La sfida dell'innovazione del progetto di Padiglione Italia e' protagonista nella prima giornata di Made Expo, il salone del design, architettura ed edilizia che si tiene dal 18 al 21 marzo alla fiera di Milano-Rho. I progettisti dell'edificio hanno inaugurato il ciclo di incontri che si tiene a margine di 'Building the Expo', la mostra dedicata a oltre 30 progetti dei padiglioni dell'esposizione universale. Padiglione Italia "e' stato scelto oltre un anno fa da Made Expo - ha spiegato l'architetto Michele Mole' dello studio Nemesi&Partners - perche' fosse immagine di questo evento dedicato alla progettazione dei padiglioni". A raccontare Padiglione Italia ai professionisti presenti anche Italcementi, che ha realizzato uno speciale cemento biodinamico, frutto di ricerca e innovazione. Il progetto di Padiglione Italia e' stato descritto da chi l'ha pensato e disegnato come una 'utopia concreta' che "ha spinto al massimo la capacita' e la possibilita' delle aziende di sperimentare". Nei prossimi giorni interverranno a Made Expo 15 tra i piu' importanti studi di architettura al mondo, protagonisti della progettazione dei padiglioni, con una serie di seminari rivolti al pubblico.

"Si tratta - afferma Enrico Scalchi, responsabile sviluppo prodotti di Italcementi - di un'esperienza che replica quanto gia' fatto per Expo 2010 a Shanghai, dove realizzammo il cemento trasparente che ha caratterizzato il padiglione italiano a quella Esposizione Universale". "Con lo stesso spirito, ovvero spinti dalla volonta' di contribuire al successo del nostro Paese - aggiunge Scalchi -, per di piu' in un Expo che si svolge in Italia, abbiamo messo a punto il cemento biodinamico, un prodotto dal contenuto tecnologico ancora piu' innovativo, donando per Palazzo Italia oltre 12mila ore di ricerca, il lavoro di 15 ricercatori e oltre 2mila tonnellate di materiale per la realizzazione dei 750 pannelli che costituiscono il rivestimento del palazzo".

Ricerca, sviluppo e innovazione sono state le  parole chiave della giornata organizzata dall’ENEA con il Ministero dello Sviluppo Economico per diffondere e promuovere i risultati ottenuti nella ricerca energetica applicata al settore dell’edilizia. L’evento – che ha visto la partecipazione di esponenti del MISE, dell’Agenzia internazionale dell’Energia (IEA) e i rappresentanti dei principali soggetti del settore fra i quali Schneider Electrics, Anima, ANIE, Finco- si inquadra nell’ambito degli ‘Implementing Agreements’ [1]promossi dall’IEA per la ricerca e lo sviluppo di tecnologie innovative  applicabili in edilizia: pompe di calore, smart grid, solare fotovoltaico, solar heating and cooling, celle a combustibile, accumulo elettrico e termico, energia negli edifici e in ambiti urbani.

“L’ENEA ha organizzato questa giornata in collaborazione con il MiSE, perché siamo fortemente impegnati nella ricerca in campo energetico e nel trasferimento dei risultati all’industria ma anche perché siamo un punto di riferimento nella ricerca applicata in campo energetico” - spiega l’ing. Ezilda Costanzo esperto ENEA e delegato nazionale dell’End Use Working Party, comitato IEA sulle tecnologie cui afferisce la maggior parte dei programmi di ricerca sull’edilizia. ‘’Disponiamo di numerose eccellenze nello sviluppo di tecnologie per l’efficienza e per la produzione di energia da rinnovabili’’ ha aggiunto l’ing. Costanzo.

"Attualmente l’Italia partecipa alla maggioranza degli Implementing Agreement (IA) esistenti e l’ENEA è presente con i propri esperti in quasi tutti gli IA a partecipazione italiana e in diversi comitati permanenti, in particolare quelli di orientamento della ricerca tecnologica" ha spiegato Alicia Mignone, CERT (Committee on Energy Research and Technology).

"Per il Ministero dello Sviluppo Economico gli Implementing Agreement rappresentano un’importante opportunità per l’Italia per aprirsi verso nuovi mercati" ha affermato Sebastiano Del Monte, Direttore Relazioni internazionali in materia di energia del Mise “ed è quindi di fondamentale importanza una partecipazione attiva di tutti”. Mentre per Marcello Capra del Dipartimento dell’Energia del Mise "il Ministero si adopererà per agevolare la Ricerca nazionale per l’accesso a programmi e fondi europei ed internazionali secondo le linee guida e le prospettive tracciate nella Set Plan Conference dello scorso dicembre, organizzata da ENEA."

Da parte delle imprese è stato sottolineato l’interesse per i risultati ottenuti dalla ricerca per ridurre i consumi energetici nel settore dell’edilizia. Per Federico Musazzi di ANIMA “manca ancora una partecipazione consistente dell’industria a questo tipo di progetti, ma la strada è aperta. L’offerta esiste ma manca la domanda, forse a causa dei costi ancora elevati ma anche a causa di una mancanza di formazione su questi temi da parte degli attori della filiera produttiva.” Anche per Andrea Penza di FINCO “è importante avvicinare la ricerca pubblica con quella industriale” inoltre “il tema dell’efficienza energetica interessa molto la Federazione che può coinvolgere su queste attività tutte le aziende associate. È importante far capire alle aziende che l’attività di ricerca svolta negli Implementig Agreement è una possibilità su cui conviene soffermarsi.” Sulla stessa linea Antonello Crovetti di KLOBEN per il quale “la ricerca pubblica può aiutare le aziende fornendo risultati che possono essere la base per importanti sviluppi industriali. Inoltre, la collaborazione tra Ricerca e Industria può essere importante per garantire un trasferimento di know how in entrambe le direzioni”. Anche per Gianni Binacchi di ANIE “questo tipo di ricerca ‘di anticipazione’ necessita della collaborazione delle aziende per la realizzazione delle proprie attività”.

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Molte Regioni si sono adeguate già prima del 16 febbraio, termine previsto per l'adozione dei nuovi modelli semplificati per la comunicazione di inizio lavori (CIL) e la comunicazione di inizio lavori asseverata (CILA) per le attività edilizie. Diverse altre Regioni sono al lavoro e adotteranno la modulistica nei prossimi giorni.

La legge prevede che entro 16 marzo, comunque, cittadini e imprese possano utilizzare i nuovi moduli.

Il nuovo modulo CILA unifica e razionalizza quelli in uso negli ottomila Comuni Italiani e dà attuazione alle semplificazioni del decreto "Sblocca Italia". Per gli interventi edilizi di manutenzione straordinaria che non riguardano le parti strutturali degli edifici - compresi l'apertura di porte e lo spostamento di pareti interne, gli accorpamenti e i frazionamenti - è sufficiente una semplice comunicazione compilata dall'interessato e asseverata da un professionista.

Riportiamo il quadro di come le Regioni si stanno adattando alla nuova modulistica, costruito sulla base delle informazioni sinora pervenute al Dipartimento della funzione pubblica. Il monitoraggio viene effettuato da parte del tavolo istituzionale per la semplificazione (in collaborazione con la Conferenza delle Regioni e l'ANCI) nell'ambito delle attività di verifica dei risultati dell'Agenda della semplificazione.

Regione Basilicata  
Adottati gli schemi tipo di moduli unificati e semplificati (DGR n. 140/2015).

Regione Calabria
L'adozione dei moduli standardizzati è prevista per il 19 febbraio con apposito provvedimento della Giunta. 
Fonti: Regione Calabria - Dipartimento Urbanistica e Governo del Territorio, Dipartimento Attività Produttive.

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Un avanzato sistema di analisi e controllo messo a punto dall’ENEA sarà applicato al Ponte delle Torri di Spoleto per definire i necessari interventi di salvaguardia.

Per la valutazione della vulnerabilità dell’opera tardo-medievale saranno integrate diverse tecnologie, già utilizzate dall’ENEA per il monitoraggio delle fessurazioni del Duomo di Orvieto: una rete sismica localededicata al monitoraggio del ponte; il rilievo satellitare da costellazione Cosmo-Skymed per il monitoraggio nel tempo delle deformazioni; indagini non distruttive della struttura; droni equipaggiati di speciali telecamere per effettuare la scansione di dettaglio per la mappatura completa delle lesioni. I dati raccolti saranno impiegati per la realizzazione di un database della sismicità locale.

"Il Ponte delle Torri di Spoleto è stato scelto come ‘test site’  nell’ambito del progetto RoMA[1]ideato per fornire supporto tecnico alle Amministrazioni Locali per le emergenze ambientali – spiega l'esperto dell'ENEA ing. Gerardo de Canio.  Il progetto sviluppato con il contributo del Ministero dell’Istruzione, l’Università e la Ricerca (MIUR) vede la partecipazione di partner pubblici e privati".

"Al termine del progetto, Comune di Spoleto prenderà in gestione le tecnologie implementate e si impegnerà a continuare le attività di monitoraggio e di acquisizione dei dati. Queste attività – prosegue l’esperto - costituiranno un’opportunità per nuove professionalità e occupazione ad alto valore aggiunto sul territorio".

Da oltre venti anni l’ENEA è impegnata in attività volte alla conoscenza, conservazione, fruizione e valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, per conto di organismi del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, di Enti locali, di Istituzioni pubbliche e di privati anche nell’ambito di programmi di ricerca nazionali e internazionali.

Partendo dal bagaglio scientifico accumulato con le attività di ricerca e sviluppo nei settori delle nuove tecnologie, energia ed ambiente, ENEA mette a disposizione  competenze e tecnologie avanzate,  strutture di prova complesse, capacità di elaborazione e interpretazione dei risultati per la Conservazione del Patrimonio Culturale.

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L’art.1 comma 629 della legge di stabilità 2015 (L.23.12.2014 n.190) ha introdotto delle modifiche all’art.17 comma, il così detto “reverse charge”.

In “primis”, è doveroso spiegare che cosa è il Reverse Charge: è un meccanismo ragionieristico introdotto dalla Comunità Economica Europea allo scopo di ridurre l’evasione Iva, si basa sul principio dell’inversione contabile il quale comporta che il destinatario della cessione o della prestazione resti l’unico obbligato all’assolvimento dell’imposta questo solo se esclusivamente soggetto passivo. Questo principio non è altro che una deroga al principio generale secondo cui il soggetto cedente di un bene o prestatore di un servizio sia debitore dell’imposta ai fini Iva.

Da un punto di vista pratico il soggetto che esegue le cessioni di beni o, la prestazione di servizi, non indicherà l’Iva in fattura bensì apporterà la dicitura “reverse charge” o “inversione contabile”. Tale fattura sarà registrata normalmente nel registro delle fatture emesse oppure ne sarà istituito uno a parte con una propria numerazione. L’acquirente o chi ha ricevuto la prestazione, riceverà la fattura senza l’addebito dell’Iva e dovrà integrare la fattura stessa, annotandola nel registro delle fatture di acquisto e contemporaneamente nel registro delle fatture emesse. Questa non facile operazione, che dovrà rispettare tempi e modi conformi alle norme vigenti, nella stragrande maggioranza dei casi è eseguita  da un consulente di fiducia che saprà esattamente come intervenire.

Le modifiche apportate dalla Legge di Stabilità, al regime del reverse charge per il settore edile,  si applicano dal 1° gennaio 2015 ed estendono la portata dell’istituto perfino alle prestazioni di servizi di pulizia, di demolizione, d’istallazione d’impianti e alla prestazioni di servizi di completamento rese esclusivamente su edifici, come chiarito dall’introduzione della lett. a-ter c.6 dell’art.17 D.P.R.633/72. Inoltre è bene precisare che le prestazioni predette non rientrano nel reverse charge, se eseguite nei confronti di un condominio, poiché anche in possesso di partita iva, non rientra comunque nei soggetti passivi interessati dalla norma.

Il legislatore ha voluto ampliare la portata del reverse charge nel settore edile, allargando il ventaglio di casistiche ammesse come le attività di pulizia e disinfestazione contrassegnate dal codice ateco (81.2) e non come la vecchia normativa che lasciava prerogativa assoluta del reverse charge alle sole attività rientranti nella lettera F della tabella ateco, comprendenti le sole attività nel settore delle costruzioni.

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Contro il riscaldamento globale Arsu Systems lancia sul mercato sistemi isolanti 100% organici e biodegradabili.

Arsu Systems, start up specializzata nella produzione di sistemi di isolamento termico in ambito edile, annuncia oggi il lancio dei suoi innovativi materiali isolanti: BEARRIER22, B-TECH28 e FURPRO30. In un mercato globalizzato sempre più attento ai temi della sostenibilità e dell’impatto ambientale, Arsu Systems ha realizzato una tecnologia che non solo assicura la massima performance in termini di isolamento termico e dunque di risparmio energetico, ma si pone all’avanguardia anche per quanto riguarda l’assoluta naturalità delle sue componenti, al 100% organiche, biodegradabili e derivate da materie prime rinnovabili. Un risultato rivoluzionario, ottenuto attraverso l’unione tra l’antico sistema di protezione termica delle popolazioni artiche basato su pellame e pellicce animali e il contributo delle più avanzate soluzioni di bio-ingegneria organica. A proposito di Arsu Systems Consapevole che il 40% del dispendio energetico mondiale - e dunque di produzione di CO2, - dipende dagli edifici ed in particolare dal loro riscaldamento e raffreddamento, Arsu Systems nasce a settembre 2014 dall’esigenza di contrastare in modo efficace e concreto il surriscaldamento globale attraverso una nuova idea di architettura avente per base fondante l’isolamento termico e per struttura portante l’edilizia organica. Coi suoi prodotti integralmente organici infatti, Arsu Systems si impegna a ridurre gli sprechi energetici, l’emissione di CO2 e dunque il surriscaldamento globale del pianeta.

Contatti Arsu Systems - Styrsögatan 6 211 24, Malmö Sweden + 46 (0) 40 692 87 48 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Otto milioni all’anno per tre anni: è quanto il Comune di Monza conta di incassare dall’edilizia attraverso un piano triennale di social housing, un sistema abitativo che prevede canoni di affitto moderati e anche condivisione.

Il riscatto dell’edilizia è il social housing, soluzione che anche il Comune auspica per cercare di risolvere i problemi della casa. Da parte di chi acquista, ma anche per chi vende. Il social housing è un sistema abitativo che prevede canoni di affitto moderati con e talvolta prevedono anche condivisione, all’interno di uno stesso complesso immobiliare, di servizi a favore dei condomini che possono godere di alloggi di qualità, ma a prezzi più bassi di quelli dell’edilizia libera. Il Comune di Monza ha previsto di introitare 8 milioni di euro all’anno per tre anni da operatori immobiliari che decidono di investire in questo tipo di operazioni che l’amministrazione andrà ad incentivare con agevolazioni sugli oneri e sulle volumetrie. Certo è una bella scommessa da parte del Comune che, però, crede di poter convincere gli immobiliaristi, con i giusti incentivi, ad investire in questo senso. «Riteniamo di dover favorire questo tipo di residenze che andranno a costituire una soluzione intermedia, tra l’edilizia libera e quella popolare, che soddisferà la domanda di molti cittadini - dichiara l’assessore alle Opere pubbliche, Antonio Marrazzo - Vogliamo fare in modo che gli operatori immobiliari considerino questa proposta altrettanto degna come edilizia libera e vogliamo invogliare lo stesso operatore a realizzare quello che serve ai cittadini».

Oltre che essere un’operazione immobiliare, il social housing rappresenta un esperimento sociale proprio per l’aspetto della condivisione di servizi e spazi che favoriscono l’interazione sociale degli inquilini. In tal caso si configura un intervento di co-housing. A Monza per ora l’unico intervento di co-housing previsto è quello presso l’area ex-Ugoforti dove il privato ha previsto servizi in condivisione per le case che si prevedono di affittare anche a giovani e studenti. Il Comune non ha ancora destinato delle aree precise per questo tipo di interventi, ma le indicazioni arriveranno a breve con il documento di piano che l’assessore all’Urbanistica, Claudio Colombo, presenterà a breve al consiglio comunale.

Negli ultimi anni anche gli operatori immobiliari sono meno diffidenti rispetto a questo tipo di operazioni: la crisi del settore ha spinto verso nuove, e alternative, soluzioni per ovviare alla paralisi delle vendite. «C’è aspettativa che privati realizzino interventi di edilizia sociale che un po’ è imposta e un po’ viene agevolata con la riduzione degli oneri - dichiara l’assessore all’Urbanistica, Claudio Colombo (nella foto) – inoltre uno dei pochi casi in cui sono ammessi incrementi volumetrici è proprio quello in cui un privato proponga interventi di edilizia sociale». L’assessore non vuole ancora svelare quali sono le previsioni, in questo senso, nel nuovo documento di piano, ma assicura che l’edilizia sociale sarà prevista e favorita nel documento urbanistico.

Al nuovo Governo regionale Ance Emilia Romagna chiede di riattivare  il confronto sulla crisi del settore.

Di fronte al perdurare della grave situazione di crisi in cui versa l’industria regionale delle costruzioni è essenziale da parte del nuovo Governo regionale un impegno forte a sostegno del settore, confermando alcune politiche che hanno dato frutti positivi, come il bando denominato “Giovani Coppie”, consentendo la valorizzazione del patrimonio residenziale già esistente e dando una risposta concreta a fondamentali esigenze sociali come il diritto alla casa”.

E’ questa secondo il Consiglio Direttivo di ANCE Emilia Romagna, riunitosi a Bologna il 20 gennaio scorso, la priorità da affrontare da parte della nuova amministrazione. Lo sottolinea il Presidente Giovanni Torri, evidenziando come gli eccellenti risultati forniti dal bando negli anni scorsi non possano passare sotto silenzio e orientare le scelte verso una conferma. “E’ necessario ottimizzare l’utilizzo delle poche risorse finanziarie regionali disponibili per il nostro settore, individuando quelle già stanziate, ma non ancora spese, favorendone l’immissione in circolo, puntando sull’esperienza positiva del bando “Giovani Coppie”, così da consentire da un lato un recupero del patrimonio invenduto, dall’altro di creare le condizioni per l’accesso alla casa di centinaia di nuove famiglie. Egualmente - ha aggiunto Torri- invitiamo la Giunta regionale a valutare positivamente la creazione di uno o più fondi immobiliari, all’interno dei quali le diverse imprese che risulteranno aderire al progetto apporteranno (in tutto o in parte) i rispettivi asset immobiliari, così da sgravare gli operatori da impegni finanziari non più sostenibili e trasformare le difficoltà in opportunità”.

Ance Emilia Romagna ha messo a punto un documento in cinque capitoli, corrispondenti ai cinque macrotemi oggetto di proposte: politiche abitative, urbanistica, consumo del suolo, infrastrutture, assetto idrogeologico.

Per ogni tema sono state redatte specifiche riflessioni e proposte che verranno sottoposte nei prossimi giorni ai competenti Assessori regionali della nuova Giunta.