Fincantieri ha consegnato la nave da crociera Viking Orion, la quinta delle otto navi ordinate dalla società norvegese Viking Ocean Cruises, costruita presso lo stabilimento di Ancona.
La nave, classificata LR, dispone di 465 cabine per i passeggeri e per l’armatore. Sono tutte doppie e quindi sono disponibili 930 posti letto. Le cabine per l’equipaggio sono 265 di cui alcune singole; in totale contengono 499 posti letto.

Viking Orion è stata progettata da architetti e ingegneri navali di rinomata esperienza, tra cui un team di interior design della Smc Design di Londra, e dello studio Rottet di Los Angeles, che hanno voluto trasferire su “Viking Orion” un design moderno di ispirazione scandinava, caratterizzato da un’eleganza raffinata e, al tempo stesso, funzionale.

Da segnalare l’attento studio idrodinamico della carena, dotata di un bulbo prodiero che le consente di attenuare la formazione ondosa in fase di trasferimento e quindi di realizzare un’alta efficienza energetica.

La Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie Urbane del MiBAC ha pubblicato online l’Atlante dell’Architettura Contemporanea Italiana: una piattaforma che si concentra su un’intera categoria di opere costruite in Italia, comprese tra il secondo dopoguerra e il presente. Uno strumento aperto e implementabile che permette al pubblico di conoscere l’architettura italiana moderna e contemporanea attraverso oltre cento opere significative del panorama architettonico.

La selezione di opere scelte sono state censite sul sito web Architetture del secondo 900 e si è voluto rappresentare ogni regione d’Italia, talvolta rinunciando a opere maggiori per dare spazio a interessanti realtà regionali.

Sono stati creati percorsi tematici che comprendono anche contesti geografici lontani tra loro ma che possiedono opere architettoniche con caratteri simili: opere che testimoniano le eccellenze della cultura architettonica italiana del secondo Novecento.
Accanto ai percorsi tematici generali sono stati realizzati percorsi tematici più circoscritti, spesso illustrati attraverso la produzione di un solo autore: chiavi d’accesso secondarie da cui possono derivare letture incrociate, storie particolari. Una lettura incrociata delle opere e dei temi è infine possibile utilizzando i tag posti in calce ad ogni scheda, che individuano, per ciascuna opera, gli autori principali, la città, la regione e la funzione.
Presenti anche mappe che permettono agli utenti una navigazione più accessibile; partendo da queste, gli utenti possono costruire il proprio itinerario su base locale.

L’Atlante dell’Architettura Contemporanea Italiana è online all’indirizzo www.atlantearchitetture.beniculturali.it

Incaricato di immaginare una struttura che ridesse centralità al famoso Gherkin, Foster propone una struttura a tulipano, che accende polemiche.

Quando, nel 2003, nello skyline della City di Londra è apparso il grattacielo di Norman Foster al numero 30 di St. Mary Axe, la città e i turisti lo hanno accolto con entusiasmo, un elegante grattacielo in vetro da cui godere del panorama della città, catalizzatore al centro di un vasto gruppo di edifici.

La sua strana forma allungata e arrotondata, gli valsero il soprannome di “Gherkin”, il cetriolino.

Oggi, con i suoi soli 40 piani, è a malapena visibile tra la sempre più fitta foresta di vetro e acciaio che lo circonda e lo oscura, un “ammasso di vetro del capitale finanziario” scrive Oliver Wainwright sul Guardian.

La risposta di Foster + Partners, appena presentata da Safra Group, proprietario del 30 St Mary Axe, è quella di costruire al suo fianco un nuovo edificio, una torre di osservazione alta 305,3 metri – quasi il doppio del suo progenitore –, un gambo sottile che culmina con un bulbo in vetro, chiamato The Tulip.

In cima, la capsula di vetro ospiterà 12 piani di bar, ristoranti e una galleria panoramica, oltre a una struttura educativa gratuita.

In realtà in un primo momento Safra Group aveva chiesto agli architetti di sviluppare un progetto per convertire il cono di vetro del Gherkin in un'attrazione per i visitatori, ma lo spazio era troppo stretto. Così lo studio Foster + Partners ha pensato di proporre una struttura separata e indipendente.

Norman Foster ha descritto il progetto come “nello spirito di una città progressista e lungimirante”, pensato per offrire “vantaggi significativi a londinesi e visitatori come punto di riferimento culturale e sociale con risorse educative per le generazioni future”.

“Un curioso ibrido tra la sommità a cupola del Gherkin, la forma snella della BT Tower (che un tempo ospitava un ristorante rotante) e le torri di comunicazione e osservazione popolari negli anni ‘60 e ‘70” lo definisce invece Edwin Heathcote sul Financial Times. Che si distingue per “le curiose gondole che ruotano ellitticamente attorno ai lati della capsula di vetro in cima alla torre, e che gli conferiscono un’aria simile al London Eye”.

Una sorta di versione mini del Gherkin, insomma, issata su un grande palo sopra la città per essere vista da tutti.

Allo scetticismo di Heathcote fa eco Wainwright, che scrive: “È una delle più strane proposte che emergono dall'ufficio di Foster, un surreale mashup di tutti i capricci di Londra racchiusi in una capsula aerea inutile. È il tipo di gingillo da spettatore degno dell’ex sindaco di Londra Boris Johnson, che ha speso il suo mandato cercando di trasformare la capitale in un parco a tema di progetti vanitosi”.

fonte elledecor.com

Proiettori LED su misura e aggiustamenti sartoriali per il nuovo abito da sera della cattedrale milanese, che sarà più luminosa pur consumando meno energia.

Il nuovo impianto di illuminazione esterna del Duomo di Milano, che verrà attivato ufficialmente giovedì 20 dicembre alle 18:45, è un abito di luce pensato per esaltare lo charme del simbolo più conosciuto della metropoli lombarda.

Per dare forma a questa creazione luminosa, che in qualche modo ridisegnerà la veste notturna della cattedrale milanese, la Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano si è rivolta a un vero sarto dei fotoni, l’ingegner Pietro Palladino dello Studio Ferrara Palladino e Associati.

Scrivere questo nuovo capitolo di un racconto di luce, iniziato nel 1929 con l’accensione delle primissime luci del Duomo, è stata un’avventura a tratti epica, nel corso della quale non sono mancati temerari interventi di cablaggio a grandi altezze, una vera e propria maratona produttiva (100 giorni e 8000 ore di lavoro) e mitica pazienza, necessaria al minuzioso posizionamento dei 574 nuovi proiettori installati sulle terrazze della cattedrale, sui pali dell’illuminazione pubblica e sugli edifici adiacenti.

“Il Duomo di Milano, però, è un edificio unico al mondo”, ha spiegato Fedele Confalonieri, Presidente della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, “una meraviglia che nell’Ottocento faceva uscire di casa Stendhal all’una del mattino stregandolo con le proprie architetture illuminate dalla luna e che quindi meritava sicuramente un intervento di alto livello del valore complessivo di quasi un milione di euro”.

Il risultato è un prezioso abito da sera che enfatizzerà le linee architettoniche del Duomo, donando alla cattedrale anche un’inaspettata anima hi-tech e green. Come ha ricordato Valerio Camerano, amministratore delegato di A2A, infatti, con questo nuovo impianto e con l’allacciamento al teleriscaldamento il Duomo ridurrà i propri consumi annuali del 52%, tagliando dal proprio bilancio energetico 23.000 tonnellate di emissioni di CO2 e 9 tonnellate di rifiuti.

“Nonostante questo notevole risparmio, il nuovo impianto di illuminazione esterna del Duomo di Milano garantirà quasi il 30% di luminosità in più”, ha continuato Pietro Palladino, “per una composizione di luce che plasmerà attorno alle pareti e alle guglie della chiesa un’immagine notturna davvero suggestiva. Le ombre nell’architettura sono fondamentali, come le pause nella musica, e il loro studio è stato un punto fondamentale di questo progetto. Ricercavamo ombre più profonde che esaltassero la plasticità delle architetture e per questo ci siamo avvalsi di proiettori LED realizzati su misura, fotometricamente precisissimi, in grado di raggiungere punti prima inaccessibili, di evitare il rischio abbagliamento sempre in agguato in un contesto urbano e di essere calibrati in modo capillare per dare forma a un unico movimento omogeneo”.

Fonti luminose che come ha raccontato il loro primo creatore Andrea Nava, amministratore delegato e managing director di ERCO Illuminazione, rappresentano lo stato dell’arte della tecnologia disponibile. Proiettori capaci di coprire distanze importanti anche superiori ai 100 metri e di offrire una temperatura colore (neutral white 4000K°) che esalta, senza sbavature, le sfumature uniche del marmo di Candoglia e la complessità delle architetture gotiche. Il tutto con potenze che fino a non troppi anni fa non sarebbero bastate a illuminare nemmeno il salotto di casa.

Sensori hi-tech per monitorare gli effetti di smog e traffico sulle Mura Aureliane, ma anche indagini laser per il restauro di Palazzo Chigi ad Ariccia. Sono alcune delle attività iniziali del progetto ADAMO per la conservazione e il restauro del patrimonio culturale dell’area romana, coordinato dall’ENEA e finanziato dalla Regione Lazio all’interno del nuovo Distretto Tecnologico per i beni e le attività Culturali (DTC).

ADAMO (Analisi, DiagnosticA e MOnitoraggio) prevede una collaborazione diretta con le aziende del settore e il trasferimento delle più sofisticate tecnologie per il patrimonio storico sviluppate dall’Agenzia e dai sette partner del progetto come CNR, INFN, le tre università pubbliche di Roma “La Sapienza”, Tor Vergata e Roma 3 e quella della Tuscia.
Per ogni sito sono già stati individuati gli interventi e le tecnologie da mettere in campo: sulle Mura Aureliane, nel tratto in prossimità di Porta San Sebastiano, ad esempio, verranno posizionati sensori hi-tech per monitorare gli effetti prodotti sulla struttura di traffico ed eventi naturali come i terremoti, ma anche di temperatura e umidità; nel Parco archeologico di Centocelle, ricercatori, archeologi e restauratori lavoreranno insieme per ricostruire la storia di Villa della Piscina e la cronologia delle diverse fasi costruttive; a Palazzo Vescovile di Frascati sarà verificato lo stato di conservazione degli affreschi e dei dipinti murali come a Villa Mondragone di Monte Porzio Catone, dove oltre ai dipinti, le tecnologie scandaglieranno le condizioni di salute delle fontane; a Palazzo Chigi di Ariccia le indagini hi-tech permetteranno di studiare reperti unici, come arredi e decorazioni in cuoio da parete, oltre a preziose tele e busti marmorei presenti negli storici appartamenti al piano nobile.
“Finora abbiamo individuato sei diversi siti storici all’interno della città metropolitana di Roma, ponendo particolare attenzione a quel patrimonio culturale che non rientra nei tradizionali circuiti turistici. Questi luoghi, sui quali verrà effettuata anche un’analisi di tipo storico e socio-economico, rappresenteranno un banco di prova per le nostre tecnologie ma anche un’opportunità di incontro e di collaborazione con le aziende e i professionisti del settore, come archeologi e restauratori”, spiega Roberta Fantoni, responsabile della Divisione ENEA “Tecnologie fisiche per la sicurezza e la salute”.
Tra le tecniche che verranno messe in campo dal progetto ADAMO ci sono, ad esempio, la fluorescenza indotta da laser nell’ultravioletto e la spettroscopia Raman che permettono di ricavare, in maniera rapida e senza rischio per l’opera d’arte, informazioni sui materiali, stato di conservazione, presenza di eventuali ritocchi dell’artista o di precedenti restauri della superficie pittorica e poi la fluorescenza a raggi X e le indagini mediante radiazione nell’infrarosso e nel THz per analizzare l’opera al di sotto della sua superficie.
Oltre al progetto ADAMO, di cui ENEA è coordinatore, l’Agenzia parteciperà a “SISMI” sulle tecnologie per il miglioramento della sicurezza e la ricostruzione dei centri storici in area sismica e a “ECODIGIT” per la creazione di un ecosistema digitale che permetta la fruizione e la valorizzazione dei beni e delle attività culturali.
Tutte queste iniziative fanno parte del Centro di eccellenza del Distretto tecnologico per i beni e le Attività Culturali del Lazio finanziato dalla Regione con 6 milioni di euro e a cui hanno aderito tutte le università pubbliche del Lazio (La Sapienza, in qualità di capofila, Tor Vergata, Roma Tre, Tuscia, Cassino e Lazio Meridionale) e gli enti di ricerca CNR, ENEA e INFN, per un totale di 800 ricercatori con esperienza nel settore dei beni culturali, 400 tra assegnisti, contrattisti e post-doc e vari spin-off.

Lo studio Steven Chilton Architects ha immaginato un'architettura rarefatta che rielabora le forme organiche



In Cina, nella provincia di Jiangsu, nella città storica di Wuxi, lo studio londinese Steven Chilton Architects ha progettato, attraverso i due gesti fondamentali di appropriazione dello spazio - il recingere e il coprire - il Wuxi Show Theater: un teatro che sembra una foresta di bamboo. Progettato per ospitare 2000 persone, verrà inaugurato ufficialmente nel dicembre 2019 con un nuovo spettacolo del regista teatrale Franco Dragone, famoso per la sua produzione House of Dancing Water.



Scomponibile in tre parti: il colonnato, la copertura e il volume interno, l’edificio dalla forma circolare prende ispirazione dal Sea of ​​Bamboo Park a Yixing, la più grande foresta di bambù della Cina. Entrare è come addentrarsi in una giungla. Le colonne, irregolari lungo tutto il perimetro, e inclinate secondo diverse angolature, creano varchi in prossimità delle entrate dando l'idea di tronchi sottili. Immaginate come fossero fusti di bamboo, sorreggono una tettoia traforata che richiama un motivo vegetale: una copertura con foglie stilizzate dalle trame dorate, realizzate in lamelle di alluminio anodizzato dalle forme triangolari, disposte a creare un gioco di luci e ombre.



La luce del sole, attraversando gli spazi vuoti tra un triangolo e l’altro, rende mutevole il paesaggio sottostante, abitato dal teatro vero e proprio, rivestito con strisce bianche e oro che richiamano la verticalità delle strutture circostanti.



Durante le ore serali l'illuminazione dona un’atmosfera spirituale all’architettura: le luci provenienti dal basso enfatizzano la fitta presenza delle colonne bianche, riflettendo la superficie del soffitto irregolare e brillante.

fonte: elledecor.it

Mobilità elettrica, tecnologia, spazi verdi e, ovviamente, case: il progetto del nuovo quartiere di Rublyovo-Arkhangelskoye, a ovest di Mosca

Lo studio Zaha Hadid Architects è stato scelto per costruire il nuovo quartiere di Rublyovo-Arkhangelskoye a ovest di Mosca, una smart city a misura d’uomo che ospiterà nuove case per 66.500 residenti oltre a scuole, cliniche mediche, infrastrutture di trasporto, distretti commerciali e istituzioni civiche e culturali.

Il progetto, voluto dalla società JSC Rublyovo-Arkhangelskoye del Gruppo Sberbank, arriva in risposta all’aumento della popolazione moscovita che negli ultimi anni è cresciuta oltre il 30%, passando da 3 milioni di persone e 12,4 milioni. Grazie allo sviluppo di questo nuovo centro abitato sarà possibile accogliere al meglio gli abitanti di Mosca senza dover congestionare le strade della capitale russa.

461 ettari e 4,1 milioni di mq di cui il 33% è costituito da parchi e giardini, oltre a 30 ettari di spazio per il lago: questi i numeri per la realizzazione del nuovo quartiere di Mosca progettato da Zaha Hadid Architects, in collaborazione con lo studio russo di TPO Pride Architects, insieme a Nikken Sekkei, UNK Project e allo studio italiano Archea Associati, gli studi di architettura internazionali che hanno vinto la competizione per la realizzazione del quartiere Rublyovo-Arkhangelskoye.

Il nuovo quartiere di Mosca sarà costituito da un'ecologia diversificata di spazi per vivere, lavorare e studiare con aree attrezzate per il tempo libero, promuovendo l'impegno della comunità e la comunicazione culturale. Il progetto vuole essere un esempio globale per le città intelligenti e sostenibili, che integrino la mobilità elettrica, i servizi e le tecnologie con la natura, creando un ambiente urbano fatto di tecnologia ecologica.

Christos Passas, direttore del progetto della smart city a Mosca sviluppato da Zaha Hadid Architects, ha spiegato che lavorando con team specializzati sia russi che europei, hanno creato uno spazio incentrato sulle persone, per una città interconnessa e intelligente che possa unire i suoi abitanti.

La tecnologia sarà solo una delle innovazioni apportate all’esclusiva cittadina russa: secondo i diversi progettisti a fare la differenza saranno gli spazi pubblici attrezzati, rispecchiando una filosofia che considera gli aspetti naturali del sito come principi di aggregazione e inclusività, racchiusi in un'architettura di alta qualità adatta alle esigenze del XXI secolo.

rublyovo-arkhangelskoye.com
zaha-hadid.com

fonte: elledecor.com

The Imprint, un divertissiment architettonico ma soprattutto un pezzo importante del nuovo polo turistico di Seoul, che guarda Las Vegas con disincanto

Imprint, un nuovo complesso di due edifici progettato da MVRDV, è appena stato inaugurato non lontano dall’aeroporto di Seul. Lo studio olandese fondato nel 1993 da Winy Maas, Jacob van Rijs e Nathalie de Vries continua così sulla strada delle grandi opere urbanistiche che l’anno scorso ha portato all’esuberante biblioteca di Tianjin, in China.

Questa volta l’occasione è un nuovo parco a tema chiamato Wonder Box (su cui nulla ancora ci è dato di sapere) che farà il pari con un night club. Posto nelle vicinanze di Paradise city, un resort di lusso di cui va a implementare l’offerta, The Imprint è il metaforico cocktail di benvenuto che la città offre al turista.
Dal punto di vista progettuale, una particolare libertà è dovuta alla totale rinuncia alla luce naturale negli interni dell’edificio, che ha permesso di pensare le facciate in pieno estro creativo.

Ma dato che Imprint non vuole imporsi come un universo a se stante, alcuni motivi architettonici di Paradise city sono stati ripresi e citati, come le proporzioni di finestre ed archi fittizi che si “sciolgono” in linee serpentine. Il tentativo dichiarato dallo studio è quello di lanciare un nuovo polo turistico, vivibile sotto ogni aspetto, e non una serie di attrazioni scollegate in stile Las Vegas.

Il nome deriva dalla tecnica di costruzione, che ha fatto ampio uso di tecnologia di stampa 3D per modellare i 3800 pannelli in fibra di vetro e cemento che ricoprono la facciata. Un’architettura liquida che ha sorpreso i committenti che lo hanno omaggiato definendolo una vera opera d’arte. Le superfici cieche, pitturate di bianco, sottolineano gli specchi incastonati nelle pareti. Solo una di esse interrompe la monocromia e si tinge di oro, come bagnata da una un’enorme goccia. Un sole che vuole attirare l’occhio dei passeggeri in atterraggio, che segnala l’ingresso del night, in un gesto d’accoglienza che al contempo mima la bandiera coreana.

L’apparenza monolitica del progetto di MVRDV a Seoul è stemperata da pieghe impossibili, come di un sipario che si alza lasciandoci intravedere ciò che non si dovrebbe vedere. All’interno di questo tunnel, che apparirà sui vostri profili instagram preferiti tra poco, uno spettacolo di luci caleidoscopiche avvolge lo spettatore. Un momento di pace che dovrebbe seguire i bagordi notturni al night club e che invece con ogni probabilità finirà per confondere ancor di più i vacillanti avventori.

fonte: elledecor.com

Il progetto 520 West 28th Street è il palazzo futuristico firmato dall’architetto Zaha Hadid. Un edificio sbalorditivo, alto 11 piani, che sorge nelle vicinanze dell’affascinante High Line Park di  New York.

Il progetto 520 West 28th Street del defunto architetto Zaha Hadid è completo. Facciate curve, vetro e acciaio che si intrecciano, balconi e terrazze colpiscono immediatamente l’occhio dei visitatori dell’High Line Park. "Sono sempre stato affascinata dalla High Line e dalle sue possibilità per la città", ha dichiarato l'architetto in una nota di qualche anno fa che accompagnava la presentazione del progetto. "Decenni fa, visitavo le gallerie della zona e pensavo a come costruire lungo il percorso: è molto eccitante poter costruire proprio lì. Il design interagisce con la città, mentre i concetti di flusso spaziale fluido creano un nuovo ambiente di vita dinamico".

La High Line è stata un catalizzatore per lo sviluppo di New York sin dall’inaugurazione della prima sezione, nel 2009. La terza sezione è stata aperta nel 2014.
520 West 28th Street: lusso e costi

Il palazzo ospita 39 appartamenti di lusso, di varie metrature, da 90 a 550mq, curati in ogni dettaglio con una serie di servizi che includono: un cortile paesaggistico, un garage sotterraneo, una piscina coperta di 25 metri, un teatro IMAX privato e una palestra.

Ogni appartamento, alto più di tre metri, è dotato di grandi finestre che vanno dal pavimento al soffitto e che curvano in corrispondenza degli angoli degli appartamenti.

Gli interni presentano elementi che giustificano gli elevati prezzi di acquisto: cucine con isole laccate di bianco progettate dallo studio Zaha Hadid Architects con il supporto di un noto marchio italiano, elettrodomestici targati Gaggenau Hausgeräte, vetri elettrocromatici per i bagni, in grado di oscurarsi con la semplice pressione di un pulsante garantendo una maggiore privacy. Il sotterraneo ospita un parcheggio automatico e una rete di archiviazione che, grazie ad un sistema robotizzato, parcheggia e recupera le auto dei residenti su chiamata.

I cartellini dei prezzi degli appartamenti di Zaha Hadid vanno da 4,9 milioni di dollari fino ad arrivare a 50 milioni per il più grande attico di quasi 600 metri quadri.
"Per decenni la High Line è stata un binario incolto, un reperto dell’era in cui i treni sopraelevati ruggivano attraverso Manhattan", ha dichiarato in un’intervista il noto designer Steven Burks . "Oggi è un parco da diversi milioni di dollari che dà il benvenuto a centinaia di migliaia di visitatori al giorno”.

Il progetto, dopo la scomparsa dell’architetto, è stato sviluppato con la collaborazione della Related Companies, una delle società leader del mercato immobiliare newyorkese.
"Il 520 West 28 è un’affermazione nel panorama visivo di New York City, con il suo design accattivante e la sua posizione sopraelevata rispetto alla High Line. Offre ai residenti l'opportunità esclusiva di vivere all'interno di un'opera d'arte progettata da uno dei architetti più famosi al mondo", ha affermato Greg Gushee, vicepresidente di Related Companies.

Stahlbau Pichler ha progettato le facciate, fondamentali a connotare l'edificio. L'azienda ha realizzato una facciata a cellule e speciali serramenti apribili in parallelo, in grado di riprodurre l’esperienza spaziale fortemente voluta dall’architetto, creando un’integrazione di volumi che scorrono l’uno nell’altro.

Nel 2020 diventerà finalmente accessibile ai visitatori la stanza situata sotto le Cappelle Medicee, sulle cui pareti Buonarroti disegnò alcuni schizzi dei suoi capolavori

Buone notizie per chi visiterà le Cappelle Medicee a Firenze, nel 2020. Tra due anni, la stanza segreta di Michelangelo Buonarroti, ospitata nel complesso monumentale della Basilica di San Lorenzo, aprirà finalmente al pubblico.
Scoperta nel 1957, in seguito a una serie di lavori di restauro alla Sagrestia Nuova, diretti dall’allora direttore del Museo, Paolo del Poggetto, era la stanza in cui uno dei maggiori rappresentanti del Rinascimento italiano si rifugiò nel 1530 per diversi mesi. Michelangelo temeva infatti ritorsioni personali da parte dei Medici per aver sostenuto lui stesso il governo repubblicano (che li aveva cacciati da Firenze), collaborando al progetto della struttura muraria che avrebbe dovuto difendere la Repubblica Fiorentina dagli spagnoli.

Un piccolo spazio di soli sette metri per due, situato sotto la Sagrestia Nuova della Basilica di San Lorenzo, sulle cui pareti uno dei maggiori artisti di sempre disegnò a carboncino schizzi che rappresentano opere che intendeva portare a termine una volta terminata l’auto-prigionia, ma anche capolavori del passato, come un dettaglio del David e alcune figure della volta della Cappella Sistina. Nella stanza si può ammirare, inoltre, lo schizzo di un corpo chinato e ripiegato su se stesso, interpretato come una sorta di autoritratto dell’artista durante la sua reclusione.

Per secoli, questi graffiti sono rimasti coperti da uno strato di biacca, fino ad essere riportati alla luce nel novembre del 1975, in seguito ai lavori preliminari per la creazione di un’uscita di sicurezza per le Cappelle Medicee. È a quel punto che viene fatto quello che il professore di storia dell’arte Frederick Hartt avrebbe definito uno dei più importanti ritrovamenti artistici del XX° secolo. Un patrimonio che ha alimentato accesi dibattiti, tra gli storici, in merito all’attribuzione dei disegni a Michelangelo, dibattiti che tutt’ora restano aperti. Non mancano studiosi scettici come William Wallace, docente della Washington University di St. Louis, secondo il quale Michelangelo sarebbe stato un personaggio troppo importante per rinchiudersi in un seminterrato. Altri studiosi, invece, hanno trovato somiglianze evidenti tra alcune delle figure disegnate sulle pareti e quelle realizzate sul soffitto della Cappella Sistina.

Nel 2013 i graffiti sono stati resi visibili attraverso un percorso monografico interattivo dotato di postazioni touch, ma i visitatori non hanno ancora la possibilità di accedere alla stanza segreta del Buonarroti. La svolta è attesa nel 2020, grazie al piano della direttrice del Museo Nazionale del Bargello, Paola D’Agostino, che consentirà finalmente al pubblico di ammirare i disegni attribuiti a Michelangelo nel suo rifugio ospitato sotto la Sagrestia Nuova.

fonte: initalia.virgilio.it