È stata pubblicata sul BURV 27/12/2019, n. 150 la L.R. Veneto 49/2019 che ha prorogato al 30/09/2020 il termine per l'adeguamento dei Comuni alle disposizioni sul contenimento del consumo di suolo e al Regolamento Edilizio Tipo (RET).

La L.R. Veneto 23/12/2019, n. 49, in vigore dal 28/12/2019, modificando l’articolo 17, comma 7 della L.R. Veneto 04/04/2019, n. 14, ha prorogato dal 31/12/2019 al 30/09/2020 i termini per l’adeguamento, da parte dei Comuni, alle disposizioni sul contenimento del consumo di suolo, di cui alla L.R. Veneto 06/06/2017, n. 14, e per l'adeguamento dei regolamenti edilizi, ai sensi dell'articolo 2, comma 4 del D.P.R. 06/06/2001, n. 380 (Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia), allo schema di Regolamento Edilizio Tipo e relativi allegati approvati con l'Int. Conf. Unificata 20/10/2016, n. 125/CU.

Si ricorda, infatti, che il termine per l’adeguamento dei regolamenti edilizi comunali al Regolamento Edilizio Tipo, inizialmente fissato al 21/05/2018 ai sensi di quanto stabilito con la Delib. G.R. Veneto 22/11/2017, n. 1896, era stato poi rideterminato al 31/12/2019 dall'articolo 17 comma 7 della L.R. Veneto 04/04/2019, n. 14.

La modifica normativa approvata con l'articolo 1 della L.R. Veneto 49/2019, che ha disposto la proroga dei suddetti termini, si è resa necessaria a seguito delle numerose segnalazioni da parte dei Comuni di alcune criticità relative principalmente, per quanto riguarda il contenimento del consumo di suolo, alla corretta identificazione e perimetrazione degli ambiti di urbanizzazione consolidata e, per quanto concerne il RET, alle ricadute delle definizioni uniformi sugli strumenti della pianificazione urbanistica con riferimento all’invarianza delle previsioni dimensionali degli stessi.

 

 

Fonte: Bollettino Online di Legislazione Tecnica
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Nuovi prodotti ecosostenibili per l’edilizia, come piastrelle, intonaci e malte, ricavati da pneumatici fuori utilizzo (PFU in gergo) e cavi elettrici dismessi, saranno realizzati nell’ambito di due progetti del valore complessivo di oltre 1,1 milioni di euro che vedono ENEA collaborare con l’Università della Calabria e due aziende calabresi. Si tratta dei progetti PFU PREDECORE, coordinato dalla società Gatim srl e PVC UpCycling coordinato da R.ED.EL. srl.

Il progetto PFU PREDECORE (PRemiscelati per l’EDilizia ECOcompatibili e a Risparmio Energetico) mira a realizzare intonaci malte e colle con premiscelati a base di PFU in sostituzione di un materiale aggregante tradizionale come la sabbia. Le attività consisteranno nella caratterizzazione fisica, chimica e meccanica dei manufatti, valutazione di durabilità e proprietà isolanti e allestimento di un impianto pilota su scala semi-industriale.
“L’importanza di questo progetto è duplice: da una parte consente di ottenere prodotti a basso impatto ambientale, caratterizzati da una matrice ad elevate prestazioni. Dall’altra offre la possibilità di incrementare notevolmente il valore economico del materiale PFU, aumentando di conseguenza la domanda e, quindi, valorizzando l’intera filiera che si occupa del recupero/trattamento”, sottolinea la responsabile ENEA del progetto Maria Bruna Alba.
Le attività sperimentali condotte presso i laboratori ENEA si sono concentrate sulla definizione della conducibilità termica e dell’isolamento acustico al fine di valutare le proprietà isolanti dei prodotti ottenuti. “Le caratteristiche termoacustiche dei manufatti realizzati con PFU sono risultate ampiamente soddisfacenti. Per quanto riguarda la capacità di isolamento termico, i campioni analizzati sono risultati di pari caratteristiche rispetto ad analoghi intonaci e malte isolanti presenti sul mercato. Dal punto di vista dell’isolamento acustico, invece, i manufatti realizzati con PFU si sono dimostrati più performanti, migliorando l’abbattimento acustico del 9%”, aggiunge Maria Bruna Alba.
Il secondo progetto, denominato PVC UpCycling, prevede di realizzare prodotti edili a basso impatto ambientale con PVC recuperato da cavi elettrici dismessi. Tre i principali ambiti: i rivestimenti per pavimentazioni esterne (piastrelle in PVC su massetto esistente), i piazzali carrabili (massetto armato con malta miscelata con granuli di PVC) e green parking (blocchi a spessore in PVC riciclato e giunti strutturali in PLA stampati in 3D).
L’ENEA ha sviluppato malte cementizie contenenti PVC riciclato studiandone gli aspetti meccanici, termici e di assorbimento dell’acqua. Inoltre ha realizzato prototipi in PVC e resina poliuretanica per il settore edilizio, conducendo test di durabilità, resistenza e tenuta del colore rispetto alla radiazione solare.
“In questo progetto mettiamo in campo le linee programmatiche prioritarie di ENEA, quali la valorizzazione, gestione e salvaguardia dell’ambiente, il recupero e riutilizzo di materiali in processi ecosostenibili e l’efficienza energetica, supportando aziende come R.ED.EL. che si prefiggono il triplice obiettivo di migliorare l’efficienza del sistema produttivo, ampliare il proprio mercato con nuovi prodotti e potenziare la propria competitività sul lungo periodo”, spiega il ricercatore ENEA Corradino Sposato.

Migliorare il riutilizzo dei materiali di scarto delle costruzioni per rafforzare la transizione verso un’economia circolare. Questo l’obiettivo del progetto CONDEREFF (Construction & demolition waste management policies for improved resource efficiency), che vede coinvolta l’ENEA e altri 8 partner di 7 paesi (Spagna, Grecia, Francia, Repubblica Ceca, Italia, Austria e Germania). Finanziato dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale, il progetto intende superare le principali criticità che ostacolano la più ampia diffusione dei prodotti derivanti dalla valorizzazione dei rifiuti da costruzione e demolizione (C&D), che rappresentano il 40% del totale dei rifiuti speciali prodotti in Europa. In questo modo sarà possibile offrire alternative all’uso di materie prime vergini, consentendo anche ai paesi partecipanti di migliorare gli obiettivi di riciclaggio e l’efficienza   nell’uso delle risorse.
“Dopo aver analizzato le principali criticità di carattere normativo-procedurale, economico, tecnico e culturale metteremo a disposizione dei partner una metodologia per superarle in funzione delle specificità dei diversi paesi, coinvolgendo stakeholder ed esperti del settore. I risultati di questa attività aiuteranno i decisori politici ad adottare misure specifiche utilizzando le migliori pratiche dei paesi partner in cui l’utilizzo dei rifiuti da C&D è ampiamente praticato”, spiega Antonella Luciano, responsabile per ENEA del progetto.
Nella prima fase di attuazione, in tutti i paesi partecipanti sono stati analizzati il quadro normativo, il potenziale economico dei rifiuti da C&D, le capacità di riciclaggio e le best practice.  “Durante tutta la prima fase del progetto, ENEA ha coinvolto nello studio i principali stakeholder. Ci si è poi confrontati su approcci e migliori pratiche anche attraverso workshop internazionali su specifiche tematiche, come ad esempio quello organizzato a Roma dalla Regione Lazio, con il supporto tecnico di ENEA, sull’utilizzo del Green Public Procurement (GPP) come motore per la gestione efficiente dei rifiuti da costruzione e demolizione. Non è un caso che questo workshop sia stato organizzato dai partner italiani, essendo l’Italia l’unico paese europeo ad aver reso obbligatorio il GPP e ad aver attivato un sistema di monitoraggio”, conclude Antonella Luciano.
Oltre alle autorità pubbliche, destinatarie finali dei risultati del progetto, sono attivamente coinvolti tutti gli attori che si occupano di regolamentazione e gestione dei rifiuti da C&D a vari livelli, come le imprese di costruzione e demolizione, le imprese di riciclaggio, le autorità di controllo, i professionisti e i ricercatori.

La realizzazione di una piscina interrata e di locali annessi in zona vincolata, determinano la creazione di nuova volumetria e integrano interventi di nuova costruzione, necessitano quindi del previo rilascio del permesso di costruire nonché dell'autorizzazione paesaggistica.

FATTISPECIE
Nel caso di specie, il proprietario di un terreno con sovrastante fabbricato e rimessa pertinenziale, insistente su area sottoposta a vincolo paesaggistico ambientale, aveva agito per l’annullamento del provvedimento con il quale l’amministrazione comunale aveva ingiunto la demolizione delle opere abusive realizzate sul suddetto terreno.

Con riferimento al locale ad uso garage e deposito, è stato documentato l’avvenuto rilascio del titolo edilizio in sanatoria nelle more della definizione del giudizio. Inoltre, con riferimento alle opere esterne sostanziatesi nella realizzazione di illuminazione e dell’impianto di irrigazione, il ricorso è stato accolto parzialmente in considerazione del carattere di mero complemento dell’arredo e delle dotazioni essenziali.

Per quanto riguarda invece la realizzazione della piscina interrata e le ulteriori opere di pavimentazione delle aree esterne, realizzazione di muretti e del portico, il Tribunale ha affermato quanto segue.

PRINCIPI GIURIDICI
Occorre una visione di insieme delle opere edilizie, che metta in risalto il collegamento funzionale degli interventi in contestazione, giacché altrimenti parcellizzandoli e considerandoli isolatamente si perde di vista l’entità e l’impatto sul paesaggio e sull’ambiente circostante dell’attività edificatoria posta in essere.

La realizzazione di una piscina interrata e di locali annessi in zona vincolata, integrando interventi di nuova costruzione, necessitano del previo rilascio del permesso di costruire nonché dell'autorizzazione paesaggistica e non sono suscettibili di accertamento di compatibilità paesaggistica ai sensi dell'art. 167 del D. Leg.vo 42/2004, in quanto hanno determinato la creazione di nuova volumetria.

Inoltre, avendo riguardo al profilo urbanistico, non assume rilievo il richiamo al concetto di pertinenza, allorché tutti gli elementi strutturali concorrono al computo della volumetria dei manufatti, siano essi interrati o meno, e fra di essi deve intendersi ricompresa anche la piscina, in quanto non qualificabile come pertinenza in senso urbanistico in ragione della funzione autonoma che è in grado di svolgere rispetto a quella propria dell'edificio al quale accede.

Analogo discorso deve essere seguito anche per le ulteriori opere - di pavimentazione delle aree esterne, realizzazione di muretti, del portico, peraltro di non esigua consistenza, nonché di installazione di pannelli solari - idonee ad incidere sul contesto paesaggistico di riferimento.

CONCLUSIONI:
Alla luce dei richiamati orientamenti giurisprudenziali, la Sent. TAR. Lazio Roma 07/10/2019, n. 11586, ha ritenuto evidente che le suddette opere realizzate dal ricorrente non potevano essere qualificate come interventi di manutenzione straordinaria e di adeguamento funzionale di opere pertinenziali.

 

 

Fonte: Bollettino di Legislazione Tecnica
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In caso di decadenza del permesso di costruire per il superamento dei termini previsti per il completamento della costruzione, non è possibile apportare variazioni al progetto né realizzare la parte non eseguita dell’opera; per completare la costruzione è necessario un nuovo titolo edilizio.

FATTISPECIE E CONTESTO NORMATIVO
Nel caso di specie, era stata impugnata la sentenza del Tribunale amministrativo regionale della Calabria, che aveva accolto il ricorso proposto dal vicino avverso il permesso di costruire rilasciato dal Comune di Reggio Calabria nel 2007 in variante al permesso di costruire del 1997, per la realizzazione di un fabbricato di 5 piani fuori terra oggetto di un provvedimento di “rinnovo” del 2005.

Il parametro normativo per la definizione di varianti cd. essenziali che comportano il rilascio di un nuovo titolo edilizio è costituito dall’art. 32 del D.P.R. 380/2001; mentre l’art 15 del D.P.R. 380/2001 prevede che il termine per l'inizio dei lavori non può essere superiore ad un anno dal rilascio del titolo; quello di ultimazione, entro il quale l'opera deve essere completata, non può superare i 3 anni dall'inizio dei lavori. Decorsi tali termini il permesso decade di diritto per la parte non eseguita, tranne che, anteriormente alla scadenza, venga richiesta una proroga. Inoltre, la realizzazione della parte dell'intervento non ultimata nel termine stabilito è subordinata al rilascio di nuovo permesso per le opere ancora da eseguire, salvo che le stesse non rientrino tra quelle realizzabili mediante segnalazione certificata di inizio attività. Si procede altresì, ove necessario, al ricalcolo del contributo di costruzione.

PRINCIPI DI DIRITTO
In proposito, la Sent. C. Stato 25/09/2019, n. 6424 ha ricordato la differenza tra variante in senso proprio e variante essenziale:
- la variante in senso proprio al titolo edilizio comporta modificazioni qualitative o quantitative di non rilevante consistenza rispetto al progetto approvato, tali da non comportare un sostanziale e radicale mutamento del nuovo elaborato rispetto a quello oggetto di approvazione; pertanto rimangono i termini di efficacia originari del titolo abilitativo e si deve ritenere, pena la violazione della disciplina relativa ai termini di efficacia del titolo edilizio, che la variante non essenziale non possa comunque più intervenire quando siano già scaduti i termini originari;
- mentre la variante essenziale, caratterizzata da incompatibilità quali-quantitativa con il progetto edificatorio originario, sulla base dei parametri indicati dall'art. 32 del D.P.R. 380/2001 costituisce un permesso a costruire del tutto nuovo ed autonomo rispetto a quello originario; in questo caso valgono i nuovi termini indicati nel nuovo titolo.

Inoltre, il Consiglio di Stato ha ribadito che la decadenza del permesso di costruire, intervenuta per il superamento dei termini previsti per la realizzazione della costruzione, comporta la impossibilità di realizzare la parte non eseguita dell’opera a suo tempo assentita, e la necessità del rilascio di un nuovo titolo edilizio per le opere ancora da eseguire. Pertanto, una volta intervenuta la decadenza, chiunque intenda completare la costruzione necessita di un nuovo ed autonomo titolo edilizio, che deve provvedere a richiedere, sottoponendosi ad un nuovo iter procedimentale, volto sia a verificare la coerenza di quanto occorre ancora realizzare con le prescrizioni urbanistiche vigenti nell’attualità, sia, se del caso a provvedere al ricalcolo del contributo di costruzione.

CONCLUSIONI
Il Consiglio di Stato ha ritenuto che risultasse evidente dalla documentazione agli atti di causa e dalla relazione del consulente tecnico nominato nel giudizio di primo grado che il permesso di costruire del 2007 fosse del tutto autonomo dal precedente. Ciò risultava in fatto sia dalla nuova istruttoria effettuata dall’Amministrazione sia dalle sostanziali modifiche di sagoma, di prospetti e di cubatura introdotte rispetto al progetto originario.

Nella fattispecie concreta, la configurabilità di una variante era esclusa anche dalla circostanza che la concessione edilizia rilasciata il 30 gennaio 1997 (che prevedeva i termini di 12 mesi per l’inizio dei lavori e di 36 mesi per l’ultimazione dalla data del rilascio) era scaduta senza che fossero mai stati completati i lavori né concessa una proroga prima della scadenza del titolo, aveva quindi perso efficacia il 30 gennaio 2000.
L’immobile non era stato realizzato nel termine previsto dall’originario titolo edilizio; infatti l’atto del 22 novembre 2005 di “voltura e rinnovo” della concessione aveva fatto riferimento, quale presupposto per la sua adozione, “al ritardo sulle lavorazioni dovuto alla particolare complessità delle opere geotecniche”; a tale data, quindi, i lavori non erano ancora terminati.

Pertanto, la disciplina dell'art. 15 del D.P.R. 380/2001 comporta che a seguito della concessione edilizia del 30 gennaio 1997, scaduta senza che fosse presentata alcuna richiesta di proroga prima della scadenza, in alcun modo si potesse configurare una variante; né, in difetto di proroga tempestiva, avrebbero potuto essere salvati gli effetti di un titolo edilizio già scaduto.

Applicando i suddetti principi al caso di specie, il Consiglio di Stato ha ritenuto che il titolo edilizio del 1997, per il quale non era stata richiesta alcuna proroga nei termini di efficacia, era scaduto alla data del 30 gennaio 2000. Il provvedimento “di voltura e rinnovo” del 22 novembre 2005 non poteva che essere qualificato come una proroga, ma priva di effetti in quanto intervenuta su un titolo edilizio già scaduto. Il permesso di costruire dell’8 ottobre 2007 era quindi un nuovo titolo edilizio autonomamente impugnabile.

 

 

Fonte: Bollettino di Legislazione Tecnica online
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Un “biomattone” in materiale composito a basso impatto ambientale, ideale per un clima caldo temperato come il nostro, in grado di mantenere in casa una temperatura media di 26 gradi in estate evitando così il ricorso alla climatizzazione. È uno dei risultati dello studio condotto da ENEA e Politecnico di Milano nell’ambito del progetto “Riqualificazione energetica degli edifici pubblici esistenti: direzione nZEB”, finanziato dalla Ricerca di Sistema Elettrico del Ministero dello Sviluppo Economico.

Ricavato da una miscela di calce e canapulo, lo ‘scarto’ legnoso della canapa, il materiale abbina alte prestazioni energetiche, traspirabilità, ottime capacità isolanti, protezione dall’umidità e comfort. Oltre alla valutazione delle prestazioni ambientali del “calcecanapulo” mediante l’analisi del ciclo di vita (LCA), i ricercatori hanno effettuato dapprima prove in laboratorio in camera climatica a 23° e a 35° e successivamente anche una campagna di misure “in situ”, in Sicilia e in Veneto, su edifici realizzati con le stesse tecnologie.

Costruire e riqualificare il patrimonio edilizio nazionale in un’ottica green potrebbe migliorare l’efficienza energetica nell’edilizia dei paesi a clima caldo-temperato, caratterizzati dall’elevato fabbisogno di energia nei periodi estivi, e far risparmiare il 50% di energia: in questo contesto gli edifici svolgono un ruolo chiave in quanto sono responsabili di buona parte del consumo energetico nazionale. secondo studi ENEA, infatti, i consumi energetici delle abitazioni in Italia sono responsabili del 45% delle emissioni di CO2.

“Lo studio ha evidenziato nel complesso un bilancio ambientale molto positivo per quanto riguarda l’impronta di carbonio: in pratica la parete in blocchi in calcecanapulo funziona come un sistema in grado di sottrarre CO2 dall’atmosfera e tenerla bloccata per un tempo sufficientemente lungo”, sottolinea Giovanni Dotelli del Politecnico di Milano. “Inoltre dai primi dati sperimentali emerge la buona performance termoigrometrica della parete che, indipendentemente dalle oscillazioni di umidità e temperatura esterne, si assesta su valori interni constanti, senza l’utilizzo di condizionatori e per l’intero periodo di misura effettuato nei mesi più caldi”, aggiunge Patrizia Aversa, del Centro Ricerche ENEA di Brindisi.

Per definire e calibrare modelli matematici in grado di prevedere il comportamento termoigrometrico di edifici in condizioni climatiche reali, i risultati della sperimentazione sono stati poi confrontati con quelli ottenuti attraverso le simulazioni numeriche.

“Per il mercato italiano dell’edilizia, l’introduzione delle normative in ambito energetico[1] ha rappresentato un forte stimolo a innovare materiali e componenti per garantire prestazioni più elevate in linea con i nuovi standard”, spiega Vincenza Luprano, ricercatrice del Centro Ricerche ENEA di Brindisi. “La canapa, come materiale naturale, e i suoi sottoprodotti agricoli, hanno un ruolo importante per la nascita di nuove filiere, incentivate anche da leggi nazionali, per l’ampia disponibilità sul territorio e per il basso impatto del ciclo produttivo sull’ambiente, in un’ottica di economia circolare”, aggiunge Luprano.

I risultati di questa ricerca sono stati recentemente presentati al convegno internazionale Resilient Built Environment for Sustainable Mediterranean Countries (SBE 2019) organizzato dal Politecnico di Milano in collaborazione con le organizzazioni internazionali International Council for Research and Innovation in Building and Construction (CIB), International Initiative for a Sustainable Built Environment (IISBE), United Nations Environment Programme (UNEnvironment) e International Federation  of Consulting Engineers (FIDIC).

L’inquinamento atmosferico (outdoor e indoor) è il principale fattore di rischio ambientale per la salute della popolazione mondiale: “Tra il 1930 e il 2000 la produzione globale di sostanze chimiche immesse nell’ambiente è aumentata da 1 a 400 milioni di tonnellate l’anno e negli ultimi 50 anni l’uomo ha immesso nell’ambiente circa 80 mila nuove sostanze chimiche” (fonte Edilteco). Se poi pensiamo che la produzione di queste sostanze favoriscono anche il fenomeno del surriscaldamento globale (tema attualissimo in tutto il mondo), l’esigenza di trovare soluzioni in controtendenza è sempre più forte.  Troppo spesso l’attenzione si concentra sui prodotti per la casa che utilizziamo, sulla qualità dei vestiti e dei materiali d’arredamento, senza badare troppo a cosa è stato applicato sulle pareti della nostra casa. Si, perché in realtà, quello che i nostri imbianchini applicano sulle pareti di casa, è determinante per la nostra salute e quella dei nostri cari, perché si tratta di sostanze che inaliamo costantemente e a cui siamo esposti, giorno e notte.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha invitato le Categorie delle professioni tecniche ad inserire nei piani formativi materie relative alla “salute – salubrità- confort- benessere negli edifici” per far fronte al fenomeno dell’inquinamento indoor che miete ogni anno sempre più vittime, sensibilizzando progettisti, clienti, ma soprattutto gli applicatori, a cui si chiede particolare attenzione. Intervenire con idonei sistemi costruttivi e l’utilizzo di materiali salubri selezionati, curare, permette un risparmio in termini di vite umane, di spesa sanitaria pubblica, con il conseguente rilancio di una edilizia salubre e sostenibile a vantaggio dell’ambiente e del cittadino.

Interessante vedere come il mercato del colore sia sempre più attento a questi temi, e conoscere il punto di vista delle realtà che mettono al primo posto la salvaguardia dell’ambiente e dei suoi abitanti, è importante per una scelta consapevole nell’utilizzo dei prodotti.

CONOSCERE I NEMICI DELLA TUA SALUTE E DELL’AMBIENTE

Una delle minacce più consistenti alla salute di chi vive negli ambienti confinati è data dalla presenza di elevate concentrazioni di formaldeide. La formaldeide in reazione con l’urea è impiegata come vernice collante di pannelli in legno di truciolato, è contenuta nei pannelli fonoassorbenti dei controsoffitti, nelle pareti divisorie degli uffici open space e in passato in molte tipologie di vernici e pitture. Altro termine che fa paura nel mondo delle finiture è la sigla VOC (acronimo di Composti Organici Volatili). Tra i principali responsabili dell’inquinamento indoor nelle nostre case, i VOC possono essere presenti in pitture, vernici e altri prodotti da applicare a parete. Possono essere dei veri e propri killer silenziosi, come testimoniano i dati e le rilevazioni di numerosi enti e organismi internazionali. Muffe e umidità sono un’altra vera e propria piaga in alcune abitazioni, e in pochi sanno che i fattori (quasi sempre combinati) possono generare patologie anche gravi negli abitanti della nostra casa.

Non solo sostanze chimiche: il ruolo di luce e colore
La scelta della corretta illuminazione e del colore con cui tinteggiare le pareti non è banale. Spesso viene relegata ad argomento di secondaria importanza, ma per garantire una casa davvero salubre, anche questi aspetti sono fondamentali e vanno affrontati con il medesimo rigore scientifico di altri temi progettuali. Per questo motivo il comparto delle aziende del settore Pitture e Vernici ha un ruolo chiave nel processo di realizzazione del sistema edificio salubre. Sempre più studi professionali stanno approfondendo il tema della progettazione del colore, analizzando quelle che sono le ripercussioni di questo mondo sullo stato d’animo delle persone.

 

 

Fonte: FEL - Edilizia Leggera

Teramo. “A tre anni dal sisma che ha colpito Marche, Lazio e Molise, e a dieci anni dal terremoto dell’aquilano, ci sono ancora paesi in cui non parte la ricostruzione 2009 e si accumulano ritardi, tant’è che si ipotizzano decenni per il ritorno alla normalità.” E’ quanto sottolinea l’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Teramo, tramite il suo presidente, Architetto Raffaele Di Marcello.

“Tra avvicendarsi di commissari (a proposito, il prossimo Governo cosa farà in merito?), ordinanze e leggi, subcommissari, sottosegretari con delega alla ricostruzione, tavoli di lavoro, ecc. si potrebbe pensare il quadro della situazione sia chiaro e, invece, c’è ancora chi si ostina a trovare in presunti errori dei tecnici le cause dei ritardi nella ricostruzione – afferma l’Arch. Di Marcello – Eppure le nostre richieste sono state, fin dall’inizio, chiare, così come totale è stata la disponibilità di Ordini e Collegi professionali. Con l’allora direttore dell’USR D’Alberto avevamo concordato incontri periodici presso le sedi degli Ordini e una faq online proprio per chiarire eventuali criticità nella presentazione delle pratiche. Ma ad oggi leggiamo di presunte inesattezze senza che sia chiaro se siano dovute a singole “incapacità” dei tecnici o a criticità ricorrenti. Gli Ordini sono Enti preposti alla tutela dell’utilità pubblica della professione; gradiremmo che l’USR ci segnalasse se ci sono errori in modo che si possa intervenire, se di nostra competenza. Se invece questi derivano dalla complicata macchina organizzativa che, a tre anni dal sisma, vede ancora la necessità di Ordinanze per disciplinare punti oscuri e, addirittura, di una nuova struttura di “supertecnici”, allora qualcuno si faccia delle domande e si dia, in tempi brevi, le risposte che tutti noi attendiamo”.

“Basterebbe farsi un giro per le nostre montagne – continua il presidente dell’Ordine – per accorgersi che in provincia di Teramo, e in buona parte del cratere aquilano, la ricostruzione post sisma 2009 ancora langue. Se ci aggiungiamo gli effetti del sisma 2016, e i ritardi conseguenti, possiamo immaginare quale futuro hanno le nostre aree interne.”

“Siamo stufi di subire attacchi strumentali – evidenzia Di Marcello – mentre le richieste degli Ordini, a tutti i livelli, vengono ignorate. Architetti, Ingegneri, Geologi, Geometri e tutti i tecnici del territorio hanno sempre dato il loro contributo, nell’emergenza e nella fase di ricostruzione. Ma la loro dignità umana e professionale deve essere rispettata. Il nuovo Governo, qualunque esso sia, deve ideare, subito, una struttura permanente che si occupi del post emergenza, formando i tecnici degli Enti Locali e delle strutture ministeriali in modo che possano operare nelle fasi di ricostruzione, senza, ogni volta,
dover ricorrere a professionalità da reperire a tozzi e bocconi, senza certezze di stabilità e retribuzione (ad oggi, negli USR, operano con le stesse competenze, tecnici con contratti, e retribuzioni, molto diverse tra di loro), spesso prive della necessaria formazione. I nostri territori hanno aspettato anche troppo, e il terremoto non segue i tempi della politica: un’emergenza potrebbe riproporsi a breve… tireremo fuori altre norme e diverse procedure?”

“Nell’anniversario del sisma un pensiero doveroso va alle vittime e ai loro familiari – conclude il presidente dell’Ordine degli Architetti – Anche per loro vogliamo norme e tempi certi, e pretendiamo, da cittadini prima ancora che da tecnici, che ognuno si assuma la propria responsabilità”.



fonte: cityrumors.it

Gli imprenditori spingono sulla trasformazione digitale, ma temono la burocrazia e i tempi giudiziari

Nel 2018 la filiera dell’edilizia, considerando tutto l’indotto, ha mostrato alcuni segnali di ripresa (+0,7/0,8% vs 2017). Un trend velatamente positivo confermato nel I semestre 2019 anche dalle imprese che si occupano di produzione e distribuzione di prodotti per l’edilizia. Un settore che vede gli imprenditori soddisfatti dell’andamento attuale della propria azienda, ottimisti sul futuro del mercato e particolarmente attivi sul fronte della trasformazione digitale. I principali risultati? Fatturato in crescita (per il 49% del campione), trainato dalla domanda proveniente dalle ristrutturazioni, e previsioni di chiusura positive per l’anno in corso; occupazione stabile o in aumento (per il 90%); export sempre più determinate (il 69% esporta) e portafoglio ordini adeguato (per il 62%).
Sono questi alcuni dati emersi dall’Osservatorio realizzato da Senaf in previsione di SAIE Bari, la fiera biennale delle tecnologie per l’edilizia e l‘ambiente costruito 4.0 (24-26 ottobre 2019, Nuova Fiera del Levante di Bari), la manifestazione nata con l’obiettivo di diventare il punto di riferimento del Centro e Sud Italia e del bacino del Mediterraneo.

Nella prima metà del 2019, rispetto allo stesso periodo del 2018, quasi la metà (49%) delle imprese di produzione e distribuzione di prodotti edili hanno registrato una crescita del fatturato (in calo, invece, per il 24% delle imprese), e quasi tutte hanno mantenuto (56%) o incrementato (34%) l’occupazione. Positive anche le attese per la chiusura dell’anno in corso, con il 68% che si aspetta un ulteriore incremento dei ricavi e solo il 15% una contrazione.
Tra i settori di sbocco maggiormente performanti si evidenzia quello delle ristrutturazioni (è anche il settore che impatta maggiormente sui ricavi totali), in crescita per il 51% del campione, mentre l’attività rivolta alla Pubblica Amministrazione risulta in flessione per il 48%.
L'export si conferma fattore di traino, con quasi 7 imprese su 10 (69%) che dichiarano di esportare i propri prodotti e servizi. Circa un terzo di esse fattura all’estero addirittura il 25% del totale. Per un altro terzo delle aziende, invece, il fatturato estero non supera il 10% del giro d’affari. In generale Chi esporta punta prevalentemente verso gli Stati europei (96%), seguiti dall’Asia (40%), dal Medio Oriente (36%) e dalla Russia (36%).

Il clima di fiducia è anche l’espressione del momento favorevole vissuto da tanti imprenditori. A livello generale, infatti, la maggior parte delle aziende definisce molto (54%) o mediamente (36%) soddisfacente il proprio andamento attuale (solo il 9% non ne è appagato). Le imprese più soddisfatte sono quelle di medie dimensioni, del Nord-Ovest e che producono macchinari o tecnologie. Inoltre, il portafoglio ordini è giudicato adeguato ai propri livelli di sostenibilità finanziaria (dal 62% delle imprese) e per quasi sette imprenditori su dieci, attualmente, il settore è in una fase di ripresa (23%) o comunque stabile (54%). Per il 23%, invece, il sentiment resta negativo. Meno dubbi sul futuro del mercato, con tanti (62%) convinti del suo sviluppo nei prossimi 3 anni.

Non mancano, però, alcune criticità che potrebbero limitare la crescita delle imprese. Il fattore principale temuto dagli imprenditori è rappresentato dalla burocrazia e dai tempi giudiziari lunghi in caso di controversia (per il 79%). Seguono, seppur in modo più contenuto, gli aspetti fiscali (57%), l’incertezza normativa (57%), e la forte concorrenza nel mercato (50%).

Un altro capitolo importante è quello della trasformazione digitale. Se nel manifatturiero si è già avviato un importante processo di innovazione e digitalizzazione, anche in questi comparti dell’edilizia gli imprenditori guardano al futuro, orientandosi sempre più verso il concetto di fabbrica intelligente. Un processo di cambiamento che negli ultimi anni ha già trasformato molto o abbastanza 4 aziende su 10, mentre solo il 22% è ancorato ai vecchi standard. Con riferimento agli investimenti in nuove tecnologie o processi innovativi, ad oggi le aziende hanno introdotto principalmente soluzioni per la sicurezza informatica (76%) e la connettività (65%), seguite dal cloud computing (44%), dalla robotica collaborativa (32%) e dall’Internet of Things (27%). L’intelligenza artificiale e la realtà aumentata, al momento poco impiegate, sono quelle che verranno maggiormente introdotte entro il 2020 (rispettivamente dal 19,3% e dal 18,6% delle aziende).

Qual è il ruolo della pubblica amministrazione? Circa un terzo dichiara di lavorare con la PA, ma se da un lato le aziende non riscontrano criticità nel recupero crediti e nella trasparenza, dall’altro si lamentano dell’iter burocratico e degli investimenti pubblici. In merito alle misure varate dal Governo per rilanciare il settore delle costruzioni, il 39% le giudica discrete, ma molti (54%) avrebbero preferito un piano maggiormente strutturato. Solo il 7,1% le valuta molto positivamente. Tra gli incentivi adottati, l’eco-bonus è senza dubbio quello più apprezzato.

“I dati dell’Osservatorio mostrano quanta voglia di ripartire abbiano le imprese di produzione e distribuzione di prodotti per l’edilizia” – commenta Emilio Bianchi, Direttore Generale di SAIE Bari –. “Gli imprenditori si definiscono soddisfatti della situazione attuale e sono ottimisti sul futuro, segno evidente di un cambiamento di approccio che fino a poco tempo fa era impensabile. Inoltre, molte imprese hanno già avviato un percorso di trasformazione digitale che coinvolge tutti i comparti dell’azienda, ma non bisogna trascurare le richieste per aiutarle a essere più competitive, come una minore burocrazia e tempi giudiziari più brevi. In questa fase, il principale canale di sbocco è quello delle ristrutturazioni dell’esistente, ed è per questo che all’interno di SAIE Bari i professionisti troveranno non solo i prodotti più innovativi, ma anche logiche progettuali, le innovazioni tecnologiche e le tecniche gestionali e costruttive per rispondere in modo puntuale alle richieste del mercato.”

La manifestazione SAIE Bari, che si rivolge al mercato del Centro e Sud Italia e al bacino del Mediterraneo, mostrerà le innovazioni della filiera delle costruzioni, grazie alle aree dimostrative, workshop e convegni. Le iniziative speciali in programma a Bari, a partire dalle Piazze dell’Eccellenza, offriranno una panoramica su materiali, macchine, impianti, sistemi produttivi e tecnologie del settore. Visitatori e aziende avranno così la possibilità di “toccare con mano” le case history di successo e di entrare in contatto con i principali attori della filiera, scoprendo come viene progettato e realizzato un prodotto di “eccellenza”.

Per maggiori informazioni su SAIE Bari www.saiebari.it.


Nota metodologica: l’indagine è stata condotta da GRS Research & Strategy su un campione di aziende italiane operanti nel settore edilizio utilizzando una metodologia mista CAWI (Computer Assisted Web Interviewing) e CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing). Sono state raccolte 308 risposte, un campione casuale, statisticamente significativo, caratterizzato da una distribuzione territoriale allineata a quella dell’universo di partenza. L’indagine si è svolta nel mese di giugno 2019.

Aumentano le imprese (+1%) e gli occupati (+1,2%). Bari la città con più imprese e lavoratori, Brindisi si distingue per dinamicità

I dati di Cassa Edile Bari fanno ben sperare, ma la strada è ancora lunga. Per incoraggiare la filiera e premiare le eccellenze ecco i Cassa Edile Awards, protagonisti di SAIE Bari 2019

MILANO – Nel 2018 il settore delle costruzioni in Puglia è in lieve ripresa. Rispetto all’anno precedente è leggermente aumentato il numero di imprese edili (10.563; +1%) e di lavoratori occupati in questo comparto (41.071; +1,2%). Piuttosto stabile, invece, il totale dei salari erogati, che si attesta a quota 323,3 milioni di euro (-0,2%). A mostrarlo sono i dati di Cassa Edile Bari elaborati da Senaf in occasione di SAIE Bari, la nuova edizione della fiera biennale delle tecnologie per l’edilizia e l’ambiente costruito 4.0. In questo contesto ancora debole ma in miglioramento, SAIE Bari, che si terrà dal 24 al 26 ottobre 2019 presso la Nuova Fiera del Levante, diventa la vetrina ideale per stimolare ulteriormente la crescita non solo della Puglia ma di tutto il Centro e Sud Italia e del bacino del Mediterraneo.

In Puglia, a livello provinciale, è Bari la città col maggior numero di imprese (4.034), pari al 38% del totale regionale. Seguono Lecce (2.920), Foggia (1.546), Brindisi (1.093) e Taranto (970). A distinguersi per dinamicità è Brindisi, le cui imprese edili sono aumentate del +14,3% rispetto al 2017, seguita da Bari (+1,5%). In diminuzione, invece, il numero di aziende a Lecce (-1%), Foggia (-2,1%) e Taranto (-2,9%).

Bari la classifica dell’occupazione, con 19.117 lavoratori impiegati nel settore (il 47% del totale regionale). Più indietro Lecce (7.366), Foggia (6.377), Taranto (4.324) e Brindisi (3.887). Brindisi tuttavia è la città che ha visto crescere maggiormente la forza lavoro (+3,8%), poco più di Bari (+3,2%). L’occupazione riporta il segno positivo anche a Lecce (+0,7%), mentre è in calo a Foggia (-0,4%) e Taranto (-5,7%). Per quanto riguarda il livello salariale, il capoluogo è anche l’unica provincia a registrare una crescita (+4,4%), mentre risulta in calo nelle altre province: Brindisi (-0,2%), Foggia (-1,7%), Lecce (-4,9%) e Taranto (-7,9%).

Per supportare il comparto e premiare le eccellenze, all’interno di SAIE Bari, verranno assegnati i Cassa Edile Awards, una serie di premi dedicati ai protagonisti del settore edile che si sono contraddistinti per i loro comportamenti virtuosi. Tre, in particolare, i criteri di assegnazione del riconoscimento: la regolarità contributiva delle imprese, l’impegno e la motivazione nel lavoro mostrata dagli operai e la correttezza degli adempimenti dei consulenti del lavoro. SAIE Bari ospiterà dunque una serata di gala che premierà imprese, operai e tutti loro che quotidianamente contribuiscono allo sviluppo di un sistema imprenditoriale etico e sostenibile.

“Siamo convinti che la filiera delle costruzioni possa giocare un ruolo fondamentale per la ripresa economica” – ha dichiarato Nicola Bonerba, Presidente di Cassa Edile Bari e Presidente di Ance Puglia. “E siamo ancor più convinti che SAIE Bari rappresenti la cornice ideale per esaltare le imprese sane ed in regola e per celebrare i tanti esempi positivi del comparto. È proprio questa la finalità dei Cassa Edile Awards: sostenere il settore premiando le aziende, insieme alle rispettive maestranze e le risorse umane, che rappresentano un autentico fiore all’occhiello per il Paese intero”.

I Cassa Edile Awards sono solo una delle tante iniziative speciali previste per SAIE Bari. La manifestazione, che si articolerà in quattro percorsi (Gestione Edificio e riqualificazione edilizia; Impianti tecnici in edilizia; Trasformazione urbana, Infrastrutture e territorio; Digitalizzazione e BIM), ospiterà alcune aree interamente dedicate alle eccellenze della filiera. Tra queste, la Piazza dei Materiali Costruttivi, dove verranno mostrate le nuove soluzioni costruttive in grado di unire sicurezza, convenienza e sostenibilità, e la Piazza del Serramento Innovativo, incentrata sui temi delle trasparenze, dell’isolamento e della digitalizzazione. Una menzione a parte la merita l’area dedicata al tema dell’Edificio Salubre, in cui saranno mostrati prodotti, tecnologie e sistemi di ultima generazione volti a ottimizzare le prestazioni degli edifici e aumentare il comfort degli ambienti.

“I dati di Cassa Edile Bari devono incoraggiare la filiera a continuare lungo questo percorso di ripresa” – ha dichiarato Emilio Bianchi, Direttore Generale di SAIE Bari. “Per farlo occorre aprirsi al dialogo con esperti, con professionisti e con le altre imprese. SAIE Bari vuole essere il luogo in cui tutti gli operatori del settore delle costruzioni possano esibire il loro know-how e il loro bagaglio d’esperienza, alla costante ricerca di nuovi prodotti, tecnologie e servizi per l’edilizia. Il nostro è un comparto in continua trasformazione e in tutto il Centro-Sud Italia non c’è opportunità migliore di SAIE Bari per capire l’evoluzione del settore, creare nuove occasioni di business e networking e celebrare, come faremo con i Cassa Edile Award, le tante eccellenze di questa terra”