Rischio Sismico in Italia: un nuovo piano di mitigazione in vista

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Il Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare, Nello Musumeci, ha annunciato un ambizioso piano per affrontare il rischio sismico in Italia. Durante la Giornata Nazionale della Prevenzione Sismica, il Ministro ha invitato architetti e ingegneri a partecipare a un tavolo tecnico per sviluppare un progetto mirato alla mitigazione del r...
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L'assicurazione obbligatoria sugli immobili privati: la proposta di ISI

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"L'assicurazione obbligatoria, per quanto possa apparire come un'ulteriore tassazione, dovrebbe in maniera critica essere confrontata con quanto sostenuto giornalmente da ogni cittadino attraverso le accise sui carburanti inserite nella quantità di 12 centesimi per litro a partire dal 1968" così l'Ing. Andrea Barocci Presidente di ISI - Ingegneria ...
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Emilia-Romagna: Decreto emergenza alluvione per appalti urgenti e Superbonus

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Il Governo ha varato un nuovo provvedimento urgente che innalza da 200.000 a 500.000 euro il tetto per l'utilizzo delle procedure emergenziali, che consentono di assegnare appalti senza gara e in maniera più semplificata. Il provvedimento dell'Esecutivo vuole intervenire concretamente nei territori colpiti dall'emergenza. Il nuovo decreto-legge "In...
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Le proposte ANAIP per sbloccare i bonus edilizi

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Parole d'ordine: efficientamento energetico, vulnerabilità sismica e capacità reddituale. A fronte degli ultimi provvedimenti del Governo, l'ANAIP (Associazione Nazionale Amministratori Immobiliari Professionisti) propone per il tramite del suo presidente nazionale Alessandro De Pasquale, un piano decennale di rilancio per gli edifici a prevalenza ...
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Piano Sisma: insieme per la ricostruzione

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Data l'imminente scadenza per i progetti di riparazione degli immobili di proprietà dei residenti che beneficiano di forme di assistenza (Cas e Sae in particolare), stabilita al 30 giugno 2022, il Commissario Straordinario Giovanni Legnini e i rappresentanti degli Ordine dei Collegi nazionali dei professionisti, che aderiscono alla RPT, lo sco...
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Caro materiali, la maggiorazione dei costi parte dai cantieri della ricostruzione

Materiali edilizia
L'aumento dei prezzi dei materiali da costruzione sta mettendo a dura prova il settore edile, ma nei cantieri della ricostruzione post sisma 2016 si intravede una luce. L'ordinanza 118 del 7 settembre 2021, emanata dal Commissario Straordinario per la ricostruzione, ha stabilito che i contributi per la ricostruzione saranno riparametrati per tenere...
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Regione Puglia: proroga Piano Casa fino al 31 dicembre 2021

Regione Puglia: proroga Piano Casa fino al 31 dicembre 2021

In data 21 dicembre 2020, la Regione Puglia ha approvato, con la legge regionale di bilancio per il 2021 (LR 35/2020), la proroga delle misure fino al 31 dicembre 2021.
Con la proroga di un anno sarà possibile realizzare interventi di ricostruzione, ampliamento e demolizione sugli edifici esistenti come previsto nella normativa.
 
Obiettivo della Regione è risollevare il comparto dell’ediliza, colpito dalla crisi dovuta all’emergenza sanitaria, ma anche incentivare l’investimento dei privati per la ristrutturazione e la riqualificazione delle proprie abitazioni.

“È il bilancio attraverso il quale attraverseremo la grande crisi causata dalla pandemia, sperando di lasciarcela alle spalle, mantenendo fermi tutti i servizi pubblici, senza incrementare il carico fiscale, anzi alleggerendolo per le famiglie numerose e per alcune categorie di operatori economici” questo è quanto dichiarato dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.

Cosa quindi prevede il Piano Casa Puglia?
I cittadini residenti nella Regione Puglia potranno quindi, per tutto il 2021, riqualificare un edificio dal punto di vista dell’efficienza energetica, effettuare interventi di riqualificazione edile e architettonica, ma anche aumentare la volumetria degli edifici. In particolare:

- gli interventi di ampliamento volumetrico e sostituzione edilizia con premio di cubatura possono essere realizzati sugli edifici esistenti al 1° agosto 2020;

- gli ampliamenti consentiti partono dal 20%, riconosciuto in caso di semplice ampliamento, fino al 45% in presenza di un programma integrato di rigenerazione urbana;

- gli interventi saranno agevolati dalla semplificazione delle procedure e il ricorso generalizzato alla Scia o, in alternativa, al permesso di costruire;

- i lavori di ampliamento, demolizione e ricostruzione, riqualificazione con delocalizzazione possono riguardare sia gli edifici residenziali sia quelli a destinazione diversa;

- il direttore dei lavori o un altro professionista abilitato deve certificare la corrispondenza dell’intervento di riqualificazione alle regole del Piano Casa, attraverso la comunicazione di ultimazione dei lavori, altrimenti non sarà possibile riconoscere la certificazione dell’agibilità dell’edificio.

Dove non interviene il Piano Casa?
 - nei centri storici classificati come zone “A” a meno che gli strumenti urbanistici o gli atti di governo comunali non lo consentano espressamente;
- sugli immobili definiti di valore storico, culturale e architettonico, vincolati ai sensi del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, a meno che gli interventi non rientrino in quelli indicati dall’Allegato 1 del Dpr 139/2010, recante il procedimento semplificato di autorizzazione paesaggistica per gli interventi di lieve entità;
- nelle zone in cui lo strumento urbanistico generale consenta soltanto la realizzazione di interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, restauro e risanamento conservativo o subordini gli interventi di ristrutturazione edilizia all’approvazione di uno strumento urbanistico esecutivo;
- sugli immobili situati in area sottoposta a vincolo paesaggistico;
- negli ambiti territoriali classificati A, di valore eccezionale, e B, di valore rilevante, ai sensi del PUTT/P;
- nei siti della Rete Natura 2000 di importanza comunitaria (SIC) e nelle zone di protezione speciale (ZPS) salvo che le misure di salvaguardia o gli strumenti di pianificazione consentano interventi edilizi;
- nelle oasi e nelle zone umide;
- negli ambiti dichiarati ad alta pericolosità idraulica e geomorfologica a meno che, col permesso dell’Autorità di Bacino, non siano possibili interventi di mitigazione del rischio.

Queste indicazioni sono a livello generale ma ogni Comune può deliberare ulteriori limiti ed esclusioni.

In conclusione, secondo il Presidente della Commissione regionale Bilancio e Programmazione Fabiano Amati “la proroga del Piano casa rappresenta la conferma delle politiche fondate sull’eco-edilizia, in quanto solo così si evita di consumare suolo” e aggiunge che nel corso dell’anno monitorerà i dati di applicazione e l'utilizzo dello strumento in modo da pensare a miglioramenti nell'ambito del risparmio energetico e dell'edilizia esistente.

 

A cura di Geom. Lucia Coviello - Edilsocialnetwork

Agevolazioni fiscali su interventi di ristrutturazione, demolizione e ricostruzione grazie ai Bonus Casa

Agevolazioni fiscali su interventi di ristrutturazione, demolizione e ricostruzione grazie ai Bonus Casa

I Bonus in pillole

- SUPERBONUS 110%: è l’innalzamento al 110% delle detrazioni fiscali già previste da ECOBONUS e SISMABONUS, per le spese sostenute rispettivamente per aumentare il livello di efficienza energetica o ridurre il rischio sismico degli edifici.
-
ECOBONUS: detrazione dal 50% al 75% delle spese sostenute per la coibentazione dell’involucro e la sostituzione degli impianti, per una quota massima variabile a seconda di soggetti e edifici interessati.
- SISMABONUS: detrazione dal 50% al 85% delle spese sostenute per il miglioramento sismico di edifici situati in zona sismica 1, 2 o 3, per un ammontare complessivo di 96.000 Euro per unità immobiliare.
- BONUS RISTRUTTURAZIONE: detrazione del 50% delle spese sostenute per interventi di ristrutturazione, restauro e risanamento conservativo, per un ammontare complessivo di 96.000 Euro per unità immobiliare.
- BONUS FACCIATE: detrazione del 90% delle spese sostenute per interventi di ripristino e/o restauro della facciata esterna di immobili esistenti, senza limite massimo di spesa.
- BONUS VERDE: detrazione del 36% delle spese sostenute per la sistemazione a verde di aree scoperte private di edifici esistenti.

Superbonus: in cosa consiste?
Gli INTERVENTI “TRAINANTI”, necessari per l’accesso al Superbonus

Si tratta della possibilità di ottenere una detrazione del 110% delle spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021, per le seguenti tipologie di interventi definiti “trainanti”:
• isolamento termico delle superfici opache verticali, orizzontali e inclinate che interessano l’involucro degli edifici con un’incidenza superiore al 25% della superficie disperdente lorda dell’edificio;
• sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti centralizzati per il riscaldamento, e/o il raffrescamento e/o la fornitura di acqua calda sanitaria;
• interventi di adozione di misure antisismiche, realizzati su edifici che si trovano nelle zone sismiche 1, 2 e 3, volti ad abbassare la classe di rischio dell’edificio.

Gli altri INTERVENTI “TRAINATI”, che rientrano nel Superbonus grazie ai “trainanti”

Il Superbonus spetta anche per le seguenti ulteriori tipologie di interventi “trainati”, a condizione che siano eseguiti congiuntamente con almeno uno degli interventi “trainanti” elencati a fianco:

• efficientamento energetico rientrante nell’Ecobonus (coibentazione, infissi, schermature solari, building automation, ecc.);
• installazione di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici;
• installazione di impianti solari fotovoltaici connessi alla rete elettrica sugli edifici;
• installazione contestuale o successiva di sistemi di accumulo integrati negli impianti solari fotovoltaici agevolati.
Panoramica dei Bonus Edilizia 2020
Percentuali di detrazione, massimali ed interventi ammessi dai vari Bonus
Tabella riassuntiva dei Bonus Edilizia 2020
Tabella riassuntiva dei Bonus Edilizia 2020
Interventi di efficientamento energetico su edifici esistenti

Tra gli interventi “trainanti”, ossia quelli necessari per poter accedere al Superbonus, vi è l’isolamento termico dell’involucro edilizio. Questo intervento assume grande importanza perché ha un notevole impatto sulle possibilità di miglioramento della classe energetica dell’edificio. Infatti, un ulteriore requisito per l’accesso al Superbonus è che gli interventi realizzati permettano il “salto” di almeno due classi energetiche e l’involucro ha in questo senso un’importanza fondamentale.

Le soluzioni BACCHI per isolamento termico, oltre a contribuire sostanzialmente alla riduzione dei consumi e quindi al risparmio, garantiscono anche il miglioramento del comfort interno e della sicurezza dell’edificio. Infatti, tutte le soluzioni per isolamento termico da noi proposte appartengono alla migliore classe di reazione al fuoco (Euroclasse A1), agendo a tutti gli effetti come “cappotto antincendio”. D’altra parte, riguardo al comfort interno, le nostre soluzioni si distinguono in base a due obiettivi principali: la traspirabilità e la salubrità degli ambienti, assicurata dai nostri isolanti di origine minerale (Cappotto Esterno e Interno), o la protezione dall’umidità, garantita dai nostri isolanti in vetro cellulare.

In poche parole, per ogni necessità specifica connessa all’isolamento termico, possiamo offrire la soluzione ideale garantendo allo stesso tempo prestazioni ottimali, grande durabilità dei materiali e massimo rispetto dell’ambiente.
Interventi di demolizione e ricostruzione

Nell’ambito del Superbonus, gli interventi di demolizione e ricostruzione sono, nei limiti di quanto previsto dalla normativa specifica, ricompresi tra le ristrutturazioni edilizie, e sono pertanto passibili di incentivo al pari dei più classici interventi di “cappotto” o sostituzione degli impianti. In taluni casi, demolire e ricostruire realizzando un notevole miglioramento delle caratteristiche di efficienza antisismica e/o energetica può essere significativamente più conveniente che agire sull’edificio esistente.

In caso di classica ristrutturazione, si dovrebbero sommare numerosi diversi interventi per poter raggiungere gli stessi standard di efficienza che si potrebbero ottenere più facilmente ricostruendo l’edificio con tecniche moderne. Ricostruire con sistemi innovativi come GASBETON permette di migliorare significativamente le performance di isolamento e di resistenza al sisma dell’edificio, accedendo ai relativi vantaggi fiscali previsti dal Superbonus.

Ad esempio, demolire un edificio obsoleto e ricostruirlo con struttura portante a telaio e murature altamente isolanti GASBETON ACTIVE consente di realizzare un involucro edilizio altamente resistente (riducendo drasticamente la classe di rischio sismico) e ad elevato isolamento termico, spianando la strada al “salto” di due classi energetiche richiesto dal Superbonus.

Cappotto esterno o isolamento dall'interno:perché scegliere gli Isolanti Minerali Traspiranti BACCHI?

Gli isolanti di origine minerale da noi proposti, oltre ad eccellenti capacità di isolamento, portano altri importanti vantaggi a chi li utilizza:
- sono assolutamente incombustibili, scongiurando la possibilità che l’incendio minacci l’incolumità delle persone o danneggi il cappotto stesso, rendendolo inefficace;
- sono altamente traspiranti, quindi mantengono la naturale capacità del muro di smaltire l’umidità e scongiurano la formazione di muffe. In particolare, B/ISOLA, utilizzato come cappotto interno, agisce da polmone igrostatico e regola l’umidità interna;
- sono resistenti: a differenza di altri materiali (che spesso vanno protetti con lastre di copertura), la loro struttura minerale li rende inattaccabili da muffe, insetti e roditori e ne permette la resistenza alle intemperie, garantendo una lunga durata dell’isolamento;
- a differenza dei concorrenti di origine sintetica, sono ecologici e salubri, essendo realizzati a partire da materie prime naturali e prodotti con processi industriali a bassissimo impatto ambientale.

Grazie alla loro composizione particolarmente ecologica e alle notevoli capacità di resistenza al fuoco, gli isolanti traspiranti BACCHI rispettano la normativa specifica e sono idonei ad essere utilizzati per interventi legati al Superbonus.

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Testo Unico Edilizia: quali sono le modifiche?

Testo Unico Edilizia: quali sono le modifiche?

La Legge 11 settembre 2020 di conversione del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76 (c.d. Decreto Semplificazioni) ha reso definitive le modifiche apportate al DPR n. 380/2001,Testo Unico Edilizia.

In particolare, il Decreto Semplificazioni ha apportato modifiche su 20 articoli del vecchio Testo Unico Edilizia, riguardanti le regole per la demolizione e ricostruzione degli edifici e la definizione degli interventi di ristrutturazione edilizia.
In ogni caso di intervento che preveda la demolizione e ricostruzione di edifici, anche qualora le dimensioni del lotto di pertinenza non consentano la modifica dell’area di sedime ai fini del rispetto delle distanze minime tra gli edifici e dai confini, la ricostruzione è comunque consentita nei limiti delle distanze legittimamente preesistenti. Gli incentivi volumetrici eventualmente riconosciuti per l’intervento possono essere realizzati anche con ampliamenti fuori sagoma e con il superamento dell’altezza massima dell’edificio demolito, sempre nei limiti delle distanze legittimamente preesistenti. Nelle zone omogenee A o in nei centri e nuclei storici consolidati e in ulteriori ambiti di particolare pregio storico e architettonico, gli interventi di demolizione e ricostruzione sono consentiti esclusivamente nell’ambito dei piani urbanistici di recupero e di riqualificazione particolareggiati.
Inoltre, nell’ambito degli interventi di manutenzione straordinaria sono comprese anche le modifiche ai prospetti degli edifici legittimamente realizzati, necessarie per mantenere o acquisire l’agibilità dell’edificio, che non pregiudichino il decoro architettonico dell’edificio, e purché l’intervento risulti conforme alla vigente disciplina urbanistica ed edilizia e non abbia ad oggetto immobili sottoposti a tutela.

Sono considerate ristrutturazioni edilizie gli interventi di demolizione e ricostruzione di edifici esistenti con diversa sagoma, prospetti, sedime, caratteristiche planivolumetriche e tipologiche e le modifiche necessarie all’adozione di misure antisismiche, a garantire l’accessibilità, all’istallazione di impianti tecnologici, all’efficientamento energetico e alla rigenerazione urbana. Costituiscono inoltre, ristrutturazione edilizia gli interventi volti al ripristino di edifici, o parti di essi, eventualmente crollati o demoliti, attraverso la loro ricostruzione, purché sia possibile accertarne la preesistente consistenza.
Sono considerati interventi di nuove costruzione l’installazione di manufatti leggeri, anche prefabbricati, e di strutture di qualsiasi genere, quali roulotte, camper, case mobili, imbarcazioni, che siano utilizzati come abitazioni, ambienti di lavoro, oppure depositi, magazzini e simili, fatta eccezione per quelli che siano diretti a soddisfare esigenze meramente temporanee.

Il nuovo testo prevede anche che per gli  immobili realizzati in un’epoca nella quale non era obbligatorio acquisire il titolo abilitativo edilizio, lo stato legittimo è quello desumibile da altri documenti probanti, quali le riprese fotografiche, gli estratti cartografici, i documenti d’archivio, o altro atto, pubblico o privato, di cui sia dimostrata la provenienza e dal titolo abilitativo che ha disciplinato l’ultimo intervento edilizio che ha interessato l’intero immobile o unità immobiliare, integrati con gli eventuali titoli successivi che hanno abilitato interventi parziali.

 

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Satelliti, sensori e algoritmi: la metodologia ENEA per la ricostruzione post-sisma

Satelliti, sensori e algoritmi: la metodologia ENEA per la ricostruzione post-sisma

A distanza di 4 anni dal sisma che ha colpito il Centro Italia, l'Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, l’ENEA, presenta una metodologia innovativa che consente di caratterizzare le macerie prodotte a seguito di terremoti e di valutare in tempi rapidi e a costi contenuti la tipologia di materiali, l’eventuale pericolosità, ma anche di localizzarle e stimarne superfici e volumi.

Questa metodologia combina tecniche di telerilevamento basate su dati acquisiti da sensori ad alta risoluzione aerei e satellitari, e rilievi in situ per la calibrazione dei dati acquisiti in remoto. Lo sviluppo e i test sulla nuove metodologia sono stati effettuati da un team multidisciplinare di ricercatori ENEA su un campione rappresentativo di macerie del centro storico di Amatrice.
Per individuare i cumuli di macerie e determinare l’entità del danno subito dagli edifici, i ricercatori hanno utilizzato i dati satellitari Sentinel-2 del Programma ESA Copernicus per la Gestione delle Emergenze (EMS).
Le analisi geospaziali eseguite in ambiente GIS, attraverso l'uso di algoritmi di machine learning, hanno consentito di stimare sia i volumi che le principali tipologie di macerie. Ne è emersa la presenza di cemento (59%), mattoni naturali (9%), altri materiali, tra cui metallo (8%), e tracce di amianto.
Inoltre, mettendo insieme i risultati dell’applicazione della metodologia alla mappa di microzonazione sismica del territorio, i ricercatori sono stati in grado di realizzare una vera e propria “fotografia” delle aree più a rischio. Questo è utile per la pianificazione territoriale e la ricostruzione in sicurezza delle aree colpite dal sisma.
Tutto ciò consentirà anche di potenziare il Sistema di Previsione e di Supporto alle Decisioni e la base operativa di EISAC.it (European Infrastructure Simulation and Analysis Centre), il primo centro in Europa per la sicurezza delle infrastrutture strategiche, gestito da ENEA e INGV. In caso di eventi estremi il sistema fornisce supporto a Protezione Civile, Pubbliche Amministrazioni e gestori di reti critiche nelle attività di analisi del rischio e protezione delle infrastrutture, garantendo la continuità dei servizi essenziali (comunicazioni, trasporti, elettricità e acqua) e potenziando la resilienza.
Tale metodologia sviluppata è descritta in uno studio pubblicato sulla rivista internazionale ISPRS International Journal of Geo-Information ed è stata anche presentata nell’ambito dell’International Conference on Computational Science and its Applications (ICCSA 2020).

 

A cura di Ing. Alessia Salomone - Edilsocialnetwork
in collaborazione con ENEA

Ricostruzione di un rudere: elementi per la prova della preesistente consistenza

Ricostruzione di un rudere: elementi per la prova della preesistente consistenza

Il TAR individua gli elementi idonei a provare la consistenza iniziale del manufatto crollato o demolito, includendovi le risultanze catastali e la dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà.

Nel caso di specie si trattava di un intervento di demo-ricostruzione di un magazzino diroccato in base all’art. 2, della L.R. Liguria 03/11/2009, n. 49, comma 1, lett. b) sul piano casa che consente, a determinate condizioni, interventi di demolizione e ricostruzione di fabbricati anche in deroga ai piani urbanistici comunali. Il TAR Liguria 11/06/2020, n. 364 ha interpretato tale disposizione ritenendola sostanzialmente analoga a quella dell’art. 3, D.P.R. 380/2001, comma 1, lett. d), nel testo modificato dall’art. 30 del D.L. 69/2013, conv. dalla L. 98/2013, che ricomprende fra gli interventi di ristrutturazione anche quelli “volti al ripristino di edifici, o parti di essi, eventualmente crollati o demoliti, attraverso la loro ricostruzione, purché sia possibile accertarne la preesistente consistenza”.

Al riguardo è stato chiarito che, mentre in precedenza la riedificazione di un rudere era qualificata come nuova costruzione, la novella legislativa del 2013 ha allargato il concetto di ristrutturazione all’ipotesi di edificio che non esiste più, ma di cui si rinvengono resti sul territorio e di cui si può ricostruire la consistenza originaria attraverso una dettagliata indagine tecnica. Tale indagine deve basarsi su dati certi ed obiettivi che:
- consentano di delineare, con un sufficiente grado di sicurezza, gli elementi essenziali dell’edificio diruto;
- forniscano una chiara testimonianza del manufatto sul territorio e permettano di individuarne in maniera attendibile la pregressa effettiva consistenza (volumetria, altezza, struttura complessiva, etc.).

A tal fine sono stati considerati idonei a provare le dimensioni e le caratteristiche dell'edificio da ripristinare i seguenti documenti:
- la visura catastale;
- la mappa catastale;
- i rilievi fotografici del rudere nei quali siano visibili alcuni elementi dell’originario fabbricato (nel caso di specie, seppur rovinate a terra, erano visibili tre delle quattro colonne in cemento armato e le tegole del tetto);
- le fotografie storiche che, anche se a lunga distanza, consentano comunque di tratteggiarne la sagoma;
- le aerofotogrammetrie nelle quali risulti riconoscibile il tetto e le sue caratteristiche;
- la dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà dei precedenti proprietari attestante le dimensioni del fabbricato precedente.

In proposito il TAR ha ritenuto irrilevanti le deduzioni della difesa civica secondo cui le risultanze catastali e la dichiarazione sostitutiva sarebbero totalmente sfornite di qualsivoglia valore probatorio. Infatti, se è vero che l’accatastamento fa stato solo ai fini fiscali, tuttavia, dati, planimetrie e mappe catastali possono comunque costituire un elemento di prova in ordine alla situazione degli immobili, specialmente se, come nella specie, si inseriscano in modo coerente nel materiale probatorio acquisito agli atti. Parimenti, in materia di dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà, la giurisprudenza ha chiarito che le stesse, seppur non sufficienti, da sole, a costituire piena prova, possono comunque assumere valore indiziario, contribuendo a formare un quadro complessivo di elementi concordanti.

 

Fonte: Bollettino Online di Legislazione Tecnica
www.legislazionetecnica.it

Demolizione, ricostruzione e limite di distanza tra fabbricati

Demolizione, ricostruzione e limite di distanza tra fabbricati

Secondo il Consiglio di Stato nel caso di demolizione seguita dalla fedele ricostruzione di un edificio (o di una parte dello stesso) non si applicano i limiti di distanza inderogabili previsti dal D.M. 1444/1968, ma si deve fare riferimento alle disposizioni vigenti al momento dell’edificazione del fabbricato preesistente.

Nel caso di specie il ricorrente si opponeva all’ordine di sospensione dei lavori per la ricostruzione di parte di un edificio che risultava ad una distanza dal confine inferiore a quella prevista nell’elaborato progettuale allegato al permesso di costruire concesso nel 2011 e dalle NTA del piano regolatore. Il ricorrente sosteneva trattarsi di una mera ristrutturazione edilizia a seguito di demolizione e fedele ricostruzione dell’edificio.

Il Consiglio di Stato, con la sentenza 10/06/2020, n. 3710, preso atto che dai rilevamenti aerofotogrammetrici risultava che l’ubicazione attuale del corpo di fabbrica dell’abitazione dell’appellante era la medesima di quella precedente, ha ritenuto innanzitutto che le disposizioni sulle distanze legali a cui il Comune avrebbe dovuto far riferimento per accertare la legittimità delle opere erano quelle vigenti al momento della costruzione dell’edificio preesistente (nel caso di specie avvenuta nel 1962).

I giudici hanno inoltre ricordato che secondo la costante giurisprudenza (vedi C. Stato14/09/2017, n. 4337; C. Stato 23/06/2017, n. 3093; C. Stato 08/05/2017, n. 2086), la disposizione contenuta nell’art. 9 del D.M. 1444/1968 sulla distanza di dieci metri che deve sussistere tra edifici antistanti, ha carattere inderogabile, poiché si tratta di norma imperativa, la quale predetermina in via generale ed astratta le distanze tra le costruzioni, in considerazione delle esigenze collettive connesse ai bisogni di igiene e di sicurezza. Tali distanze sono coerenti con il perseguimento dell'interesse pubblico e non già con la tutela del diritto dominicale dei proprietari degli immobili finitimi alla nuova costruzione, tutela che è invece assicurata dalla disciplina predisposta, anche in tema di distanze, dal Codice civile.
Tuttavia, la disposizione del n. 2 dell’art. 9, D.M. 1444/1968 riguarda “nuovi edifici”, intendendosi per tali gli edifici “costruiti per la prima volta” e non già edifici preesistenti, per i quali, in sede di ricostruzione, non avrebbe senso prescrivere distanze diverse.

Ed infatti, applicando il limite inderogabile di distanza ad un immobile prodotto da ricostruzione di un altro precedente, si otterrebbe che l'immobile non potrebbe essere demolito e ricostruito se non arretrando rispetto all’allineamento preesistente (con conseguente vulnus estetico e possibile perdita di volume, realizzando quindi un improprio “effetto espropriativo” del D.M. 1444/1968). Inoltre, il singolo arretramento (imposto per effetto di una non coerente applicazione della norma), produrrebbe anche la realizzazione di spazi chiusi, rientranze ed intercapedini nocivi per le condizioni di salubrità, igiene, sicurezza e decoro, che invece l’art. 9, D.M. 1444/1968 intende perseguire.

In definitiva:
- le norme sulle distanze di cui al D.M. 1444/1968 si riferiscono alla nuova pianificazione del territorio e non già ad interventi specifici sull'esistente;
- la previsione del limite inderogabile di distanza riguarda immobili o parti di essi costruiti (anche in sopra elevazione) “per la prima volta” (con riferimento al volume e alla sagoma preesistente), ma non può riguardare immobili che costituiscono il prodotto della demolizione di immobili con successiva ricostruzione.

Su queste basi, secondo il Consiglio di Stato, la circostanza che nella fattispecie si trattasse di una demolizione con fedele ricostruzione ha reso irrilevante il fatto che il permesso di costruire da ultimo assentito prevedesse distanze maggiori.

 

Fonte: Bollettino Online di Legislazione Tecnica
www.legislazionetecnica.it

Demolizione e ricostruzione: la “modesta” modifica alla sagoma non pregiudica la sanatoria

Demolizione e ricostruzione: la “modesta” modifica alla sagoma non pregiudica la sanatoria

Il Consiglio di Stato si pronuncia sulla sanatoria per un intervento di demolizione e ricostruzione con una modesta modifica della sagoma e della volumetria inferiore al limite di tolleranza del 2%.

Nella fattispecie era stata presentata una SCIA per la ristrutturazione di due fabbricati rurali preesistenti. I lavori erano stati sospesi perché, a seguito di sopralluogo, risultava che erano stati effettuati lavori di demolizione e di successiva ricostruzione con un lieve incremento sia della volumetria che della sagoma. Il ricorrente presentava quindi un’istanza di accertamento di conformità ai sensi dell’art. 36 del D.P.R. 380/2001 che veniva rifiutata sulla base dell’accertamento di modifiche della volumetria e della sagoma.

Il Consiglio di Stato, con la sentenza 26/03/2020, n. 2113, ha in primo luogo ricordato che ai sensi dell’art. 3, D.P.R. 380/2001, comma 1, lett. d), nel testo modificato dall'art. 30 del D.L. 21/06/2013, n. 69, rientrano nell'ambito degli interventi di ristrutturazione edilizia (soggetti a SCIA) anche quelli consistenti nella demolizione e ricostruzione con la stessa volumetria di quello preesistente, senza che sia più necessario che rimanga immutata anche la sagoma (tranne che per gli edifici vincolati, per i quali resta il vincolo del rispetto della sagoma dell’edificio preesistente).

Con riferimento alla modifica della volumetria, il Consiglio di Stato ha richiamato l’art. 34, D.P.R. 380/2001, comma 2-ter, con il quale il legislatore ha introdotto una soglia di rilevanza minima delle variazioni rispetto al titolo edilizio. Tale soglia riguarda quegli scostamenti dai parametri autorizzati di misura talmente contenuta da non potere essere considerati un illecito edilizio, quali le violazioni di altezza, distacchi, cubatura o superficie coperta che non eccedano per singola unità immobiliare il 2% delle misure progettuali.

Sulla base di tali normative i giudici hanno ritenuto illegittimo il diniego della sanatoria in quanto dalla documentazione presentata dall’appellante risultava un modesto aumento della sagoma (quantificata nel 2,66%) e una modifica della volumetria inferiore al margine di tolleranza del 2% previsto dal citato comma 2-ter dell’art. 34, D.P.R. 380/2001.

Quanto in particolare alla modifica della sagoma, il Consiglio l’ha ritenuta “di misura non rilevante”, e quindi non tale da giustificare il diniego della sanatoria.

 

Fonte: Bollettino Online di Legislazione Tecnica
www.legislazionetecnica.it

Interventi di demolizione e ricostruzione dopo il D.L. sblocca cantieri

Interventi di demolizione e ricostruzione dopo il D.L. sblocca cantieri

La Corte Costituzionale chiarisce i limiti entro i quali è possibile effettuare un intervento di ristrutturazione soggetta a SCIA mediante demolizione e ricostruzione del fabbricato.

La Corte costituzionale, con la sentenza 24/04/2020, n. 70, nel dichiarare costituzionalmente illegittime le disposizioni della Regione Puglia sul “piano casa” che consentivano la realizzazione di interventi edilizi di demolizione e ricostruzione anche con una diversa sistemazione plano-volumetrica, ovvero con diverse dislocazioni del volume massimo consentito all’interno dell’area di pertinenza, ha chiarito gli attuali limiti della c.d. “ristrutturazione ricostruttiva” soggetta a Segnalazione certificata di inizio attività (SCIA).

RISTRUTTURAZIONE RICOSTRUTTIVA DOPO IL D.L. SBLOCCA CANTIERI
La Corte Costituzionale ha ricordato i vari interventi a livello statale che hanno via via modificato le norme in materia del D.P.R. 380/2001, evidenziando che gli stessi avevano progressivamente allargato l’ambito degli interventi di ristrutturazione, consentendo di derogare all’identità di volumetria in caso di ricostruzioni volte alla riqualificazione edilizia e imponendo il rispetto della sagoma solo per immobili vincolati.

Questa tendenza però si è arrestata nel 2019, con il D.L. 32/2019 (cosiddetto decreto “sblocca cantieri”), che ha inserito il comma 1-ter all’art. 2-bis del D.P.R. 380/2001 secondo il quale “in ogni caso di intervento di demolizione e ricostruzione, quest’ultima è comunque consentita nel rispetto delle distanze legittimamente preesistenti purché sia effettuata assicurando la coincidenza dell’area di sedime e del volume dell’edificio ricostruito con quello demolito, nei limiti dell’altezza massima di quest’ultimo”.

Secondo la Corte, tale norma:
- detta una regola unitaria, valevole sull’intero territorio nazionale, diretta da un lato a favorire la rigenerazione urbana e, dall’altro, a rispettare l’assetto urbanistico impedendo ulteriore consumo di suolo;
- impone per la ristrutturazione ricostruttiva, il generalizzato limite volumetrico (a prescindere, dunque, dalla finalità di riqualificazione edilizia) e il vincolo dell’area di sedime.

Allo stato attuale, quindi, la ristrutturazione ricostruttiva, autorizzabile mediante segnalazione certificata di inizio attività (SCIA), è ammissibile purché siano rispettati i volumi, l’area di sedime del manufatto originario e, per gli immobili vincolati, la sagoma.

Ne consegue che le Regioni non possono qualificare come intervento di ristrutturazione ricostruttiva assoggettato a SCIA interventi che determinano una modifica della volumetria e dell’area di sedime.

NORME SUL PIANO CASA
Sulla base di tali premesse non può sostenersi che l’intervenuta modifica normativa statale non incida sulla legislazione regionale attuativa del “piano casa”, considerata disciplina speciale rispetto alla normativa generale prevista dal legislatore nazionale. Il nuovo comma 1-ter dell’art. 2-bis del D.P.R. 380/2001 stabilisce infatti che i limiti volumetrici e di sedime si applichino in ogni caso di intervento di demolizione e ricostruzione, così esprimendo una ratio univoca, volta a superare tutte le disposizioni (anche regionali), in materia di SCIA, incompatibili con i nuovi vincoli.

 

Fonte: Bollettino Online di Legislazione Tecnica
www.legislazionetecnica.it

Terremoto Centro Italia: laboratori ENEA aperti per coinvolgere la popolazione nella ricostruzione

Terremoto Centro Italia: laboratori ENEA aperti per coinvolgere la popolazione nella ricostruzione

Combinare elementi tecnologici e socio-culturali coinvolgendo la cittadinanza nella ricostruzione delle località del Centro Italia colpite dai terremoti del 2016-2017. Questo l’approccio innovativo di ENEA, insieme alle università romane Sapienza e Roma Tre, messo in atto nell’ambito del Progetto SISMI del Distretto Tecnologico per i Beni Culturali del Lazio.

In particolare, i cittadini di Collespada, la frazione di Accumoli (Rieti) fortemente danneggiata dal sisma del 30 ottobre 2016, sono stati coinvolti nella sperimentazione e hanno condiviso i risultati delle simulazioni sul comportamento sismico delle strutture storiche e i dati sull’efficacia degli interventi effettuati e sulle tecnologie di recupero e miglioramento sismico adottate. Contemporaneamente, sono stati messi a disposizione della cittadinanza metodi e risultati dei test di verifica sismica effettuati sui materiali e sulle tecniche di intervento per la ricostruzione e il recupero.

“Il nuovo approccio ha previsto da una parte la verifica di tecnologie e metodiche già acquisite a livello scientifico e rese disponibili alle imprese che operano nel settore e dall’altra la comunicazione della loro efficacia attraverso il coinvolgimento dei cittadini alla sperimentazione sia direttamente in laboratorio, sia in collegamento via internet, con la possibilità di dialogare con i ricercatori durante l’esperimento”, spiega l’ingegner Gerardo De Canio che ha condotto fino a dicembre i test sulle “tavole vibranti” del Centro Ricerche ENEA di Casaccia, tra le più grandi d’Europa, che consentono di riprodurre le diverse intensità e tipologia delle onde sismiche.

Nei test sono state utilizzate malte e tipologie murarie con le stesse caratteristiche della zona di  Accumoli e di Amatrice. Le prove sismiche sono state eseguite in due fasi: la prima per determinare il valore di accelerazione al suolo che provoca un danno significativo a cui è seguito l’intervento di rinforzo strutturale; la seconda che ha previsto la ripetizione delle prove per verificare l’efficacia del rinforzo stesso.

“Tutta la comunità della frazione di Collespada si è immediatamente mobilitata dopo l’evento sismico, formando un comitato ed attivandosi per cercare soluzioni operative unitarie, non frazionate nei singoli interventi. E' grazie al grande impegno e alla coesione dei proprietari delle abitazioni nel presentare pratiche uniche che è stato possibile avviare la ricostruzione unitaria della località, tra le prime del genere”, conclude De Canio.

Oltre al comitato degli abitanti di Collespada, i soggetti esterni con cui sono stati condivisi i risultati delle prove sperimentali e delle ricerche effettuate, sono stati il Comune di Accumoli, il Centro Operativo Intercomunale, lo studio di progettazione Arking Associati e la società Fibrenet. L’attività sperimentale è tuttora in atto per fornire ulteriori informazioni sull’efficacia degli interventi di consolidamento.

 

Fonte: Enea

Sismabonus, il MIT aggiorna le Linee guida

Sismabonus, il MIT aggiorna le Linee guida

Il Ministero delle infrastrutture e trasporti ha pubblicato un nuovo decreto che aggiorna le Linee guida sul Sismabonus con alcune specifiche in merito alle modalità di presentazione dell’asseverazione nonché in merito all’applicabilità del Sismabonus anche agli interventi di demolizione e ricostruzione.

Il D. Min. Infrastrutture e Trasp. 09/01/2020, n. 24 - pubblicato sul sito del Ministero il 15/01/2020 - reca modifiche alle Linee guida tecniche concernenti la classificazione del rischio sismico delle costruzioni nonché le modalità per l'attestazione, da parte di professionisti abilitati, dell'efficacia degli interventi effettuati, ai fini dell’applicazione del c.d. “Sismabonus” (Linee guida a loro volta contenute nel D. Min. Infrastrutture e Trasp. 28/02/2017, n. 58).

Le modifiche scaturiscono essenzialmente:
1) dalla necessità di adeguare il D.M. 58/2017 alle disposizioni regionali in materia edilizia, con particolare riferimento alle istanze per il rilascio dei titoli abilitativi: il nuovo comma 3 dell’art. 3 del D.M. 58/2017 specifica che il progetto degli interventi per la riduzione del rischio sismico, con l’asseverazione della classe di rischio dell'edificio precedente l'intervento e quella conseguibile a seguito dell'esecuzione dell'intervento progettato, va presentato (in allegato alla SCIA o alla richiesta di permesso di costruire) tempestivamente, e comunque prima dell’inizio dei lavori;
2) dalla necessità di adeguare il modello di cui all’Allegato B (Asseverazione del progettista) alle conclusioni dell’Agenzia delle entrate in merito all’applicabilità del Sismabonus anche agli interventi di demolizione e ricostruzione (si vedano in proposito: Sismabonus ammesso per interventi di demolizione e ricostruzione e Sismabonus per intervento di demolizione con ricostruzione su diversa area di sedime).

Nel testo del D. Min. Infrastrutture e Trasp. 09/01/2020, n. 24, appaiono tuttavia presenti ancora alcuni piccoli refusi che hanno caratterizzato fin dalla prima versione l’Allegato A del D.M. 58/2017 (Linee guida per la classificazione del rischio sismico).

Si ricorda che il “Sismabonus” è al momento previsto fino a tutto il 2021.

 

 

Fonte: Bollettino Online di Legislazione Tecnica
www.legislazionetecnica.it

Ricostruzione post terremoto in Emilia. La “Casa dei giovani” progettata da Massimo Iosa Ghini.

Ricostruzione post terremoto in Emilia. La “Casa dei giovani” progettata da Massimo Iosa Ghini.

In occasione del terremoto in Emila nel 2012, il paese di Crevalcore è stato fra i comuni più colpiti. Anche l’Oratorio, a fianco della parrocchia San Silvestro, fulcro di incontro per la comunità, ha subito danni irreparabili.
La ricostruzione di quest’ultimo è stata realizzata grazie al contributo raccolto dall’iniziativa di solidarietà “Ricostruiamo” promossa da Confindustria Emilia (all’epoca Unindustria Bologna) con il progetto di Iosa Ghini Associati, e finalmente lo scorso settembre è stata inaugurata la nuova “Casa dei giovani”, una struttura polivalente.
La completa riprogettazione dell’oratorio ha trasformato l’edificio, da sempre cuore e ritrovo dei giovani nel paese, in uno spazio aperto e funzionale: un cortile dove si potrà giocare a basket, a pallavolo o a calcetto, una zona cucina, un’area giochi dotata di calcio balilla e tavolo da ping pong.
Il progetto ha previsto la realizzazione di una struttura multifunzionale che occupa una superficie complessiva di 850 mq estesa su tre piani, che accoglie otto aule polivalenti, un salone di 90 mq, una sala studio e lettura, una sala per la preghiera e diversi uffici. In questi locali troverà sede anche l’associazione “La Bussola”, che si occupa di integrazione e di disagio sociale all’interno del territorio comunale.
La nuova Casa dei Giovani pensata da Iosa Ghini Associati è curata fin nei minimi dettagli per garantire uno spazio accogliente e diversificato ai giovani di Crevalcore. L’operazione di ricostruzione è stata realizzata rispettando le caratteristiche architettoniche locali, con l’uso di materiali, elementi e sistemi costruttivi propri della tradizione del territorio, come il mattone faccia vista, il legno e l’intonaco. L’opera accoglie fino a 200 persone. L’utilizzo dei materiali è stato studiato appositamente per contenere i costi di costruzione, garantendo al contempo una semplice messa in opera ed una alta durabilità nel tempo riducendo al minimo la successiva manutenzione dell'edificio.
“L’edificio – spiega l’architetto Iosa Ghini - è un luogo per i giovani. Si è ritenuto fondamentale progettare con una sobria qualità che non tralasci l’aspetto estetico, per comunicare una bellezza esterna ed interiore che si esprima come elemento di indirizzo a livello comportamentale ed educativo”.
L’edificio è disegnato a piani parzialmente aperti con effetto camino, con un design che agevola la circolazione dell’aria interno esterno, per garantire la sostenibilità dell’edificio attraverso un raffrescamento naturale nei mesi estivi. Il tetto tradizionalmente a doppia falda è stato ridisegnato a falda unica orientato tutto a Sud in modo da avere una superficie doppia di intercettazione dell’energia solare per una ottimizzazione dei consumi.

 

Gli architetti di Teramo sulla ricostruzione: “A tre anni dal sisma, poche idee ma confuse”

Gli architetti di Teramo sulla ricostruzione: “A tre anni dal sisma, poche idee ma confuse”

Teramo. “A tre anni dal sisma che ha colpito Marche, Lazio e Molise, e a dieci anni dal terremoto dell’aquilano, ci sono ancora paesi in cui non parte la ricostruzione 2009 e si accumulano ritardi, tant’è che si ipotizzano decenni per il ritorno alla normalità.” E’ quanto sottolinea l’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Teramo, tramite il suo presidente, Architetto Raffaele Di Marcello.

“Tra avvicendarsi di commissari (a proposito, il prossimo Governo cosa farà in merito?), ordinanze e leggi, subcommissari, sottosegretari con delega alla ricostruzione, tavoli di lavoro, ecc. si potrebbe pensare il quadro della situazione sia chiaro e, invece, c’è ancora chi si ostina a trovare in presunti errori dei tecnici le cause dei ritardi nella ricostruzione – afferma l’Arch. Di Marcello – Eppure le nostre richieste sono state, fin dall’inizio, chiare, così come totale è stata la disponibilità di Ordini e Collegi professionali. Con l’allora direttore dell’USR D’Alberto avevamo concordato incontri periodici presso le sedi degli Ordini e una faq online proprio per chiarire eventuali criticità nella presentazione delle pratiche. Ma ad oggi leggiamo di presunte inesattezze senza che sia chiaro se siano dovute a singole “incapacità” dei tecnici o a criticità ricorrenti. Gli Ordini sono Enti preposti alla tutela dell’utilità pubblica della professione; gradiremmo che l’USR ci segnalasse se ci sono errori in modo che si possa intervenire, se di nostra competenza. Se invece questi derivano dalla complicata macchina organizzativa che, a tre anni dal sisma, vede ancora la necessità di Ordinanze per disciplinare punti oscuri e, addirittura, di una nuova struttura di “supertecnici”, allora qualcuno si faccia delle domande e si dia, in tempi brevi, le risposte che tutti noi attendiamo”.

“Basterebbe farsi un giro per le nostre montagne – continua il presidente dell’Ordine – per accorgersi che in provincia di Teramo, e in buona parte del cratere aquilano, la ricostruzione post sisma 2009 ancora langue. Se ci aggiungiamo gli effetti del sisma 2016, e i ritardi conseguenti, possiamo immaginare quale futuro hanno le nostre aree interne.”

“Siamo stufi di subire attacchi strumentali – evidenzia Di Marcello – mentre le richieste degli Ordini, a tutti i livelli, vengono ignorate. Architetti, Ingegneri, Geologi, Geometri e tutti i tecnici del territorio hanno sempre dato il loro contributo, nell’emergenza e nella fase di ricostruzione. Ma la loro dignità umana e professionale deve essere rispettata. Il nuovo Governo, qualunque esso sia, deve ideare, subito, una struttura permanente che si occupi del post emergenza, formando i tecnici degli Enti Locali e delle strutture ministeriali in modo che possano operare nelle fasi di ricostruzione, senza, ogni volta,
dover ricorrere a professionalità da reperire a tozzi e bocconi, senza certezze di stabilità e retribuzione (ad oggi, negli USR, operano con le stesse competenze, tecnici con contratti, e retribuzioni, molto diverse tra di loro), spesso prive della necessaria formazione. I nostri territori hanno aspettato anche troppo, e il terremoto non segue i tempi della politica: un’emergenza potrebbe riproporsi a breve… tireremo fuori altre norme e diverse procedure?”

“Nell’anniversario del sisma un pensiero doveroso va alle vittime e ai loro familiari – conclude il presidente dell’Ordine degli Architetti – Anche per loro vogliamo norme e tempi certi, e pretendiamo, da cittadini prima ancora che da tecnici, che ognuno si assuma la propria responsabilità”.



fonte: cityrumors.it

Ricostruzione, 30 giugno scade termine contributi: migliaia di edifici a rischio senza proroga

Ricostruzione, 30 giugno scade termine contributi: migliaia di edifici a rischio senza proroga

“Occorre, subito, una proroga per la ricostruzione “leggera”, dato che il termine di scadenza al 31 dicembre 2018, per la richiesta di contributo di ricostruzione per gli edifici danneggiati dal sisma e classificati con danni lievi, “esito B”, già previsto dalla L. n. 205 del 27 Dicembre 2017 art. 1 co. 1120, lett. “a”, è stato prorogato alla data del 30 Giugno 2019 con D.L. n. 61 del 25 luglio 2018, art. n. 1, co. 2 bis”. Lo afferma il presidente dell’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Teramo, Raffaele Di Marcello.

“Tale termine è stato indicato come perentorio e, quindi, c’è il rischio che non ci siano proroghe – avverte Di Marcello – ma sono pochissime le pratiche presentate, anche a causa di incertezze normative e, quindi, è necessario portare la scadenza almeno al 31 dicembre prossimo”.

Ma il presidente dell’Ordine lancia un altro appello: “Leggiamo di soggetti che, probabilmente in buona fede, affermano di avere la soluzione per la velocizzazione delle procedure e di altri che continuano ad addossare presunte colpe ai tecnici, che non presenterebbero pratiche corrette o non presenterebbero le integrazioni richieste. Credo che, in questo momento, non ci sia bisogno di estemporanee prese di posizione o ricette improbabili, che dimostrano, tra l’altro, di ignorare il lungo e continuo lavoro che le istituzioni, Ordini e Collegi professionali in primis, hanno svolto e stanno svolgendo a tutti i livelli, partecipando a tavoli di lavoro nazionali, regionali e locali; organizzando, insieme ad ANCE, momenti formativi per i tecnici; avanzando proposte normative ed operative.”

“Siamo vicini – continua l’Arch. Di Marcello – ai sindaci del cratere e a tutte le istituzioni, e continueremo a supportarle, pur nella schiettezza dei rapporti che, ad oggi, ha contraddistinto gli enti ordinistici. Solo uniti si riusciranno a superare le criticità che, da quasi tre anni, caratterizzano la ricostruzione e che, purtroppo, ancora permangono. Invitiamo, quindi, chiunque voglia collaborare a riportare la propria azione nell’ambito istituzionale, evitando spettacolarizzazioni utili solo a dare brevi momenti di notorietà a singoli soggetti.”

“Chiediamo, inoltre, a sindaci, al presidente della Provincia e al Governatore della Regione Abruzzo – conclude il Presidente degli Architetti – pur mantenendo alta l’attenzione sulla ricostruzione, di andare oltre la fase emergenziale portando avanti azioni strutturali per la rinascita dei territori dei crateri sismici 2009/2016, puntando al coordinamento delle attività post sisma e della pianificazione ordinaria. Occorre una strategia non solo per la ricostruzione ma per riportare vita e attività in Abruzzo e, in particolare, in tutti i Comuni della provincia di Teramo. I tecnici sono, come sempre, a disposizione, sia nell’emergenza che nella quotidianità; stà alla politica utilizzare, o meno, le nostre competenze.”

Bonus mobili 2018

Bonus mobili 2018

Bonus mobili ed elettrodomestici: come accedere alle detrazioni. Di recente l’Agenzia delle Entrate ha reso disponibile una guida che spiega nel dettaglio come ottenere il lo sconto del 50%  per l'acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici di classe non inferiore ad A+.

I paletti da tenere in conto sono molti, ma con un po’ di pazienza è possibile risparmiare un bel po’ di soldi. Iniziamo col dire che per ottenere l’agevolazione è indispensabile realizzare una ristrutturazione edilizia (e usufruire della relativa detrazione del 50%). La ristrutturazione può essere effettuata sia su singole unità immobiliari residenziali che su parti comuni di edifici.
È necessario iniziare prima i lavori

Nella guida dell'agenzia delle Entrate viene specificato che per ottenere il bonus è necessario che la data dell’inizio dei lavori di ristrutturazione preceda quella in cui si acquistano i beni. Va inoltre sottolineato che si ha diritto alla detrazione anche quando i beni acquistati sono destinati ad arredare un ambiente diverso dello stesso immobile oggetto di intervento edilizio.

Per avere lo sconto su mobili ed elettrodomestici è necessario effettuare uno o più interventi di ristrutturazione che però, per quanto riguarda gli appartamenti, devono avere natura "straordinaria". Per essere chiari non basta ad esempio tinteggiare le pareti e neppure sostituire i pavimenti. Per le parti comuni di un condominio, al contrario, sono sufficienti anche interventi di natura "ordinaria". L’Agenzia delle Entrate specifica nel dettaglio le tipologie di lavori valide:

    -manutenzione straordinaria su singoli appartamenti. I lavori di semplice manutenzione ordinaria (tinteggiatura , sostituzione di pavimenti, infissi esterni, rifacimento di intonaci interni) non danno diritto al bonus.
    -ricostruzione o ripristino di un immobile danneggiato da eventi calamitosi, se è stato dichiarato lo stato di emergenza
    -restauro, risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia, riguardanti interi fabbricati, eseguiti da imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare e da cooperative edilizie che entro 18 mesi dal termine dei lavori vendono o assegnano l’immobile
    -manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia su parti comuni di edifici residenziali.

Tipologie di lavori che danno diritto al bonus

Sono validi per ottenere l’agevolazione interventi quali: realizzazione dei servizi igienici, sostituzione di infissi esterni, installazione di ascensori, rifacimento o costruzione di scale e rampe.

Su quali acquisti è valido lo sconto

    -Mobili nuovi come letti, armadi, tavoli, sedie e divani.
    -Grandi elettrodomestici come frigoriferi e congelatori con classe energetica A+.
    -Forni, anche modelli di classe energetica A.

È possibile inoltre detrarre anche le spese di trasporto e di montaggio dei beni acquistati.

A quanto ammonta lo sconto

La detrazione è pari al 50% e va calcolata su un importo massimo di 10.000 euro, riferito, complessivamente, alle spese sostenute per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici. Le Entrate specificano inoltre che "la detrazione deve essere ripartita tra gli aventi diritto in dieci quote annuali di pari importo".
Bisogna pagare con bonifico o carta

Per avere la detrazione occorre effettuare i pagamenti con bonifico o carta di debito o credito. Non è consentito, invece, pagare con assegni bancari, contanti o altri mezzi di pagamento.

Gli adempimenti burocratici

Le spese sostenute dovranno ovviamente essere indicate nella dichiarazione dei redditi (modello 730 o modello Redditi persone fisiche). E' necessario conservare i seguenti documenti.

    -ricevuta del bonifico
    -ricevuta di avvenuta transazione (per i pagamenti con carta di credito o di debito)
    -documentazione di addebito sul conto corrente
    -fatture di acquisto dei beni, riportanti la natura,
    -la qualità e la quantità dei beni e dei servizi acquisiti.

fonte: today.it