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Le aggregazioni fra professionisti non saranno tassate: il nuovo scenario fiscale

Il panorama fiscale italiano si prepara ad un'importante rivoluzione con l'introduzione della neutralità fiscale per le aggregazioni tra professionisti. Una mossa significativa, concepita per incentivare la costituzione di studi associati e facilitare gli apporti in società tra professionisti e in associazioni e società professionali. Questa modifica, inserita nel recente decreto legislativo, rappresenta un passo cruciale verso la semplificazione e la stimolazione di uno dei settori fondamentali per lo sviluppo economico del Paese.

Il decreto, emanato in attuazione della legge delega sulla riforma fiscale (Legge 111/2023), rivoluziona il regime impositivo dei redditi delle persone fisiche (IRPEF) e delle società e degli enti (IRES). Approvato dal Consiglio dei Ministri il 30 aprile scorso, questo decreto promette di apportare significativi cambiamenti, soprattutto per quanto riguarda la tassazione delle attività professionali.

Una delle principali novità riguarda la neutralità fiscale per le trasformazioni degli studi professionali in società tra professionisti (STP) e per gli apporti in associazioni e società professionali. Questo significa che tali operazioni non comporteranno plusvalenze o minusvalenze e saranno esenti da tassazione. Tale disposizione è stata concepita per superare gli ostacoli che hanno fino ad ora limitato il successo delle società tra professionisti come forma societaria preferita.

Il principio di neutralità fiscale si estende anche ad altre operazioni, tra cui conferimenti, trasformazioni, fusioni e scissioni relative a società tra professionisti, nonché apporti in associazioni senza personalità giuridica costituite fra persone fisiche per l'esercizio in forma associata di arti e professioni o in società semplici. Questa mossa mira a favorire la crescita organizzativa e dimensionale degli studi professionali, eliminando ostacoli burocratici e incentivando l'aggregazione tra professionisti.

Oltre alle disposizioni sulle aggregazioni fra professionisti, il decreto introduce altre importanti misure. Tra queste, il principio di onnicomprensività per la determinazione del reddito da lavoro autonomo, che equipara il trattamento fiscale dei professionisti a quello dei lavoratori dipendenti. Inoltre, vengono escluse dalla formazione del reddito alcune voci, come i contributi assistenziali e previdenziali e le somme percepite a titolo di rimborso delle spese sostenute per l'esecuzione di un incarico.

Le nuove misure saranno gradualmente implementate secondo una tempistica precisa. L'applicazione immediata riguarda i redditi da lavoro autonomo, mentre altre disposizioni entreranno in vigore a partire dal 1° gennaio 2025. È previsto un regime transitorio per garantire una transizione fluida verso le nuove normative.

La Confederazione delle Professioni (Confprofessioni) ha accolto positivamente queste misure, considerandole un forte incentivo per il settore dei servizi professionali. Secondo il presidente della Confederazione, Gaetano Stella, queste disposizioni rappresentano un'opportunità per favorire l'ingresso dei giovani nel settore e promuovere modelli organizzativi più dinamici e strutturati.

Tuttavia, emerge una critica riguardo alla concorrenza al reddito di somme, servizi e prestazioni erogati dagli enti bilaterali, che potrebbe contrastare con le politiche di sostegno ai redditi dei lavoratori dipendenti. Una questione che richiederà un'attenta valutazione e un eventuale aggiustamento delle disposizioni.

Il nuovo decreto legislativo rappresenta quindi un importante passo verso la modernizzazione e la semplificazione del sistema fiscale italiano, con particolare attenzione al settore delle professioni. Resta ora da monitorare l'effettiva implementazione delle misure e valutarne gli impatti sull'economia e sulla società italiana.

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