di tipo sperimentale attraverso un nuovo metodo di pianificazione urbanistica che ha previsto sia l'utilizzo di una strategia a lungo termine, sia usi pionieri temporanei, adottando il "Dynamic Masterplan".
Il Dynamic Masterplan si configura come uno strumento che monitora e raccoglie informazioni ed esperienze rispetto al sito e alle attività che vi si svolgono, mettendo tali risultati in continuo dialogo con il piano di sviluppo dell'area.
Esso prevede una strategia per fasi: una prima di analisi e definizione degli obiettivi del piano, seguita dalla fase nella quale intervengono usi pionieri.
Gli usi pionieri diventano i protagonisti dell'intervento, costituendo le prime preziose esperienze sulle quali basare un piano a lungo termine che sia sostenibile e risponda alle esigenze dei cittadini, evitando fallimenti.In Italia l'associazione culturale Temporiuso.net sostiene queste politiche da anni, proponendo di riutilizzare il patrimonio edilizio esistente e gli spazi aperti in abbandono o sottoutilizzati, di proprietà pubblica o privata, con progetti legati al mondo della cultura e dell'associazionismo, dell'artigianato e piccola impresa, dell'accoglienza temporanea per studenti e turismo giovanile, con contratti ad uso temporaneo a canone calmierato.
Hanno pubblicato il libro: "Temporiuso. Manuale per il riuso temporaneo di spazi in abbandono, in Italia", in cui viene descritta la metodologia del riuso temporaneo in 7 passaggi cardine e dal 2009 hanno avviato una collaborazione con il Politecnico di Milano per promuovere politiche e progetti oltre che il primo Corso di formazione internazionale sul riuso temporaneo.
In mancanza di una normativa specifica, i percorsi virtuosi già intrapresi possono fornire strumenti e spunti metodologici da condividere ed adottare, come ad esempio la mappatura e la creazione di un database accessibile per incrociare domanda e offerta di questi spazi, l'individuazione di un modello gestionale tramite uno "Sportello per il riuso temporaneo", l'avvio di bandi di assegnazione e concorsi per il riuso temporaneo.