Politecnico di Milano si conferma il top in Italia

Politecnico di Milano si conferma il top in Italia

Nella classifica globale delle università l'Italia è il settimo Paese più rappresentativo al mondo

Il Politecnico di Milano è la prima università in Italia per il quinto anno consecutivo.

Si tratta del proprio miglior risultato e del secondo risultato nazionale in tutte le edizioni.

E’ ciò che stabilisce la sedicesima edizione del QS World University Rankings, la classifica universitaria globale che include 34 università italiane, cinque in più rispetto alla classifica precedente.

L’Università di Firenze registra la crescita più importante, guadagnando oltre 53 posizioni. L’Università di Napoli Federico II guadagna 48 posizioni rispetto alla edizione precedente e si classifica al 424mo posto. L’Università di Trento e l’Università di Pisa entrano invece tra le Top 400 al mondo, salendo rispettivamente di 37 e 33 posti. L’Italia inoltre è il settimo paese più rappresentativo al mondo.

Il primato assoluto però è sempre dell’America, che conquista i primi tre posti: sul gradino più alto troviamo il Mit Massachusetts Institute of Technology; a seguire invece la Stanford University e l’Università di Harvard.

L’architetto che accusa Google di estorsione: “Sono un racket organizzato”.

L’architetto che accusa Google di estorsione: “Sono un racket organizzato”.

Si ritorna a parlare delle accuse di un archietto nei confronti di Google. Big G avrebbe rubato al professionista tecnologie alla base del progetto “Flux”, un software che promette di trasformare le tecniche di progettazione degli edifici

Tornano a fare discutere le insinuazioni di un rinominato architetto che da alcuni anni accusa Google di estorsione, affermando in un procedimento legale che l’azienda segue un preciso modello comportamentale che consente loro di ottenere know-how carpendo informazioni riservate da persone inizialmente invitate a collaborare.

L’architetto Eli Attia afferma di avere passato 50 anni della sua vita a sviluppare quello che nel procedimento in corso chiama una “rivoluzionaria tecnologia” per l’edilizia. Nel 2010 ha siglato un accordo con Google per la commercializzazione di un software e Attia si è trasferito con la famiglia da New York a Palo Alto per concentrarsi sull’iniziativa denominata “Project Genie”.

Il progetto in questione è approdato nei Google X, laboratorio di ricerca e sviluppo dell’azienda nei quali si lavora a vari progetti segreti. Da quel momento in poi Google e i co-fondatori di Big G, Larry Page e Sergey Brin, avrebbero “complottato” per tenere fuori dal progetto Attia, “facendo finta” di non essere più interessati alla tecnologia ma sfruttandola “subdolamente” nello spin-off denominato Project Genie, piattaforma di collaborazione cloud-based che dovrebbe semplificare le procedure di progettazione di architetti e ingegneri soprattutto nella costruzione di grattacieli e grandi edifici.

Ad aggiungere danno alla beffa, spiega l’architetto, l’affermazione di Google che il progetto iniziale nel quale doveva essere coinvolto era stato annullato, che non erano più interessati a sfruttare la sua tecnologia quando, di fatto, hanno cominciato a sfruttarla a pieno regime in un progetto con un diverso nome. Tra gli imputati sono stati citati Sebastian Thrun ed Eric “Astro” Teller, a capo dei Google X, le persone che avrebbero negoziato con l’architetto l’uso di sue tecnologie software.

Eli Attia non è un professionista qualunque: al suo attivo decine di progetti di altissimo profilo come il grattacielo landmark a 101 Park Avenue a New York (con Philip Johnson e John Burgee), ma anche conferenze ad Harvard, alla Columbia e al MoMA, progetti da Seattle a Tel Aviv.

Google non ha al momento rilasciato dichiarazioni, ma un giudice che si è occupato del caso lo scorso anno ha fatto notare che Attia aveva concesso a Google i diritti di usare sue tecnologie “senza obbligo di successivi compensi”. L’architetto non ci sta e accusa Google di seguire un preciso schema di “estorsione”, parlando di vera e propria “associazione per delinquere”.

“È più facile rubare che sviluppare in proprio una tecnologia” ha affermato Eric Buether, legale di Attia; “puoi prendere quello che ti serve da qualsiasi parte quando hai un budget virtualmente illimitato per combattere queste cose in tribunale”.

“La tecnologia software di Attia” spiega Buether “consente di automatizzare alcuni aspetti della progettazione degli edifici, risparmiando tempo e denaro, permettendo ad architetti e progettisti di concentrarsi su elementi creativi”.  L’idea “rivoluzionaria” di Atta è un software “centralizzato”, in grado di collegare ogni possibile base di dati geospaziali, a scala urbana, dalla zonizzazione agli impianti tecnici fino alle strutture circostanti.
I legali di Attia avrebbero individuato altri sei episodi nei quali Google è accusata di comportamenti simili che l’hanno portata ad appropriarsi di segreti commerciali. Secondo Attia, l’azienda obbliga le parti a rivelare segreti strettamente riservati conducendo a suo modo le trattative, terminando poi i negoziati indicando mancanza di interesse e utilizzando illecitamente quanto appreso, in progetti con nomi diversi. “Sfruttano accordi di non divulgazione (NDA, Non Disclosure Agreement, ndr) per incoraggiare l’obiettivo a condividere informazioni riservate”. “Una persona con l’NDA si sente al sicuro nel rivelare dettagli pensando a grandi opportunità nel lavorare con un’azienda come Google”. Attia chiede l’indennizzo per risarcimento danni e compensi. Tra le aziende che hanno usato le tecnologie software dell’architetto c’è Max Sound, una software house di Santa Monica, che aveva siglato uno specifico accordo con Attia nel 2014. John Blaisure, CEO di Max Sound, è compiaciuto della decisione del giudice di accettare l’accusa di estorsione e in un comunicato stampa ha dichiarato che “nessuno dovrebbe essere toppo grande e potente da evitare le conseguenze della sua malvagità”.

fonte: macitynet.it