Tecniche applicative degli intonaci a calce
Preparazione del supporto vecchio
La parete da intonacare deve essere ben pulita, esente da problemi di umidità per risalita capillare e da sali. Eventuali tracce di gesso devono essere rimosse completamente o quantomeno per diversi centimetri di profondità verso l'interno del muro.
La parti di muro che devono essere risarcite, perché labenti o ammalorate, saranno ricostruite con la stessa malta di calce utilizzata per gli intonaci. Questa malta ha infatti caratteristiche fisico-chimiche molto simili od uguali a quella originale impiegata in origine per costruire il muro.
Intervenendo in questo modo, evitiamo di procurare danni e di innescare future patologie ad un muro, come ad esempio lo sviluppo di sali, cosa invece che succede facilmente quando impieghiamo malta cementizia per riparare vecchi muri. Il cemento venduto oggi contiene sempre dei Sali, che derivano dalle impurità delle materie prime impiegate per la produzione.
La malta cementizia è notoriamente molto rigida e non si adatta a vecchie strutture costruite con malta di calce e sabbia o addirittura terra, molto più elastica e traspirante.
Ricordiamo sempre del principio del diapason: il muro deve poter "suonare" in modo uniforme in tutta la sua struttura.
Preparazione del supporto nuovo
Nel supporto nuovo cureremo la pulizia delle superfici con una veloce passata di spazzola o scopa per eliminare eventuali efflorescenze saline, e procederemo all'operazione di bagnatura con acqua ben pulita, abbondando sempre nella stagione calda.
Miscelazione dei materiali per un intonaco di grassello di calce aerea
Il contenuto del sacco di grassello e inerti va svuotato in una betoniera, mescolato per pochi minuti per omogeneizzarlo e renderlo plastico, ed essere applicato con facilità.
Evitare l'uso della molazza perché la miscelazione in questa macchina macina gli inerti, rompendone la curva granulometrica e modificandone le caratteristiche fisico-meccaniche.
Se vogliamo rendere idraulica la malta di grassello e sabbia, non dobbiamo far altro che aggiungere la polvere di cocciopesto. Come abbiamo visto in precedenza, l'aggiunta del cocciopesto alla normale sabbia, potrà variare tra i due ed i sei chilogrammi per ogni confezione da venticinque chili di malta preconfezionata a base di calce aerea, provoca una reazione che trasforma la malta di calce aerea in malta idraulica.
Questa additivazione è sempre consigliata quando ci si trova davanti a superfici poco consistenti, come muri antichi, oppure difficili per l'aggrappaggio, quali il cemento armato.
L'additivazione con cocciopesto alla malta di grassello è necessaria anche quando è molto freddo e umido, condizioni queste che di solito inibiscono la presa e l'indurimento della calce aerea, rallentandoli notevolmente.
Un altro modo per accelerare la presa, durante la stagione fredda, della malta di calce che utilizzeremo per realizzare spigoli e fasce, ma da usare però con molta cautela e attenzione, è quello di additivare il contenuto del sacco di malta grezza con qualche cazzuola di calce idraulica naturale. Questa piccola additivazione è più che sufficiente per far indurire fasce e spigoli nel giro di poche ore, permettendo agli applicatori di lavorare senza avere tempi morti.
La omogeneizzazione del materiale è ottenuta con pochi giri di betoniera.
Quando il materiale è pronto, resta attaccato alla cazzuola rovesciata e sviluppa tutte le caratteristiche di plasticità e lavorabilità intrinseche.
Una volta omogeneizzata la malta in betoniera, possiamo applicarla sia a mano sia con le macchine in dotazione alle squadre specializzate. Questo è possibile grazie alla elevata plasticità e fluidità, naturale, della malta di calce, caratteristiche che vengono invece conferite alle malte cementizie moderne con la massiccia introduzione di additivi plastificanti, aeranti, fluidificanti, ecc.
MALTE COMPOSTE IN CANTIERE CON CALCI AEREA E/O IDRAULICA NATURALE E INERTI
La calce idraulica naturale si presenta in polvere e deve essere miscelata in betoniera con gli inerti ben puliti ed in opportuna curva granulometrica. Evitare l'uso della molazza. Il rapporto di miscelazione è di circa 3 – 4 quintali di calce per metro cubo di sabbia, dipende dall'utilizzo della malta, dalla dimensione e dalla pulizia degli inerti. In volume il rapporto è di 1 a 3, come già scriveva il Vitruvio circa 2.000 anni orsono.
Se si utilizzano inerti fini il rapporto può scendere a 1 : 2.
Il tempo giusto di omogeneizzazione si ha quando la malta resta attaccata alla cazzuola rovesciata.
L'applicazione
1. Il rinzaffo
Come già dicevamo, è importante applicare un primo rinzaffo sottile alla parete da intonacare. Se ritenuto necessario, secondo le proprie abitudini, solo però per questa fase applicativa, è possibile aggiungere acqua nell'impasto per renderlo più liquido. Altrettanto importante è bagnare il muro prima di cominciare il lavoro, abbondantemente se si è in stagione calda e ventilata.
Il rinzaffo serve come mano d'aggancio al supporto e, lasciandolo maturare (normalmente sono sufficienti 24 ore), elimina i diversi assorbimenti del supporto quando questo è eterogeneo, come mostrato nella foto a destra..
2. I punti, le guide e gli spigoli
Terminato il rinzaffo è molto importante attendere la perfetta essiccazione dello stesso prima di procedere alle successive lavorazioni. La malta di calce, infatti, privilegia l'adesione del successivo strato su quello applicato in precedenza già essiccato, a differenza della malta cementizia che deve essere assolutamente attaccata allo strato precedente mentre questo è ancora umido (ricordiamo che il cemento termina la presa in sole tre ore).
I tempi per la essiccazione variano secondo l'assorbimento del supporto e le condizioni atmosferiche. Diciamo che possono variare tra le poche ore in piena estate ad un giorno o due nella stagione fredda e umida.
Ma attenzione! Se siamo in piena estate ed in giornate ventilate, prima di procedere alla seconda mano di malta (l'arriccio) possiamo e, anzi, dobbiamo bagnare con acqua la superficie del primo rinzaffo.
3. L'arriccio
Realizzati i punti, le guide e gli spigoli possiamo procedere ora all'arriccio, riportando uno spessore di uno o due centimetri per volta, per riempire gli spazi tra una guida e l'altra con l'ausilio di una staggia di alluminio, spinta dal basso verso l'alto ed in movimento sincrono, toglieremo l'eccesso di spessore rispetto al piano ideale creato dalle fasce.
È possibile realizzare anche grossi spessori - anche otto o dieci centimetri - lavorando per mani successive da uno o due centimetri di spessore per volta, lasciando però maturare ogni strato da 1 a 3 – 4 giorni, dipende dalla stagione. In questo modo si possono realizzare betoncini armati di consolidamento strutturale senza usare cemento.
Dopo alcune ore, se si vuole, è possibile compattare le superfici con un frattazzo di legno o graffiare la superficie con il "rabbot" (rabbottare).
La malta di calce aerea rimasta alla sera può essere ancora utilizzata con tranquillità il giorno seguente, a condizione che sia protetta dall'aria. Anche nel caso di applicazione a macchina, non dovremo procedere al loro svuotamento ogni sera: sarà necessario solamente mettere la spingarda (parte terminale con l'ugello) dentro un secchio di acqua e ricoprire la macchina con un nailon. La mattina seguente la macchina ripartirà subito, risparmiando costosi tempi di attesa e di pulizia.
La malta grezza di calce idraulica naturale, in normali condizioni di temperatura e umidità dell'aria, può essere utilizzata per diverse ore dopo la miscelazione in betoniera. Qui invece è opportuno lo svuotamento della macchina alla sera.
4. La rifinitura
Terminato l'arriccio, dovremo attendere alcuni giorni prima di applicare la mano di stabilitura, detta anche "colletta", "velo", "mano sottile", secondo la regione. Questo intervallo è indispensabile per permettere all'intonaco la prima maturazione. Durante questa prima maturazione si verificherà un calo di volume fisiologico dell'intonaco grezzo. L'acqua contenuta nella malta infatti evaporerà, lasciando dei vuoti. Ricordiamo che il dosaggio d'acqua varia dal 20 al 28% secondo le formulazioni, e occupa quindi un volume importante all'interno della malta appena applicata.
Dobbiamo impedire una evaporazione troppo veloce dell'acqua e quindi, se siamo in stagioni calde e ventilate, provvederemo a bagnare le superfici dell'intonaco grezzo una volta al giorno per almeno due o tre giorni. In questo modo eviteremo che l'intonaco appena realizzato perda consistenza e si polverizzi (nel gergo di cantiere: "si bruci") e garantiremo quindi una maturazione ottimale, creando un intonaco molto tenace e consistente, che durerà molti decenni prima di deteriorarsi.
Al termine di questa prima maturazione la superficie dell'intonaco grezzo presenterà diverse cavillature. Questo fenomeno non deve spaventare, fa parte di un processo naturale.
Scompariranno tutte perché ricucite chimicamente dallo strato di malta fine che applicheremo ora.
La malta fine, chiamata stabilitura, è composta normalmente da calce aerea e/o calce idraulica naturale e sabbia fine. L'inerte è ovviamente molto più piccolo rispetto a quello dell'intonaco grezzo.
Omogeneizzata velocemente in betoniera, o in contenitori con l'ausilio di trapano con frusta, la stabilitura sarà applicata sull'intonaco grezzo - precedentemente bagnato se lavoriamo con stagione calda e ventilata - utilizzando una cazzuola americana di forma rettangolare od un frattazzo, stendendo uno strato di circa 1 o 2 millimetri. Secondo le proprie abitudini è possibile applicare anche un secondo strato di malta fine su quello precedente mentre questo sta asciugando.
Quando l'ultimo strato di finitura sta asciugando - indicativamente la superficie deve mostrarsi "appassita" per un trenta-quaranta per cento - lo levigheremo con un frattazzino dotato di spugna, aiutandoci con una pennellessa ed acqua ben pulita per "rinfrescare" le superfici troppo asciutte. In questo modo le faremo rinvenire e renderemo uniforme tutta la superficie.
Un consiglio per le stabiliture che utilizzano il grassello di calce è quello evitare di lavorare troppo a lungo la superficie. Si richiama l'acqua verso la superficie provocando due problemi: un impoverimento della consistenza dello strato di stabilitura e una specie di "vetrificazione" a macchie della superficie; ciò provoca un danno estetico di visione della parete a macchie, leggibile anche dopo la tinteggiatura.
È importante, dal punto di vista estetico, che l'applicazione della mano a finire sia realizzata senza interruzioni durante la lavorazione. Nel caso di grandi superfici su facciate esterne è consigliabile, nel caso si debba interrompere la lavorazione, fermarsi in corrispondenza dei pluviali o di altri particolari architettonici quali marcapiani, lesene, ecc.
A questo punto l'intonaco di calce, finito, è pronto per ricevere tutte le finiture colorate esistenti sul mercato, da quelle minerali di calce o con silicati, a quelle sintetiche, purché traspiranti.
Quantum Dry Up | EdilBIM
Articolo estratto dal 1° volume del
MANUALE PER IL RESTAURO E LA MANUTENZIONE DELLE FACCIATE
Autori Emma Francia e Luigi Vantangoli
Edito da Atena srl – Collana di Atena University
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