Arriva dalla Russia questa printer in grado di spingersi teoricamente fino a 80 metri di altezza per rivoluzionare il segmento delle grandi costruzioni

La più grande stampante 3D edilizia, ossia per grandi costruzioni, arriva dalla Russia ed è in grado di realizzare un edificio fino a sei piani tutto in una volta. Forse non tutti sanno che le 3D printer stanno trovando una importante e quasi rivoluzionaria applicazione proprio in questo ambito.

D’altra parte per ottimizzare i tempi e ridurre i costi è da tempo che si utilizzano elementi prefabbricati che poi vengono assemblati in loco. Ma con le stampanti 3D per uso edilizio si utilizza la stessa procedura di quelle industriali – se non quelle casalinghe – applicate, però, alle grandi dimensioni.

E per grandi dimensioni intendiamo un condominio, con il vantaggio di una considerevole quantità di tempo e risorse salvate. Inoltre, possono procedere a sostenuta velocità e con grande precisione e autonomia.

Come funziona la stampante 3d edilizia – Chiamata AMT-SPETSAVIA S-500, questa stampante 3D non rivela la propria funzione se si osserva di sfuggita, visto che è costituita da una struttura metallica con quattro pali di sostegno e un componente che si muove in verticale. Il vero e proprio erogatore di cemento è piazzato su una barra che può muoversi in tre dimensioni e che può andare a rilasciare qualcosa come 2,5 metri cubi di materiale ogni ora.

Il dispositivo può lavorare su un volume di 11,5 x 11 x 15 m, ma c’è un interessante orizzonte ancora da esplorare perché tecnicamente può estendere la propria operatività fino a un massimo di 80 metri di altezza. Considerando ogni piano circa 3 metri, questo vuol dire che il performante supporto edilizio potrebbe arrivare a realizzare un edificio di ben 26 piani. Basta fare due calcoli per capire che siamo già nel segmento dei grattacieli.

C’è anche una stampante più compatta chiamata S300 che opera in 11,5 x 11 x 5,4 m di volume e può realizzare edifici fino a un massimo di due piani su una superficie di 120 metri quadri.

Le potenzialità delle stampanti 3d edilizie – Il direttore generale del progetto Alexander Maslov, ha commentato: “Abbiamo sempre cercato una soluzione per la costruzione di edifici multipiano e adesso possiamo dichiarare con sicurezza che questa soluzione esiste. Durante lo sviluppo abbiamo considerato le richieste delle società edilizie al contempo mantenendo l’affidabilità intrinseca delle nostre apparecchiature, facilità di gestione e manutenzione“.

Il debutto delle due stampanti 3d per costruire palazzi è atteso per fine anno. Il futuro dell’edilizia sarà sempre più intrecciato con quello delle stampanti 3D di grandi dimensioni. Sono già numerosi i precedenti di modelli in grado di costruire piccole abitazioni e edifici a un piano. Ma non solo, c’è un progetto italiano che va addirittura a utilizzare i materiali più poveri come il fango per creare ripari ad esempio istruzioni di emergenza.

I rifiuti industriali lapidei e le ceneri volatili delle centrali termoelettriche si trasformano in nuovi materiali da riutilizzare in edilizia, nell’arredamento e nell’artigianato artistico, diventando così una risorsa economica. È il piccolo miracolo di riciclo che si realizza con “Da scarti di lavorazione a prodotti a elevato valore aggiunto: conglomerati di marmo per la bioedilizia – Progetto Cluster Biomarmo“, promosso e finanziato da Sardegna Ricerche e coordinato dall’Università di Sassari applicando concetti di bioeconomia, chimica verde e bioedilizia per l’utilizzo e la valorizzazione degli scarti industriali.

Il progetto prenderà il via venerdì 13 luglio con la presentazione delle procedure adottate, che saranno illustrate nell’aula magna del complesso didattico di via Vienna da Alberto Mariani, docente dell’Università di Sassari e responsabile scientifico di “Biomarmo”. Il progetto sarà realizzato grazie alla collaborazione tra il Dipartimento di Chimica e Farmacia dell’Università di Sassari e tredici aziende del territorio che operano nel settore lapidei.

Fonte sardiniapost

Le finestre fotovoltaiche sono delle vere e proprie finestre, costituite da vetri fotovoltaici che possono assorbire i raggi solari per generare l'energia elettrica necessaria a soddisfare il fabbisogno energetico dell’immobili a cui sono applicate.
I vantaggi di questo sistema sono relativi allo spazio risparmiato essendo tutto integrato nel tamponamento della finestra stessa e sicuramente l’immagine tecnologica che si conferisce all’immobile.
I vetri fotovoltaici possono essere confrontati con altri elementi architettonici per l’Involucro edilizio, quali pannelli di rivestimento oppure il vetro stratificato di sicurezza, il granito e marmo, l’ acciaio, etc.. a differenza di quest’ultimi però i vetri fotovoltaici non svolgono semplicemente la funzione di rivestimento, ma producono energia e consentono il controllo della luce naturale per illuminare gli interni, diffondendo i raggi solari in modo uniforme e riducendo sensibilmente effetti di riflesso sui terminali video. Viene quindi drasticamente ridotto il calore prodotto dall'irraggiamento con la conseguenza di abbattere in alta percentuale i costi per l'impianto di raffrescamento esistente.
Le moderne tecniche di lavorazione del vetro, come la stratifica e la tempra, consentono di conferire a questo materiale, percepito come fragile, le caratteristiche di elemento strutturale e di sicurezza, i vetri fotovoltaici si presentano di stile e design differente in base al luogo in cui vengono installate e alla funzione che devono assolvere: possono ricoprire superfici vetrate come lucernari, tetti e facciate;  possono  avere  un aspetto trasparente, semitrasparente o colorato per    adattarsi completamente all'ambiente in cui verranno collocati e permettere una maggiore integrazione architettonica.
Tra le varie tecnologie si prevedono oggi l'utilizzo di gel trasparenti con silicio amorfo, mono o policristallino, applicato sulla superficie del singolo vetro o inserito nell'intercapedine di una vetrocamera.

La Fondazione Inarcassa, con il Consiglio Nazionale degli Ingegneri e il Consiglio Nazionale degli Architetti, con il contributo scientifico del Consiglio Superiore dei Lavori pubblici, del Dipartimento della Protezione Civile, della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane e della Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica, ha istituito la prima Giornata Nazionale della Prevenzione Sismica che si terrà il 30 settembre 2018.

L’iniziativa dall’elevato valore sociale, è stata ideata con lo scopo di migliorare le condizioni generali di sicurezza del patrimonio immobiliare del nostro Paese e soprattutto di chi lo abita, attraverso la divulgazione di una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini della pratica della prevenzione sismica, è stata presentata ufficialmente il 14 giugno a Roma, presso la sala del Parlamentino del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici - Ministero delle Infrastrutture.

Il 30 settembre, in occasione della Giornata celebrativa, prenderà il via la campagna di sensibilizzazione “Diamoci una scossa!”, grazie a centinaia di punti informativi nelle piazze delle principali città italiane a cura degli Ordini provinciali degli Architetti e degli Ingegneri, con l’obiettivo di far conoscere alla collettività l’importanza della sicurezza sismica delle abitazioni e di divulgare il programma di “prevenzione attiva”. Professionisti esperti in materia saranno a disposizione dei cittadini per spiegare in modo chiaro il rischio sismico, le variabili che possono incidere sulla sicurezza di un edificio (modalità costruttive, area di costruzione, normativa esistente al momento della costruzione, etc.) e le agevolazioni previste dal legislatore (Sima Bonus e Eco Bonus).

Migliaia di Architetti e Ingegneri, consapevoli del valore sociale dell'iniziativa e del proprio ruolo, grazie al coordinamento degli Ordini di appartenenza, parteciperanno volontariamente alla campagna di sensibilizzazione "Diamoci una scossa!", la prima nel suo genere in Italia, e saranno a disposizione per effettuare delle visite tecniche informative nel mese di ottobre, per fornire una prima indicazione sullo stato di rischio degli edifici e sulle possibili soluzioni finanziarie e tecniche per migliorarlo a costi quasi zero.

L’iniziativa prevede la partecipazione attiva dei professionisti che nei prossimi giorni riceveranno dall’Ordine di appartenenza un’informativa analitica con le modalità di adesione.

Azione sismica ridotta di oltre l’80% grazie a dispositivi di isolamento sismico molto deformabili in direzione orizzontale che, inseriti tra la parte in elevazione e la fondazione degli edifici, permettono di attutire notevolmente l’energia trasmessa dal terremoto alla struttura. “L’isolamento sismico è una delle tecnologie più avanzate per la protezione dai terremoti e si applica sia su edifici di nuova costruzione che su quelli esistenti”, spiega Paolo Clemente del Laboratorio ENEA Ingegneria sismica e prevenzione di rischi naturali a margine di un evento sulle tecnologie antisismiche nella storia delle costruzioni organizzato in collaborazione con INGV, CNR e Università del Molise. “Con l’inserimento di questi dispositivi alla base - prosegue il ricercatore - la struttura così isolata è in grado di sopportare l’azione sismica senza danneggiarsi e di garantire l’operatività anche in caso di terremoti violenti senza la necessità di interventi di riparazione”.

In particolare, ENEA e Politecnico di Torino hanno brevettato un sistema innovativo di isolamento sismico che punta a preservare gli edifici di particolare valore storico-artistico. “Questo sistema consente di isolare sismicamente la struttura al di sotto delle sue fondazioni, senza toccarla. Una caratteristica  particolarmente importante - sottolinea Clemente – che rende questa tecnologia adatta per la tutela del nostro patrimonio culturale dagli effetti disastrosi dei terremoti”.

L’idea di consentire all’edificio di muoversi rispetto al suolo era già stata studiata e applicata nell’antichità, come dimostrano tecniche di costruzione che hanno consentito di realizzare opere grandiose giunte fino ai nostri giorni. Nell’opera di Plinio il Vecchio ‘Naturalis Historia’, si racconta che il tempio di Diana a Efeso (VI sec a.C.) - una delle sette meraviglie del mondo antico - poggiava su uno strato di argilla mista a carbone e cenere. In questo modo, in caso di terremoto, l’azione sismica non veniva trasmessa integralmente all’edificio perché la struttura poteva subire movimenti orizzontali rispetto al suolo. La stessa tecnica era stata applicata anche in numerosi templi greci e nelle colonie greche del mar Nero e della Magna Grecia; i templi dorici di Paestum, ad esempio, poggiano su un sottile strato di sabbia che separa la fondazione dal suolo. Esempi sono presenti anche in America Latina, dove strutture complesse, fondate con tale tecnica, hanno resistito a forti terremoti nel corso dei secoli.

“Esempi come questo dimostrano che abbiamo molto da imparare dallo studio delle tecniche del passato, i cui principi oggi sono più facilmente applicabili grazie alla disponibilità di moderne tecnologie”, conclude Clemente.

L’ENEA, in collaborazione con l’Istituto per le Tecnologie della Costruzione del CNR, ha reso disponibile la nuova versione di DOCET, il software semplificato per la certificazione degli edifici residenziali esistenti destinato a tecnici e operatori del settore edilizio. Il software, utilizzabile per immobili con superficie fino a 200 m2 non soggetti a ristrutturazioni importanti, consente la redazione dell'attestato di prestazione energetica (APE), il documento che certifica la prestazione e la classe energetica di un immobile e indica gli interventi migliorativi più convenienti.
La novità più importante consiste nella possibilità di trasmissione degli APE ai sistemi informativi predisposti dalle Regioni grazie ad un file di interscambio, generato automaticamente dal software, che consente anche il trasferimento degli APE dai sistemi regionali al Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica a livello nazionale (SIAPE), la banca dati istituita da ENEA al fine di recepire tutti gli APE degli edifici a livello nazionale.

La nuova versione di DOCET, denominata v.3.18.04.50, va incontro alla continua evoluzione del quadro normativo e tecnico del settore e prende in considerazione le norme, i decreti attuativi contenenti prescrizioni e requisiti minimi degli edifici e le nuove linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici. In particolare l’aggiornamento si è reso necessario a seguito dell’implementazione di nuove specifiche tecniche fornite dall’UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione), relative alla determinazione delle prestazioni energetiche e sui dati climatici relativi al riscaldamento e al raffrescamento degli edifici.

Un’ulteriore versione del software è già in fase di sviluppo e prevede che il file generato dal software riporti, oltre alle informazioni contenute nell’APE, anche una serie di dati di input, sulle caratteristiche dell’edificio, e di output, sui risultati di calcolo intermedi e finali.

Fin dalla sua prima versione nel 2007, DOCET si è dimostrato un importante strumento a disposizione di professionisti e operatori grazie ai suoi elementi di forza come riproducibilità delle analisi, interfaccia grafica di facile utilizzo, elevata semplificazione dei dati in input e motore di calcolo rigoroso.

DOCET v.3.18.04.50 è scaricabile al seguente link http://www.docet.itc.cnr.it/

Sap Sistemi, azienda da sempre attenta alle esigenze del mercato in termini di risparmio energetico e di comfort abitativo, ha voluto proporre in questo testo e in progetti futuri, soluzioni per le chiusure edili del futuro.
Gli edifici dovranno essere sempre più autonomi e in grado di fornire ai loro abitanti il sostentamento nutritivo ed energetico. Impianti di raccolta e depurazione dell'acqua saranno posti in copertura per garantire il fabbisogno idrico dei nuovi sistemi di produzione agricola urbana, le urban farm, vere e proprie coltivazioni agricole all'interno degli edifici.
Ma non solo, l'integrazione impiantistica e tecnologica renderà le nostre case delle macchine “vive”, in grado di autoregolarsi per garantire il benessere degli abitanti e tutto funzionerà esclusivamente grazie all'energia da fonti rinnovabili. Le unità abitative potranno essere riconfogirate, grazie a sistemi robotici, in modo flessibile e personalizzato in modo da ottimizzare l'offerta abitativa in funzione alla domanda.
La robotizzazione permetterà inoltre una manutenzione dei sistemi di facciata, l'edificio potrà interagire con l'ambiente esterno, purificando l'aria o accumulando energia.
Facciate parametriche, facciate fotovoltaiche, rivestimenti fotocatalitici, trattamenti per sistemi autopulenti, questi alcune delle proposte Sap per l'involucro edilizio moderno.
Inoltre sono sempre più numerosi i materiali o i componenti edilizi in grado di supportare celle solari e quindi capaci di generare energia sfruttando la radiazione del sole. Non fa eccezione il vetro, con l'integrazione di moduli fotovoltaici all'interno di vetri stratificati o mediante l'applicazione di film trasparenti in grado di generare energia pur consentendo il passaggio della luce. Tra le altre proposte della ricerca si possono poi citare i dispositivi di ventilazione automatica integrati agli infissi che, grazie alla presenza di scambiatori di calore, permettono un adeguato ricambio d'aria senza eccessive dispersioni o ancora l'accoppiamento del vetro con materiali PMC (Phase Change Materials) in grado di accumulare calore nelle ore di soleggiamento e di rilasciarlo durante le ore notturne cambiando fase, da solido a liquido.
Ma l'innovazione passa soprattutto attraverso i meccanismi di gestione e di controllo degli involucri. Gruppi di sensori e centraline computerizzate sono in grado di regolare l'orientamento, l'apertura o la posizione degli elementi di facciata per massimizzarne l'efficienza energetica dell'edificio.
Ancora più innovativi sono i due sistemi di “facciata reattiva”. Il primo è formato da elementi modulari di involucro in grado di ridurre gli inquinamenti dell'aria tramite reazioni fotocalitiche. Il secondo è un sistema di facciata con microalghe che, grazie alla fotosintesi, si moltiplicano generando ossigeno e producendo biomassa che può essere a sua volta convertita in energia.
Serramenti    speciali, sistemi    domotici    avanzati,    frangisole integrati in facciate, queste solo alcune delle proposte Sap per l'involucro edilizio contemporaneo. Già oggi molte di queste soluzioni sono disponibili.

Le nuove norme in materia di contenimento dei consumi energetici, impongono maggiore attenzione nella scelta dei materiali da costruzione in occasione di nuove edificazioni, al fine di consentire all'involucro edilizio di possedere i requisiti termici richiesti a norma di legge.

In questo caso possiamo dire che i tipi di interventi, sono di vario genere e proprio perché già previsti in sede progettuale, non comportano difficoltà di posa o di altro tipo, visto che tutte le operazioni di cantiere, si svolgono seguendo una logica già collaudata.

Per le costruzioni storiche o datate, intervenire ad esempio con un cappotto esterno, comporta diverse problematiche, il rispetto delle forme e tipologie architettoniche, l’adeguamento dei nuovi materiali a quelli preesistenti, condizioni di operatività in cantiere non agevoli, impongono l’adozione di soluzioni di facile applicabilità e con costi non eccessivi.

Per soddisfare queste necessità, esistono in commercio prodotti specifici, come quelli prodotti da aziende come Cabox ,con la linea Dekorbau.

Dekorbau in particolare ha ideato oltre a tutta una serie di prodotti  che vanno dalle modanature di vario genere fino ai materiali per la realizzazione di cappotti esterni, un particolare sistema di cappotto faidate denominato Dekorcap.

Il sistema Dekorcap si rivela estremamente utile in tutte quelle situazioni dove occorrono interventi rapidi economici di sicura efficacia. Il sistema cappotto è molto semplice, esso consiste fondamentalmente nel posare delle mattonelle di varie dimensioni (da 50 a 120 cm di lunghezza) in EPS ad alta densità preintonacate, in modo da formare un’isolamento a cappotto anche decorativo.

A differenza del cappotto tradizionale non richiede manodopera specializzata e ciò comporta una notevole riduzione dei costi. Il materiale da utilizzare è disponibile in varie misure anche su richiesta della committenza, per particolari esigenze di cantiere.

Fasi esecuzione del cappotto Faidate DEKORCAP
L’esecuzione del cappotto faidate sinteticamente si svolge attraverso le seguenti fasi:
- applicazione del collante  sul pannello, incollaggio del pannello  alla parete e infine sigillatura delle fughe con idoneo sigillante acrilico;
- a sigillatura ultimata, si consiglia di dipingere la parte trattata con una  una pittura elastomerica, avente colorazione a scelta tra quelle disponibili.

Queste operazioni sono eseguibili da personale non specializzato su pareti di piccole/medie dimensioni prive di fori da contornare (anche se Cabox ha eseguito lavori di migliaia di mq), garantendo in questo modo l’isolamento di parti dell’edificio più esposte alle intemperie o a forti soleggiamenti.

(ANSA) - MILANO, 16 APR - La giunta regionale della Lombardia ha deliberato lo stanziamento di 103 milioni di euro per interventi di edilizia sanitaria. Lo hanno riferito il governatore Attilio Fontana nel corso della conferenza stampa del dopo giunta. "Attraverso il provvedimento approvato oggi destiniamo 75 milioni di euro ad Ats, Asst, Irccs e Areu per interventi di ammodernamento delle apparecchiature tecnologiche, incremento dei livelli di sicurezza e comfort delle strutture, e miglioramento dell'offerta sanitaria sul territorio" ha spiegato l'assessore regionale Giulio Gallera, aggiungendo che 20 milioni "saranno destinati per interventi minori che le Aziende individueranno nei propri piani di investimento" mentre i restanti 8 milioni andranno "per il completamento di lavori già in essere che necessitano di ulteriori finanziamenti". La giunta ha inoltre sbloccato 33,5 milioni di euro per i Comuni, che potranno investirli per interventi di prevenzione del dissesto idrogeologico, rischio sismico o edilizia scolastica.

fonte: bresciaoggi.it

Di particolare interesse è la produzione nei nostri stabilimenti di vetrate isolanti con tendine interne ScreenLine® per completare l’offerta per l’involucro edile.
Grazie alla collaborazione con Pellini , la tenda interna al vetro che vogliamo presentare è il modello Screnglass . Il modello SL20W ovvero un sistema motorizzato a batteria con funzione di sollevamento e orientamento per veneziane inserite in vetrocamera con intercapedine di 20 mm. La movimentazione della tenda avviene tramite un dispositivo di controllo a pulsante ancorato magneticamente alla finestra, oppure mediante telecomando.
La batteria della tenda è ricaricabile in due modi : mediante carica batterie o tramite pannelli fotovoltaici.
La posa è facile ed immediata, e si applica ad ogni tipo di serramento.
Il modello SL22C, sistema brevettato magnetico, a movimentazione manuale, con la funzione di sollevamento e orientamento per veneziane inserite in vetrocamera con intercapedine di 22 mm. Tale tendina si posa nel serramento come una vetrocamera semplice. Il sistema viene fornito con canalina warm edge.
La tenda si muove in un ambiente sigillato, protetta da polvere, sporcizia e agenti atmosferici. Vengono inoltre preservate le caratteristiche di isolamento di una tradizionale vetrocamera, senza alterare le proprietà igroscopiche dell'intercapedine. Il tutto nel pieno rispetto della normativa vigente in merito alla prestazione    energetica    degli    edifici. Nel corso degli anni ScreenLine® ha definito esclusivi ed importanti brevetti, attuati in un ampio assortimento di prodotti atti a soddisfare ogni esigenza in materia di protezione solare: varietà di colori, di schermatura, di movimentazione, e versatilità d'applicazione.
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