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Royal Melbourne Institute of Technology: il caffé come materiale sostenibile da costruzione

Lo studio condotto dal Royal Melbourne Institute of Technology, pubblicato sul Journal of Cleaner Production, ha evidenziato i benefici offerti dall'utilizzo dei fondi di caffè nelle pratiche edilizie.

Lo studio condotto dal team mette in risalto il valore sostenibile dell'impiego di un materiale bio, come il caffè, nei processi di costruzione. Attraverso la tecnica della pirolisi, cioè una decomposizione termochimica, i fondi del caffè vengono convertiti in biochar, ovvero un materiale carbonioso ottenuto per degradazione termica, con un processo dal bassissimo impatto ambientale.

Infatti, il procedimento di trasformazione del caffè in biochar avviene attraverso l'assenza di ossigeno e alla temperatura di 350°, richiedendo l'impiego di pochissima energia. Solitamente, il calcestruzzo tradizionale vede l'unione di acqua, sabbia e ghiaia insieme al cemento di Portland che fa da legante.

Quest'ultimo materiale si ricava dal clinker, un materiale base che si ottiene dall'argilla e dal calcare, che deve essere cotto a temperature molto elevate in forni speciali, fino a 1.500 gradi centigradi. Per questo, il processo di manifattura del calcestruzzo risulta essere particolarmente dispendioso a livello di energia per i macchinari impiegati e per i vari passaggi del procedimento, senza contare il grandissimo consumo di acqua da utilizzare.

Il biochar ricavato dal processo invece, vede inoltre la sostituzione della sabbia solitamente utilizzata per fare il cemento, di circa il 15% in meno. Il materiale da costruzione che se ne è ricavato è risultato, secondo gli studi condotti, il 30% più resistente del calcestruzzo tradizionale.

"Lo smaltimento dei rifiuti organici rappresenta una sfida ambientale perché emette grandi quantità di gas serra tra cui metano e anidride carbonica, che contribuiscono al cambiamento climatico" ha spiegato il principale autore dello studio australiano, Rajeev Roychand della School of Engineering dell'RMit.

Spingendosi oltre, è stata evidenziata la grande portata che lo studio condotto avrebbe nel mondo dell'edilizia: andando ad impiegare i fondi del caffè poi convertiti in materiale carbonioso, si andrebbe a ridurre l'estrazione di sabbia dai letti e dalle rive dei fiumi. Inoltre, si alleggerirebbe il carico di caffè che solitamente, a cadenza giornalieral, finisce in discarica fra cialde e macinati. Infatti, solo in Australia ogni anno, si stima che vengano prodotte 75 tonnellate di caffè di scarto.

"L'industria del calcestruzzo ha il potenziale per contribuire in modo significativo ad aumentare il riciclaggio dei rifiuti organici come il caffè usato, la nostra ricerca è nelle fasi iniziali ma questi risultati entusiasmanti offrono un modo innovativo per ridurre notevolmente la quantità di rifiuti organici che finiscono in discarica", ha agigunto Shannon Kilmartin-Lynch, ricercatrice post-dottorato all'RMit e coautrice dello studio.

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