Legambiente: emergenza idrogeologica in Italia richiede azioni urgenti

165219147-16f1a6e2-5773-4659-9b14-32a5e559734_20231201-085921_1
L'Italia, definita un "gigante dai piedi d'argilla" da Legambiente, affronta una crescente emergenza idrogeologica secondo il "Rapporto città clima 2023 speciale alluvioni". Con 684 allagamenti, 86 frane da piogge intense e 166 esondazioni fluviali in 14 anni, l'associazione ambientalista sottolinea l'urgenza di misure preventive e l'implementazion...
Continua a leggere

Dissesto idrogeologico: dalla Sicilia un modello di controllo del territorio con il satellite

Dissesto idrogeologico: dalla Sicilia un modello di controllo del territorio con il satellite

Monitorare il dissesto idrogeologico utilizzando immagini satellitari fornite dalla rete ‘CosmoSkyMed’ dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). È questo l’obiettivo dell’accordo tra ENEA, l’azienda Planetek Italia e il Comune di Messina per garantire la sicurezza del territorio della frazione di Altolìa.

Grazie alle più avanzate tecnologie satellitari, sarà possibile individuare nuove frane e tenere sotto osservazione quelle esistenti. Oltre all’attività di monitoraggio satellitare ‘real time’, il team di ricerca metterà a punto uno studio storico (per il periodo 2014-2018) e una previsione al 2023 del dissesto idrogeologico di tutta l’area, pari a circa 25 km2. Inoltre, una squadra di geologi ENEA sarà impegnata sul campo per verificare i fenomeni naturali, in modo da confrontare le informazioni elaborate a partire dalle immagini satellitari.

Il team di ricerca utilizzerà i dati provenienti dal sensore radar posto sulla piattaforma satellitare ‘CosmoSKY-Med’, che rappresenta il più grande investimento italiano in sistemi spaziali per l’osservazione della Terra per uso civile e di difesa. I segnali radar permetteranno di fare misure a grandi distanze (anche centinaia di chilometri) e di ottenere, ogni 30 giorni, immagini ad alta definizione del territorio (5 metri), rilevando movimenti franosi anche millimetrici ed eventuali ‘anomalie’ su edifici, ponti e viadotti.

Successivamente queste immagini saranno elaborate su una piattaforma cloud di servizi geo-informativi (Rheticus®), attraverso una particolare tecnica di ‘imaging’ che permette di elaborare mappe di velocità delle frane. “In questo modo saremo in grado di capire se qualcosa è cambiato nell’intervallo di tempo tra le diverse acquisizioni satellitari e di verificare e misurare con estrema accuratezza le deformazioni del terreno provocate da frane, eruzioni vulcaniche e terremoti. Ma non solo. Infatti, l’utilizzo dei dati satellitari garantirà l’abbattimento dei costi di controllo del territorio e un’efficace azione di monitoraggio delle aree a rischio che permetterà all’amministrazione comunale di mettere in atto misure preventive di salvaguardia”, spiega Francesco Immordino, ricercatore ENEA del laboratorio di “Tecnologie per la dinamica delle strutture e la prevenzione del rischio sismico e idrogeologico”.

Con il monitoraggio satellitare si riesce a coprire un’area molto vasta in tempi molto ridotti: dopo Altolìa, il prossimo passo sarà quello di estendere lo studio a tutto il comune di Messina e a quello di Niscemi, in Sicilia. “Ma questa nuova tipologia di indagine che accoppia dati satellitari all’indagine sul campo, punta a diventare un ‘modello’ di controllo e previsione del dissesto idrogeologico applicabile in qualunque altra parte d’Italia”, conclude Immordino.

Dissesto idrogeologico: ENEA presenta modello innovativo per prevedere i rischi da ‘fiumi di fango’

Dissesto idrogeologico: ENEA presenta modello innovativo per prevedere i rischi da ‘fiumi di fango’

Un team multidisciplinare di ricercatori ENEA ha messo a punto una metodologia innovativa che consente di prevedere intensità e percorso dei “fiumi di fango”, un tipo di frana dagli effetti particolarmente catastrofici, e individuare aree e infrastrutture a rischio. La novità della metodologia sta in un approccio basato sull’incrocio di dati geografici, storici e territoriali, ma anche su studi sul campo realizzati  in occasione delle frane di Messina e su test di mitigazione del rischio realizzati in Afghanistan con finanziamenti della Banca Mondiale.
Altro aspetto innovativo è l’attenzione alla“ricostruzione resiliente” delle aree, anche attraverso analisi costi/benefici e iniziative di formazione rivolte alla popolazione.Il modello verrà applicato prossimamente a un progetto da realizzare in Perù, in collaborazione con l’Università di Torino e ad un programma per la protezione delle infrastrutture critiche in Italia.
“Una volta rese fruibili sul web, le mappe che abbiamo realizzato consentiranno alle amministrazioni pubbliche di intervenire per mitigare il danno, valutandone anche costi e benefici in un’ottica di ricostruzione resiliente” sottolinea Claudio Puglisi del Laboratorio Tecnologie per la DInamica delle Strutture e la PREVenzione del rischio sismico e idrogeologico dell’ENEA.  “Approfondire l’analisi dello stato di rischio da eventi naturali tramite lastima di intensità, velocità, area di transito e di deposito del futuro fenomeno franoso rappresenta un importante passo in avanti nella difesa di strutture e infrastrutture presenti in un’area che mostra propensione ai fenomeni franosi; si tratta inoltre di un elemento fondamentale nelle strategie di mitigazione del danno atteso che può diventare un modello replicabile ed adattabile anche in altri contesti”, spiega Puglisi.
Il metodo adottato dall’ENEA ha due livelli di approfondimento: a livello nazionale vengono individuati distinti livelli di suscettibilità per distinte tipologie di fenomeni franosi quali frane a lenta evoluzione, come le grandi colate di argilla tipiche del centro nord Italia o della Basilicata; frane a rapida evoluzione, vale a dire i crolli di massi di roccia da pareti verticali; frane superficiali a rapida evoluzione, i cosiddetti “fiumi di fango”. A livello locale e con particolare riferimento alle frane superficiali a rapida evoluzione, alle quali è imputabile il maggior numero di vittime e di danni - come accaduto nel 1998 nell’area di Sarno (Salerno) e nel 2007 e 2009 in provincia di Messina - vengono stimate le aree di possibile propagazione del fenomeno e le energie connesse. Incrociando tali carte di pericolosità con le quelle di uso del suolo è possibile individuare le aree e infrastrutture maggiormente a rischio.
“L’analisi dei dati storici incrociati con quelli di suolo, pendenza, tipo di roccia e di altri parametri permettono di individuare le zone di futuro innesco del fenomeno franoso anche in aree dove non è mai avvenuto”, aggiunge Puglisi.
Inoltre, ENEA ha progettato e sviluppato un’apposita banca dati territoriale insieme ad un sistema di supporto alle decisioni, dotato di interfaccia WebGIS. “In questo modo, caso per caso, è possibile organizzare tutti i dati geografici e le informazioni territoriali in maniera organica, rendendoli fruibili attraverso una specifica applicazione via web.Oltre a permettere la mappatura e la condivisione dei dati e dei risultati, questa applicazione si è rivelata fondamentale per fornire un supporto decisionale agli specialisti della Banca Mondiale e ai tecnici delle istituzioni afghane interessati come utenti finali”, evidenzia Maurizio Pollino del Laboratorio Analisi e Protezione delle Infrastrutture Critiche dell’ENEA.
“Posizione geografica e anni di degrado ambientale rendono l’Afghanistan un Paese molto incline a pericoli naturali particolarmente intensi e ricorrenti come inondazioni, terremoti, valanghe, frane e siccità. Nell’ambito dello studio finanziato dalla Banca Mondiale è emerso che il 70% del territorio afghano è soggetto a rischio frana. Nel 2014 vaste aree del Paese sono state colpite da disastri naturali che hanno provocato il più alto numero di morti al mondo per questo tipo di fenomeno secondo i dati dell'ultimo decennio”, conclude Puglisi.

Lombardia,103 mln per edilizia sanitaria

Lombardia,103 mln per edilizia sanitaria

(ANSA) - MILANO, 16 APR - La giunta regionale della Lombardia ha deliberato lo stanziamento di 103 milioni di euro per interventi di edilizia sanitaria. Lo hanno riferito il governatore Attilio Fontana nel corso della conferenza stampa del dopo giunta. "Attraverso il provvedimento approvato oggi destiniamo 75 milioni di euro ad Ats, Asst, Irccs e Areu per interventi di ammodernamento delle apparecchiature tecnologiche, incremento dei livelli di sicurezza e comfort delle strutture, e miglioramento dell'offerta sanitaria sul territorio" ha spiegato l'assessore regionale Giulio Gallera, aggiungendo che 20 milioni "saranno destinati per interventi minori che le Aziende individueranno nei propri piani di investimento" mentre i restanti 8 milioni andranno "per il completamento di lavori già in essere che necessitano di ulteriori finanziamenti". La giunta ha inoltre sbloccato 33,5 milioni di euro per i Comuni, che potranno investirli per interventi di prevenzione del dissesto idrogeologico, rischio sismico o edilizia scolastica.

fonte: bresciaoggi.it