Terremoto: arriva il "kit" antisismico per muri più sicuri e isolanti

Terremoto: arriva il "kit" antisismico per muri più sicuri e isolanti

 ENEA ha brevettato un sistema antisismico per pareti che coniuga sicurezza, risparmio energetico e sostenibilità. Consiste in un kit prefabbricabile e modulare composto da piani cordati e pannelli in fibra di canapa che, opportunamente combinati tra loro, sono in grado di contenere gli effetti espulsivi provocati dalle scosse sismiche e garantire al tempo stesso un elevato comfort termoacustico e isolante.

Applicabile sia su edifici nuovi che esistenti, si tratta di un sistema ideale per rinforzare le tamponature, vale a dire gli elementi che delimitano gli ambienti di un fabbricato e che spesso vengono “espulse” in caso di scosse, provocando danni ingenti anche in assenza di lesioni importanti alle parti strutturali.

I test numerici e sperimentali effettuati sulle corde hanno dimostrato notevole resistenza e buona deformabilità. Studi recenti sulla canapa condotti da ENEA hanno evidenziato buone capacità isolanti e durabilità, oltre a una buonatraspirabilità e una limitata velocità di propagazione delle fiamme in caso di incendio.

 Grazie all’elevata resistenza della fibra di canapa, i piani cordati del kit si oppongono agli effetti espulsivi delle tamponature, mentre l’azione termoisolante nei pannelli garantisce una buona riduzione della trasmittanza termica, cioè della facilità con cui un materiale si lascia attraversare dal calore.

“Gli eventi sismici che hanno colpito il nostro Paese negli ultimi tempi hanno messo in luce la grande vulnerabilità del patrimonio edilizio, evidenziando come anche elementi senza funzione strutturale come le tamponature, possano comportare gravi danni alle cose o perfino mettere a rischio la sicurezza delle persone”, spiega la ricercatrice ENEA Anna Marzo.

Continua a leggere

Muri due volte più resistenti con rinforzi antisismici made in Italy

Muri due volte più resistenti con rinforzi antisismici made in Italy

Pareti rinforzate con sistemi strutturali innovativi hanno resistito a oltre 2 volte le accelerazioni del sisma dell'Aquila del 2009. È quanto emerge dai risultati di test alle tavole vibranti del Centro Ricerche ENEA Casaccia, condotti su due muri tipici di costruzioni di centri storici dell’Appenino centro-meridionale. Prima di essere sottoposte alle più violente scosse di terremoto che abbiano colpito il nostro Paese negli ultimi decenni, le due pareti, una in pietra e l’altra in tufo, erano state portate a danneggiamento in una serie di test lo scorso dicembre e successivamente rinforzate per misurarne l’aumento di capacità sismica.

“Rispetto ai precedenti test, la parete in pietrame, rinforzata con il nuovo sistema, ha raggiunto lo stato limite di danno, cioè il momento in cui si è formata la prima lesione, ad accelerazioni due volte e mezzo più forti”, ha spiegato Gerardo De Canio, responsabile Laboratorio Innovazione Sostenibile dell’ENEA. “Ma ancora meglio è andata la parete in tufo, che ha raggiunto la stato limite di danno con accelerazioni ancora più alte, circa 3 volte e mezzo i valori registrati durante i test precedenti”.

Durante l’esperimento, condotto dal Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi Roma Tre e dall’ENEA, con il supporto di Kerakoll SpA, le pareti sono state vincolate sulle tavole vibranti alla base ed in sommità, in modo tale da essere sollecitate anche da spinte fuori piano, cioè ortogonali alla parete - una delle condizioni di maggiore vulnerabilità per le murature - in un crescendo di accelerazioni che hanno ripercorso le intensità sismiche dei terremoti dell’Irpinia (1980), Nocera Umbra (1997), L’Aquila (2009), Emilia (2012) e Amatrice (2016).

“I recenti eventi sismici dell’Italia centrale hanno mostrato la drammatica vulnerabilità del costruito storico e la conseguente necessità di dare un contributo alla ricerca e al Paese nel trovare le tecnologie appropriate per il rinforzo sismico delle strutture e per mettere in atto interventi di prevenzione per la salvaguardia degli edifici e delle vite umane”, ha commentato il professor Gianmarco De Felice del Dipartimento di Ingegneria dell’Università Roma Tre. “Con questo obiettivo abbiamo testato le nuove tecnologie che si sono rivelate molto promettenti, suscitando l’interesse sia della comunità internazionale che di quella nazionale, con l’obiettivo di qualificare l’uso di nuovi materiali compositi in ambito strutturale”.

Si tratta di due sistemi di rinforzo strutturale dalle alte prestazioni meccaniche, installati sul supporto in muratura mediante l’impiego di una matrice minerale a base di calce idraulica naturale, ideale nel restauro e consolidamento di edifici storici e vincolati. Il primo sistema FRCM (Fiber Reinforced Cementitious Matrix), sul muro in pietra, sfrutta le peculiarità di una rete bidirezionale in fibra di basalto e acciaio inox installata in modo diffuso su entrambi i lati della parete, e collegata da diatoni in fibra di acciaio ad altissima resistenza; il secondo SRG (Steel Reinforced Grout), che ha rinforzato il muro di pietre di tufo, si compone invece di 2 fasce verticali in fibra di acciaio galvanizzato ad altissima resistenza, installate su entrambe le facce, ancorate sui cordoli dell’edificio, alla base e in sommità.

Continua a leggere